Scelta

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Seduta sulla sedia appoggio la testa al muro, sono esausta. Ho girato e rigirato per la stanza in cerca di una via d'uscita, ma sembra non esservi soluzione.

Mi ha lasciato sola tutto il giorno dopo la sfuriata di questa mattina.
Ho lo stomaco che richiede del cibo ma non gliela darò vinta.

Guardo il cibo sul pavimento l'ho lasciato lì, neanche mi è passato per l'anticamera del cervello di ripulire.

Continuo a guardare i frammenti del piatto e del bicchiere.

"Aspetta..." mormoro.

Mi alzo dalla sedia e mi avvicino al pavimento, un luccichio ha attirato la mia attenzione.
Un coltello, lo prendo da sotto i rimasugli.
Mi avvicino alla finestra, penso a come posso utilizzarlo, ma non mi viene in mente nulla.

Immersa nei miei pensieri non mi accorgo della porta che si è aperta e dell'uomo che si è avvicinato da dietro.

Solo quando sento il suo fiato sul collo mi irrigidisco.

"Scusa per questa mattina. Non volevo arrabbiarmi."

Nascondo il coltello nella manica della maglietta sperando che non lo veda.
Sento che sfiora le mie spalle.

"Non toccarmi" gli dico aspra.

Si ferma.
"Aurora ti prego." Sospira.
Continuo a fissare la finestra.

Si allontana. "Voglio solo parlare ok? Ti prego lasciami spiegare." Si siede sul letto.

Mi giro e lo guardo. Sembra distrutto.
Scuoto la testa. "Cosa vuoi spiegare? Insomma mi sembra evidente che mi hai distrutto la vita."

Vado a sedermi sulla sedia e porto le ginocchia al petto. "Comunque a quanto pare, non ho altro da fare" faccio una pausa sistemandomi bene. "Quindi parla."

Mi guarda. "Pensi davvero che ti abbia rovinato la vita?"

"Me lo stai chiedendo davvero? No sul serio, sei idiota o cosa?"

Lo vedo sorridere.

"Che ridi?" Chiedo curiosa.
"Dopo più di cento anni, una ragazzina mi da dell'idiota. Mai nessuno si era permesso."

Lo fisso a bocca aperta. "Scusa in che senso più di cento anni?"

"Vuol dire proprio quello che ho detto. Ho 117 anni."

"Cosa? Sei vecchio.... ma non sembri vecchio."

"Mmmm beh... grazie. Noi invecchiamo diversamente da voi."

"Ok... quindi ora che succede. Rimarrò sempre rinchiusa qui dentro? Mi terrai lontano da tutto e tutti solo perché sono la tua compagna?"chiedo mimando tra le virgolette compagna.

"Insomma sei cosi egoista da mettere i tuoi bisogni al centro di tutto?"

I suoi occhi si spalancano, sembra colpito dalle mie parole.

"Non ho mai messo i miei bisogni al centro di tutto. Non avrei mai voluto tutto questo, davvero. Avevo pensato di farti stare in una casa nel bosco, sarebbe tua, potrei chiamare una strega per renderla invisibile ad altri occhi tranne i nostri, in questo modo saresti al sicuro."

"Questa o quella prigione che cambia? Solo più stanze? Derek... io voglio viaggiare, voglio potermi scegliere il mio futuro, non rimanere ad aspettarti solo per non stare da sola. Per te sarò anche la tua compagna... ma per me non lo sei."

"Solo perché non te ne rendi conto, ma hai riconosciuto il mio odore già a sette anni, è cosi che si riconosce un compagno. Tutti noi abbiamo odori diversi, ma solo i compagni lo sentono. Ed è anche raro che a quell'età te sia già riuscita a riconoscerlo."

All'ombra delle due LuneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora