Il vento ululava fischiando tra i rami spogli degli alberi e, volteggiando, creava emozionanti mulinelli di neve che turbinavano sospesi nell’aria per poi disperdersi come fumo. L’Huron-Manistee National Forest sembrava assopito in quel gelo, soprattutto in quella fetta di bosco.
Amarok si inginocchiò con reverenza di fronte alle guardie che custodivano l’entrata dell’edificio degli Anziani. Non era un posto che frequentava spesso, anzi, durante gli anni della sua carica ci era stato solo un paio di volte; visite informali per alcune scelte prese di comune accordo.
Era un posto che se poteva, evitava con tutto se stesso; un po' perché al suo interno c’era Evis, suo padre, e un po' perché gli metteva i brividi.
La costruzione da fuori sembrava una fatiscente villetta lasciata allo sfacelo. Innumerevoli rampicanti ne avevano occupato le mura, ricoprendo quasi totalmente l’intera struttura e sebbene fosse pieno inverno, continuavano a restarne tenacemente ancorati come tentacoli stritolanti. Perfino alcune finestre rischiavano di essere sepolte dietro quei tralci di piante invasive che si insinuavano un po' ovunque senza lasciare scampo. Proprio come facevano gli Anziani stessi, che spesso mettevano bocca dove non gli riguardava.
Quel giorno Amarok si era recato sul luogo con l’intenzione di intavolare con il gruppo di uomini una chiacchierata seria e formale. Sperava che la presenza del padre non fosse d’intralcio e che riuscissero almeno una volta a lasciare in secondo piano gli screzi personali. Non era sicuro che Evis riuscisse a mantenere un ruolo distaccato ed equilibrato ma era intenzionato a ricordargli, se necessario, la carica che ricopriva.
Le guardie lo tastarono con perizia, lo annusarono e lasciarono rimbalzare il proprio potere su di lui. Tutti provvedimenti standard per poter accedere all’edificio. Quando si spostarono dall’Ursid, uno dei due sollevò la pesante trave che bloccava l’ingresso. Il legno marcio scricchiolò come se dovesse sfaldarsi da un momento all’altro. «Puoi passare Amarok Brown, sessantaduesimo Ursid del branco degli Ullam del Michigan.»
L’altro tirò un sospiro di sollievo, rimettendosi in piedi e rassettando i jeans con meticolosità. La devozione totale e la completa sottomissione delle due guardie riusciva a metterlo ogni volta a disagio. Quel comportamento di puro asservimento gli ricordava ogni volta quanto fosse carente e mancante nel proprio ruolo di capobranco, di quante lacune avesse e di come spesso non fosse all’altezza delle situazioni.
Si ravviò i lunghi capelli sciolti passandosi una mano tra le ciocche, era teso. Una volta entrato nell’edificio non avrebbe più potuto fare dietrofront nel caso avesse cambiato idea. Quella era una scelta definitiva.
«Seguici» tuonò la voce di una guardia che precedendolo s’infilò nello stabile.
Amarok si lasciò sfuggire un sospiro e si fece scortare all’interno con un pizzico di rassegnazione: ormai era deciso, avrebbe fatto una lunga chiacchierata con tutti loro. Mentre attraversava l’ingresso guardò con stupore e per l’ennesima volta tutto il mobilio. Nonostante ci fosse stato già altre volte, il suo unico occhio sembrava sempre impressionarsi di fronte a quegli stili d’altri tempi. Le stanze dalle dimensioni considerevoli avevano un arredamento antico e vissuto. Ogni pezzo dell’arredo si portava dietro una storia legata ai membri ormai defunti degli Anziani. Si respirava un potere vecchio di secoli tra quelle mura, un potere custodito da una piccola cerchia di membri a cui veniva affidato il compito di supervisori dell’Ursid, custodi dei segreti del branco e fervidi sostenitori delle regole.
Le guardie scivolarono silenziose come ombre nel lungo e disadorno corridoio del primo piano. La carta da parati era ingiallita e scollata in alcuni punti. Non c’era interesse a rimettere a nuovo quel posto, gli Anziani non guardavano all’aspetto esteriore delle cose; per loro il vero punto focale di quel luogo risiedeva nell’energia trattenuta da quelle mura e nel legame che si instaurava tra loro e l’Ursid in carica. Tutto ciò che contava non era nulla di fisico.
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ARTIGLI - BACIO SELVAGGIO
WerewolfSECONDO LIBRO DELLA SAGA ARTIGLI Michigan. Stato di licantropi e mannari. Regolato da un giovane Magister a cui non mancano soldi, potere e influenza è lo scenario di una zona disseminata di branchi. Branchi di razze mannare differenti e contrastant...