Capitolo 17

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Pov. Eveline
Cinque ore dopo...
Il dottore parla, ma io non lo ascolto, mi limito ad annuire, ho le lacrime agli occhi perché so che l'intervento non è andato bene.
Decido di ascoltare solo l'ultima parte del discorso.
-....sua madre non ha retto l'intervento completo,le abbiamo trapiantato solo il fegato,siamo riusciti a rianimarla per miracolo, con parametri vitali così bassi abbiamo dovuto metterla in coma farmacologico, ma se dovessimo staccarla dai macchinari collasserebbe in pochi minuti.- il medico conclude il suo rapporto sull'intervento strofinandosi le mani.
-Mi dispiace signorina,faremo uscire sua madre dal coma appena i parametri saranno accettabili e lei deciderà cosa fare-continua il dottore
-C'è una possibilità che possa vivere senza essere attaccata ai macchinari?-chiedo pur sapendo già la risposta, ma lo scuotere la testa tristemente dell'uomo mi fa venire gli occhi lucidi.
Esco dalla sala e incontro Tom che parla al telefono.
Appena alza lo sguardo e mi vede chiude la chiamata e viene verso di me.
Lo guardo negli occhi, sono strani, di solito sono color nocciola, ma ora si avvicinano molto al nero, sono lucidi e preoccupati.
Senza pensarci lo abbraccio e lo prego di andare via da questo posto infernale.
-Ho chiamato Lindsey e l'ho informata, mi ha chiamato anche Jon, ha detto che le riprese sono state spostate ad oggi, te la senti di andare?-mi chiede gentilmente.
-Tu vuoi andare?-gli ripropongo la stessa domanda.
-Io voglio solo starti accanto perché so che se ti lasciassi sola anche un minuto crolleresti-sorride e mi mette un braccio sulle spalle.
-Sai mia madre dice sempre che Dio adatta la nostra vita al nostro essere, per esempio: sei sei debole avrai una vita più facile e viceversa.
Invece io penso che nessuno si merita una vita difficile e piena di perdite e dolore, neanche l'uomo o la donna più forte del mondo, perché prima o poi anche il palazzo più inespugnabile crolla e quando succede, accadono catastrofi.
Certo la vita è perfetta ed è un dono meraviglioso, ma avvolte Dio sbaglia a ritenere una persona abbastanza forte, esagera, ti mette alla prova e tu cerchi di farcela,ma non ce la fai e allora perdi tutte le speranze.
E anche per questo ci sono gli amici, si prendono un po' del tuo dolore, e anche quel piccolo sollievo può salvare chiunque.
E con questo discorso chilometro volevo dirti che puoi appoggiati a me, in qualsiasi momento.-parla con voce soave e quasi mi commuove, è riuscito a dirmi quello che volevo sentirmi dire.
-Magari in questo momento le mie parole non servono a nulla, perché in questo momento sono i fatti che contano, infatti ti porterò in un posto a me molto caro- annuncia stampandomi un bacio sulla fronte.
-Tom...vorrei andare allo studio, se per te va bene- dico, insomma forse recitare di essere un'altra persona mi farà dimenticare per un po'.
-Certo, meglio che andiamo, forse faremo tardi-dice di fretta salendo in macchina, penso che si sia un po' offeso perché voleva portarmi in quel suo posto speciale, ma mi ci farò portare dopo,sono curiosa.
-Sei offeso?-gli chiedo una volta che siamo partiti.
-No, perché dovrei esserlo?-chiede non guardandomi negli occhi, è offeso.
-Se è perché credi che io non voglia andare nel tuo posto speciale, non è così, ma penso che recitare mi distrarrà un po' dalla realtà- gli spiego.
-Oh, ok, in realtà pensavo che il mio discorso non ti fosse piaciuto- dice senza ancora guardarmi.
-Invece no, mi è piaciuto, sei stato l'unico a dirmi quello che volevo sentirmi dire.-
Mi sorride e mette la sua mano sul mio ginocchio, con la mano, io accarezzo la sua.
Ad un ragazzo normale non avrei mai fatto fare una cosa del genere.
Stai dicendo che lui è speciale?
Ma certo che no, ho solo bisogno di coccole ora.
Ti stai approfittando di nuovo di lui?
No, no, ora ho bisogno anche di lui, è un amico fantastico.
Arrivati agli studi evito qualsiasi domanda.
Mi dirigo velocemente verso il mio camerino con Tom che non smette un secondo di tenermi la mano, fino a quando le truccatrici non vedono l'enorme succhiotto che mi ha fatto Tom sul collo e non mi prendono praticamente di forza per farmi entrare nel mio camerino.

Sembro una marionetta, tutti possono fare di me quello che vogliono con me, tanto non mi muoverei nè farei resistenza. Ora che non c'è Tom mi sento così vuota e sola che, ormai, sono morta anche io, insieme a mia madre.

Sto così male da non riuscire a provare alcun dolore, solo vuoto, sento la mia testa e il mio cuore pesarmi, però, proprio come è successo con la morte di papà, con la sola differenza che adesso non mi rimane più nessuno.

Faccio uscire tutte le truccatrici dalla stanza con la scusa di dovermi preparare e finalmente faccio uscire le mie lacrime che ho trattenuto per troppo tempo, quindi scoppio in un pianto disperato. Piango per mia madre, per mio padre, per la mia famiglia che ho perso definitivamente, per Tom che sto facendo soffrire, per Lindsay e Jenna che hanno dovuto sopportarmi per tutto questo tempo, ma che da questo momento in poi non dovranno più farlo. Voglio raggiungere la mia famiglia, voglio la felicità che mi è sempre stata negata, voglio morire.

Prendo una cinta da un paio di pantaloni che vengono usati per le riprese e inizio a legarla al lampadario del camerino, mi ci appendo e vedo che regge il mio peso. Prendo una delle tante sedie che ci sono e la metto sotto il mio cappio improvvisato, mi metto in piedi sopra la sedia e infilo la testa nella cinta.

Chiudo gli occhi e penso a tutti i momenti che ho passato con Tom, da quando l'ho conosciuto fino alla notte in hotel, da quando gli ho fatto vedere la casa sull'albero fino al suo discorso di poco fa, penso al suo sorriso e al sorriso delle mie migliori amiche che da ora in poi non mi vedranno più girare per la casa. Infine dò un calcio alla sedia e incomincio a penzolare senza cercare di prendere fiato, che diminuisce sempre di più. Eccoci, riesco quasi a vederti mamma, riesco a sentire la tua voce papà.

In quel momento la porta del camerino si apre di scatto ed entra di corsa Tom nella stanza che, quando mi vede, chiama subito John e mi prende in braccio.

L'ultima cosa che ho visto prima di svenire, sono stati gli occhi magnifici di Tom e le sue labbra che si posavano sulla mia guancia, poi, tutto buio.

Day by Day||Tom Holland *SOSPESA*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora