CAPITOLO 31

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Le mani dell'uomo si strinsero attorno al collo di Mikko. Aveva gettato il coltello in terra e stava tentando di strangolarla. Per quanto la giovane facesse resistenza, lui sembrava inamovibile, risoluto. La sua forza era determinata dal cospicuo compenso che gli era stato promesso qualora fosse riuscito ad ammazzarla.

Era un uomo privo di morale. Ucciderla non lo avrebbe certo perseguitato nei sonni, non meno di tutte le altre donne che fino a quel giorno aveva già ucciso.

Mikko tossì, cercando di respirare. Le sembrava una lotta contro il tempo, contro la vita. A ogni boccata di respiro, altre andavano a mancare. Agitò le gambe sotto il peso dell'uomo, la massa fisica considerevole le fece pensare che il tizio si allenasse parecchio, forse proprio per essere adeguatamente preparato in questo genere di lavori sporchi.

I suoi pensieri andarono subito ad Amarok. Se non fosse stata così avventata, ora magari sarebbero lì insieme. Affrontare tutto questo da sola, si era rivelato un grosso errore e con ogni probabilità, lo sarebbe stato anche senza quell'aggressione. Tutto ciò che riguardava Ethan poteva considerarsi un errore.

«Se non ti agiti... finirà tutto in breve» le ringhiò addosso l'uomo, sbavando nella fatica di quella violenza.

Il viso di Mikko era paonazzo per lo sforzo, ogni tentativo di scrollarsi di dosso quell'essere ignobile le sembrava vanificato anche dalla mancanza di energie e respiro. Se fosse morta ora, avrebbe abbandonato a se stesso Jamaar e in qualche modo avrebbe perfino profanato la memoria dei suoi amici. Per quanto fosse un pensiero assurdo, sentiva quasi il dovere di vivere anche per loro, di sopravvivere.

Con un forte fremito nelle braccia, tentò di sollevare il corpo dell'uomo dal proprio; i muscoli le vibrarono per lo sforzo. Una vampata di calore le fece ricadere le braccia lungo i fianchi e mentre già con fatica tentava di respirare, quel calore sembrò toglierle ogni spiraglio di ossigeno. Strinse gli occhi sopraffatta da una fitta e quando li riaprì, erano gialli.

Approfittò di quel momento per agire. Con un movimento circolare del polso sentì il rumore sordo dell'osso rotto che si riassesta e calcifica nel giro di pochi attimi. Un basso ringhio le uscì dalla bocca mentre afferrando l'uomo per le spalla lo lanciava oltre a sé, mandandolo a sbattere contro la parete.

Si risollevò in piedi portandosi le mani alla gola. Le bruciava da morire, ogni respiro era una sofferenza. «Chi diavolo sei? E cosa cazzo vuoi da me?» gli domandò, serrando i pugni. La voce era una fusione tra bestia e umanità, un agghiacciante timbro che non aveva nulla di naturale.

L'uomo nonostante il colpo si sollevò in piedi e si pulì la bocca in un gesto meccanico. «Sono quello che ti ammazzerà» sibilò, sfilandosi da dietro la schiena l'ennesimo pugnale. Quest'ultimo molto più lungo del primo.

Senza aggiungere altre spiegazioni, fendette il colpo verso Mikko che con abilità riuscì a schivarlo. Una scarica di dolore la costrinse a stringersi lo stomaco, fu come ricevere una raffica di calci nel ventre. Quest'attimo di distrazione permise all'uomo di raggiungerla e questa volta il colpo andò a segno. La lama le attraversò la spalla, mandandola a tappeto. Mikko crollò in ginocchio lanciando un grido di dolore.

Bastò quella debolezza a dare il via libera ad altre pugnalate, arrivarono rapide e in sequenza: una al fianco, l'altra nuovamente alla spalla, quasi accanendosi sulla precedente ferita.

«Pe – perché?» furono le uniche parole di Mikko, mentre crollava a terra nella pozza del proprio sangue. Una gigantesca macchia rossa si continuava ad allargare sotto di lei, lenta e inesorabile.

Veloce com'era arrivata, la crisi pre – mutamento scomparve e lei tornò a sentirti e ad essere una semplice umana alla soglia delle proprie forze.

ARTIGLI - BACIO SELVAGGIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora