Presente

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Che faresti se la tua vita fosse tutta una finzione?

Se le tue amicizie fossero finte?

Perdoneresti o no?

"Auroraaaa ti muovi? Farai tardi a scuola."
" Non ci vado oggi a scuola, mi sento male."
"Muovi il culo signorina."
"Uffa zia! Non ci voglio andare, lo sai che non voglio andare a fare le prove."
"Tesoro, te non sei stonata, hai solo bisogno di allenamento."

"Si, si certo come no." Sono stonata e non posso farci nulla, in più ce l'ho con mia zia perché avrei la possibilità di fare uno stage in Inghilterra presso una scuola d'arte e non mi ci vuole mandare.
Dice che viaggiare a 17 anni da sola è troppo rischioso, come se non fosse rischioso rimanere anche qui.

Finito di vestirmi prendo lo zaino e mi dirigo all'uscita.
"La colazione!" Urla mia zia.
"Mangiatela, mi viene già da rimettere per la giornataccia che mi aspetta, grazie tante zia." Sospiro e vado ad aspettare l'autobus.

Infilo le cuffiette e mi isolo con un pò di musica, mentre disegno sul mio album.

"Bei disegni." Mi giro a vedo un ragazzo di fronte a me veramente molto bello. Spalanco la bocca, non trovando neanche le parole per parlare.

"Attenta che tra un pò ti cade la mascella." Ride.
La richiudo immediatamente, diventando rossa come un peperone.

"Ehm... Grazie..." dico sprofondando la faccia nell'album.

"Comunque piacere Alex." Si presenta porgendomi la mano.

"Aurora." Rispondo stringendogliela mentre cerco di non far cadere la matita.

Arriva l'autobus, salgo e lui mi segue.

Trovo un posto dietro. "Posso sedermi qui?" Chiede.
"Certo." Sorrido.

Passiamo i prossimi quindici minuti in silenzio.

Arrivati davanti alla scuola, il bus si ferma facendo scendere uno sciame di ragazzi, che vanno a riunirsi nei loro soliti gruppi.

"Aurora!" Mi chiama una ragazza.
"Stella ciao" rispondo controvoglia.

"Sei ancora arrabbiata con me?" Chiede preoccupata.
"Te che ne pensi, se un'amica ti tradisce, andando a dire a sua zia che Londra è il posto dove succedono più aggressioni che altrove?" Chiedo sarcastica.

"Ok, ok ho sbagliato ma ero preoccupata sai?"
"Vabbè fa come vuoi." Gli dico mentre mi allontano incamminandomi verso la sala delle torture, che sarebbe l'aula scolastica.
Mi segue a distanza, sa che quando sono incazzata è meglio starmi lontana.

Mi siedo all'ultimo banco sperando che oggi il professore si dimentichi di me.

Dieci minuti dopo tutti i ragazzi hanno preso posto, subito dopo fa il suo ingresso il professore di musica, seguito da un ragazzo.
Lo guardo ed è Alex.
"Buon Giorno ragazzi, oggi abbiamo un nuovo compagno , Alex Geraci. Vai a sederti dove trovi posto." Gli dice senza troppi giri di parole.

Annuisce e si siede ad un banco in mezzo, due più avanti di me.
Mi perdo a guardarlo.
Biondo, occhi azzurri, alto con un bel fisico atletico da dietro la maglietta gli spunta un tatuaggio, ma non riesco a capire che tipo di tatuaggio sia.
"Signorina Argenti vuole degnarci della sua presenza oggi o no?"
Cavolo.
"Ehm mi scusi professore diceva?"
Lo vedo sospirare. " Dicevo che vorrei sentirle cantare il pezzo che le ho assegnato la settimana scorsa."
"Oh! Ehm... ho dimenticato le parole."
"Le legga signorina."
"Ecco ho mal di gola, non posso sforzare la voce."
Mi guarda quasi con rabbia.
"Signorina Argenti ha usato questa scusa già tre volte quest'anno, che vogliamo fare? Lo sa che se continua così dovrò metterle un'insufficienza?"

"Oppure potrebbe parlare con mia zia dicendole che dovrei cambiare corso."
"Questo è escluso, domani pomeriggio la aspetto per la sua prova alle tre precise."

Sbatto la testa sul banco disperandomi, mentre mi chiedo perché la mia vita deve far così schifo.

Dopo due ore di tortura suona finalmente la campanella, scatto fuori dalla porta prima che qualcuno mi fermi chiedendomi come va. Oggi non ho proprio voglia di parlare con qualcuno.

Vado a nascondermi dietro l'edificio scolastico. Il mio posto tranquillo, qui non ci viene mai nessuno, ed io posso stare in santa pace, non lo ha scoperto neanche Stella, ed io non ho intenzione di dirglielo.

Lei non è cattiva, potrei dire che è un'amica, anche se si comporta sempre troppo apprensivamente con me. Insomma se c'è lei si può benissimo dire che io non riesco a fare nulla, perché lo va subito a ridire a mia zia o ai professori.
Mi da fastidio il suo comportamento, ma è anche vero che io non sono una che fa amicizia facilmente.

"Ti nascondi?"
Alzo gli occhi e lui è qui di nuovo.
"Alex, che ci fai qui?"
"Ti ho seguita." Dice semplicemente.
"Perché?"
"Perché hai l'aria di una che ha bisogno di un'amico."
"E saresti te?" Chiedo poco convinta.
"Si, che ne dici di saltare il resto della scuola?"
Mi si illuminano gli occhi. "Dici davvero?"
"Si." Sorride.
"E dove vorresti andare?"
"Mmm, fammi pensare." Risponde mentre si siede accanto a me.

"Ho visto un parco con le altalene andiamo la?"
"Ok!" Mi alzo euforica. Per la prima volta scappo da scuola e pure con un ragazzo, e che ragazzo!!!

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Stella

Continuo a chiedermi dove è andata a cacciarsi stavolta, tra cinque minuti ricominciano le lezioni e non la trovo da nessuna parte.

"Stella, dobbiamo parlare." Mi dice avvicinandosi il professore di musica.
"Prof... lo so, lo so." Sospiro.

"Davvero? Non mi sembra che ti stai impegnando. L'Alfa tra poco sarà qui e reclamerà quella ragazza come sua, sai che durante la cerimonia dovrà cantare la sua appartenenza al branco, e te non mi stai aiutando per niente. Almeno dimmi che la stai preparando per la sua venuta."

"Ehm... ecco, il fatto è che al momento non vuole parlarmi."
"Perché?" Mi sta guardando male.
"Potrei aver detto a sua zia di non mandarla a Londra."

"Stella." Sbuffa. "Sei la sua migliore amica, dovevi far finta di appoggiarla e trovare un altro metodo, non credi?"

"Al momento non trovavo altri metodi ecco!"

"Ormai il danno è fatto, vedi di recuperare, adesso vai in classe."

Annuisco e mi dirigo sconsolata, ho fatto un casino, lo sapevo che non ero adatta al ruolo di migliore amica, metterò sempre al primo posto il branco e l'alfa, non lei, anche se la considero comunque la mia migliore amica.

Entro in classe mi guardo intorno e lei non è qui. Accidenti!

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Aurora

"Allora come è l'Italia?" Chiedo mentre ci dondoliamo sulle altalene.
"Bella! Ho girato molto, ma l'Italia è sempre la più bella."

"Un giorno voglio andarci anche io, anzi come avrò compiuto 18 anni lascerò questo posto per sempre e viaggerò in tutto il mondo."

"Davvero? Sei ricca?"
"Ricca? Che c'entra?"
"Bè, per girare il mondo devi almeno avere dei soldi."

"Veramente non ho soldi, infatti pensavo di trovarmi un lavoro e mettere da parte qualcosa, insomma voglio viaggiare lavorando."
"Allora si, si può fare." Sorride.
"E te? Come hai fatto?" Mi chiedo se sia lui quello ricco.

"Come vuoi fare te, solo che per ora lavorano solo i miei fratelli. Appena avrò compiuto diciotto anni inizierò a lavorare anche io."

"Mmm, allora dovrai aspettare solo un altro anno." Concludo.
"Ehm un mese."
"Uno? Davvero?"

"Si, sono una classe indietro a causa dei continui spostamenti, ho perso un anno." Sospira.
"Oh! Mi dispiace."

Alza le spalle e le riabbassa velocemente come a dire non importa.

Guardo l'ora. "Oh cavolo! Le due mia zia mi uccide!"
Mi alzo velocemente dall' altalena e riprendo le mie cose.

"Ti accompagno." Mi dice.
Sorrido, mi piace davvero questo ragazzo, ed insieme ci incamminiamo verso casa mia.

All'ombra delle due LuneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora