CAPITOLO 48

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«Du - Due? In che senso due?» domandò Amarok, fissando Korra con diffidenza. Per quanto facesse parte del Consiglio degli Artigli, per lui era semplicemente uno sconosciuto; senza contare la mole di potere che trasudava e che lo stava mettendo a dura prova oltre che a profondo disagio.

Purtroppo, non era certo intenzione del drakos mostrarsi tanto potente. Solo che non riusciva a trattenere completamente la propria energia e questo comportava un rilascio sostanziale che creava attorno a sé un alone denso e opprimente di potere. La sua presenza faceva scricchiolare le ossa da quant'era antica.

La sua ambizione, era di riuscire un giorno, a sembrare un sovrannaturale qualsiasi, senza incutere il timore reverenziale con il quale veniva spesso accolto.

Troppo spesso si era sentito solo e lontano anni luce anche dai sovrannaturali stessi. Troppo a lungo aveva vagabondato cercando un posto che potesse definire casa e alla fine, dopo aver perso tutte le speranze, si era adagiato lì, al Consiglio degli Artigli. Pensava di aver finalmente trovato un posto per sé e invece, gli stessi membri lo trattavano con prudenza, calibrando ogni parola che gli rivolgevano e cercando di ingraziarselo con reverenze inutili. Era seccante. E triste. Molto triste.

E pensare che lui avrebbe solo voluto essere trattato come tutti gli altri.

«Quando i Drakos nascono, lo fanno in coppia. Sempre e solo in coppia.» Tenendo le braccia incrociate al petto, Korra si spostò superando i due mannari e andando vicino ad Arteca lo fissò con preoccupazione. Si piegò sui talloni, abbassandosi fino a toccargli la fronte, come se gli misurasse con la mano la febbre. «Sei congelato.» Sorrise. «Questo è molto interessante» aggiunse.

Arteca cercò di spostarsi, di allontanarsi da quel gruppetto di spettatori che si era appena creato. Sentiva che qualcosa dentro di lui stava cambiando e il dolore che gli cresceva dentro stava strappando la sua razionalità in brandelli. «Andate via! Andatevene!» gridò, tossendo e crollando di nuovo in terra. Si risollevò sulle braccia tremanti e cercò di togliersi i resti della maglia strappata.

Amarok continuava a trattenere Mikko a debita distanza, scandagliando tutti i presenti con malcelato disappunto. Le sei punte restavano silenziose in un angolo, ad assistere al calvario di Arteca con interesse.

Il mannaro per un attimo pensò che fosse uno spettacolo sconveniente. Tutti loro fermi lì ad assistere, come se si trattasse di un fenomeno da baraccone o un film con effetti speciali. Mancavano i popcorn e poi avrebbero oltraggiato al cento per certo quel suo momento così carico di sofferenza. «Cosa vuol dire che ne nascono sempre due?» domandò poco dopo a denti stretti, cercando di trarre dal drakos più informazioni possibili. Odiava incalzare le persone per parlare, non gli piaceva pregare per avere dei chiarimenti. Korra sembrava un tipo taciturno, uno che non si sbottona facilmente.

«Semplice. Nella nostra natura è necessario un combattimento con un nostro pari... e da questo combattimento solo uno di noi ne esce indenne, vincitore.»

«Cosa? Nostra natura? Cosa diavolo stai dicendo? Allora... allora anche tu sei una - una di... di queste cose.» Mikko sgranò gli occhi, portandosi una mano alla bocca per contenere la sorpresa. Poi il flash back dell'ultimo incontro con Arteca la investì come uno spintone. Anche lui le aveva parlato di un avversario, qualcuno che avrebbe dovuto sconfiggere nella notte di luna piena. A quel tempo non ci aveva dato peso, credendo che l'amico stesse vaneggiando, ma ora, temeva che in quelle parole ci fosse una forte consapevolezza. «Cosa vuol dire tutto questo? Spiegati meglio. Dannazione!»

Korra elargì una carezza delicata al viso di Arteca, non tolse subito la mano ma gli lasciò i polpastrelli a contatto con la pelle, sentendone la temperatura con vivo interesse. Quando si sollevò, voltò lo sguardo fissando la giovane, ancora stretta tra le braccia di Amarok. «Non è qualcosa che mi piace, sinceramente. Purtroppo noi funzioniamo così... non abbiamo scelta.» Uno sguardo triste gli cadde su Arteca. Il giovane si contorceva, strappando lembi di tessuto, liberando il proprio corpo dagli impicci dei vestiti. Korra odiava quella sofferenza. Gli ricordava la propria e seppur fosse passato tantissimo tempo, quel ricordo vivo riusciva ancora a tormentarlo nei suoi peggiori incubi. «Tutta la nostra esistenza dipende da questo primo scontro. La battaglia sarà lunga e sanguinosa ma alla fine, solo uno si salverà. Il Drakos dominante si dovrà cibare dei resti di quello vinto... del suo cuore e - e...» Rabbrividì, scuotendo il capo prima di continuare: «...e solo allora lo priverà dei suoi poteri.»

ARTIGLI - BACIO SELVAGGIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora