CAPITOLO 40

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Centoquattresimo piano del One Word Trade Center, New York. L'aria che si respirava era satura di tensione. Dopo la chiamata dell'Anziano, il silenzio era calato pesante e opprimente nello studio del Consiglio degli Artigli. Gli esponenti delle varie razze si erano raccolti in un muto sconcerto e stavano cercando di fare i conti con le ultime novità che gli erano piovute addosso dal Michigan.

A seguito dell'udienza concessa a Evis Brown e la punizione impartita dalle Sei Punte, Yelleya credeva che non avrebbe più sentito parlare del branco degli Ullam del Michigan per almeno un altro secolo. Questo, per lo meno, era quello che si augurava. E invece, quell'insolita chiamata l'aveva destabilizzata e ora si trovava in un tumulto di emozioni che la incendiavano come la sua natura spesso suggeriva.

La Pira si sfilò gli occhiali da vista stropicciandosi stancamente gli occhi. «Sapevamo che sarebbe potuto accadere da un momento all'altro» disse infine, senza rivolgersi a nessuno dei presenti in particolare.

I più antichi si agitarono sulle sedie, consapevoli di ciò di cui si stava parlando per esperienze dirette dovute all'età. Gli altri sovrannaturali sembrarono sull'orlo di una crisi, trattenuta malamente e in certi frangenti quasi troppo palese. L'unico che sembrava totalmente indifferente alla notizia era l'esponente umano, troppo giovane e inesperto per capire la gravità della situazione.

«Dovremmo mandare in spedizione le Sei Punte e fare qualcosa per impedirgli di mutare» disse ad un tratto Hirluin, l'elfo. Il suo tono trasmise tutta l'apprensione che era calata all'interno dello studio. Nessuno lo diceva a voce alta ma questa scoperta appena fatta poteva perfino cambiare l'intera struttura del Consiglio degli Artigli e questo metteva loro non pochi timori. «Siamo ancora in tempo per fermarlo.»

«Forse sì, forse dovremmo realmente mandare le Sei Punte sul posto.» Yelleya non sapeva come ci si poteva muovere in queste situazioni. Nella sua carriera non le era mai capitato di assistere a un simile avvenimento, ma soprattutto, non le era mai capitato di dover prendere delle decisioni in merito.

C'erano situazioni che non amava affrontare nemmeno lei. Scelte dal carico troppo gravoso perfino per una della sua età. Inoltre, non le piaceva mai fare scelte per partito preso, senza valutare pro e contro.

«Ma siamo sicuri di voler mandare loro e non un'altra squadra più attrezzata a queste evenienze?» domandò il King seduto a fianco di Suami, la strega. «Potrebbero servire più persone.»

Yelleya scosse il capo. Perché più persone? Sei erano più che sufficienti... o forse era lei che stava sottovalutando il problema. « Le Sei Punte sono un'elite specializzata anche per questi casi. Inoltre non sappiamo le condizioni del giovane, se non il normale stato confusionale e la perdita di memoria.»

Korra rimase in silenzio, osservando tutti con i suoi occhi grigio ghiaccio. Non voleva esprimersi. Non subito per lo meno. Era uno dei pochi la cui decisione aveva un peso quasi decisivo e sebbene fosse tentato di dire la sua, avrebbe lasciato che il Consiglio terminasse la riunione prima di aprire bocca.

Ogni tanto Yelleya gli scoccava un'occhiata, in cerca di aiuto; ma lui si limitava a sorriderle tra le dita intrecciate contro cui aveva appoggiato le labbra.

«Deve morire» borbottò Isidro, lo gnomo.

«Esatto! Non ha diritto di vivere.» Si accodò il vicino, un demone. «E poi... non vorremo mica rischiare? Una volta mutato e acquisiti i pieni poteri... chi lo fermerà se è ingestibile?»

Quel silenzio greve venne subito sostituito da un basso ma costante brusio, i presenti iniziarono a parlottare tra loro lasciando che di tanto in tanto alcuni tratti sovrannaturali rivelassero la loro preoccupazione.

ARTIGLI - BACIO SELVAGGIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora