Amicizia?

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Accosto l'orecchio alla porta, sento ancora dei rumori. Mi siedo a terra ed attendo di non udirne più.

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Derek

Le sue parole mi rimbombano ancora in testa. Trafiggono il mio cuore come pugnali.
Devo trovare una soluzione, non posso farmi comandare cosi dagli Anziani.
Vorrei proprio sapere chi ha inventato queste leggi.

Sento bussare e senza darmi la possibilità di rispondere vedo la porta spalancarsi di colpo.

"Derek!" Esclama la donna davanti a me. Se solo mi ricordassi come si chiama.

Mi soffermo a guardarla, mentre con passo elegante si posiziona sulla sedia davanti a me.
Alta, quasi quanto me, con lunghi capelli lisci e biondi. Occhi azzurri ed un corpo da mozzare il fiato, fasciato in una tuta similpelle nera.

La osservo, è oggettivamente una bella donna, ma non è Aurora.

"Ti serve qualcosa?" Le chiedo.
"Der, posso chiamarti Der vero? Dal momento che sarò la tua luna."
Mi parla sorridendo.
Alzo un sopracciglio. "Non mi sembra di aver ancora scelto."

"Ah giusto, non sai che abbiamo scelto noi per te."
La guardo sconcertato.
"Davvero? Primo chi ve lo ha chiesto, secondo con quale criterio avreste scelto?"

"Beh semplice, accanto a te ci vuole una donna che sappia prendere importanti decisioni, una donna che sappia difendersi, ed è per questo che abbiamo combattuto tra di noi. Ed io ho naturalmente vinto."

Guardo questa donna e mi chiedo se mai l'avrei scelta tra le tante.

Sto per rispondere ma vengo interrotto dalla porta che viene spalancata di botto.

"Derek! Attaccano i nostri confini!"
"Cazzo!"
Mi lancio fuori dallo studio, percorro le scale di corsa e mi trasformo mentre esco da casa.

I miei uomini sono già affianco a me, pronti a combattere.

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Aurora.

Sono 10 minuti buoni che non sento più niente. Nessun rumore, nulla.

Mi alzo e vado verso la finestra.
Si dice che se si colpisce il vetro in un punto preciso questo si rompa in mille pezzi, ora sta a trovare il punto.
Mi tolgo uno stivale, prendo il coltello ed osservo il vetro.
Mi concentro, lo posiziono con la punta verso il vetro, tengo saldo il manico e con il tacco dello stivale do un colpo secco.
Nulla, non succede nulla. Riprovo.
Ancora.
Ancora.
Ancora.
Finché il vetro non inizia a dare segni di cedimento.
Stringo di nuovo il coltello e con tutta la forza che ho abbatto lo stivale su di esso.
Sento incrinarsi di poco il vetro, vedo il formarsi di una piccola crepa prendo il coltello e spingo.
La crepa si allarga sempre di più fino a creare altre venature più sottili.
Spingo ancora una volta e finalmente cede. Vedo il vetro disintegrarsi in mille piccoli pezzetti.
Un sorriso affiora sulle mie labbra, ci sono riuscita.
Rimetto lo stivale ed esco sul balcone.
"Ed ora come scendo?"
Guardo il muro circondato di edera, forse può essermi utile. A questo punto tanto vale provare.
Ho sempre pensato che non mi sarei mai arresa per nessuna cosa e di sicuro non inizierò adesso.

Scavalco il balcone, mi aggrappo alle piante, cerco degli appigli anche per i piedi, anche se è difficile.
In questo momento rimpiango di non aver mai fatto sport.
Nonostante la difficoltà e la paura di finire spiaccicata, inizio a scendere.
Non guardare giù, non guardare giù mi ripeto mentalmente.
Sono quasi arrivata quando metto un piede in fallo, la pianta si stacca ed io cado a terra.
Rimango distesa, col fiatone.
"Sono viva!" Esclamo.
Mi rialzo, ma capisco di aver preso una storta perché la caviglia mi fa un male cane.
Ignoro il dolore ed inizio a correre nel bosco.

Non lo so da quanto corro, minuti, ore forse. Sono stremata, sto zoppicando e non ho la più pallida idea di dove andare. Accidenti ma questo proprio in un bosco doveva farsi casa?

Sento un rumore mi giro, non c'è nessuno.
Credo di avere il cuore che batte talmente veloce da uscirmi dal petto tra poco.
Riprendo a camminare velocemente ignorando il dolore, quando vado a sbattere contro qualcosa.
"Ahi!" Sento dire, aspetta non era qualcosa, ma qualcuno!

Alzo lo sguardo e non posso crederci.
"Stella!" Esclamo.
"Aurora che ci fai qui!"
Mi getto tra le sue braccia.
"Oddio non puoi capire quanto sono felice di rivederti! È successo un casino, un tizio mi ha rapito! Devo andare da mia zia."
"Che hai fatto alla caviglia?" Mi chiede preoccupata.
"Nulla di che, Stella mi ascolti? Devo andare a casa."

"Vieni ti aiuto." Mi dice mettendomi un braccio intorno alla vita.
Le sorrido, ed iniziamo a camminare.

Dopo dieci minuti di silenzio, inizio a pormi delle domande.
Che ci fa in un bosco di notte?
Perché non era sorpresa di vedermi viva e vegeta se hanno celebrato la mia morte?

Il panico si fa strada dentro di me, e quando vedo il salice piangente che avevo superato poco tempo prima, ho la certezza che mi sta riportando indietro.
"Aspetta." Mi blocco di colpo.
Si ferma. "Ti fa male?"
"Stella, dimmi la verità? Chi sei?"
Adesso mi guarda negli occhi.
"Sono tua amica, la tua migliore amica Aurora, ricordi?"
"Davvero? Perché non hai avuto reazioni strane quando mi hai visto viva? O non hai fatto domande su chi era l'uomo? E poi che ci fai in un bosco?"
La vedo sospirare. "La verità è che sapevo che eri viva, so chi è l'uomo perché è il mio alfa e sono nel bosco perché ci abito."

"Lo sapevo! Sapevo che c'era qualcosa di strano!" Mi allontano di poco.
"Sei sempre la mia migliore amica però!" Esclama.

"Davvero? E dimmi dove è che stiamo andando? Perché è evidente che non stiamo tornando in città."

"Emm... Aurora... devi capirmi, a lui servi, te sei mia amica ed in questi due giorni ho capito quanto ti voglio bene, ma il bene del branco viene prima di tutto."

"Il bene del branco? Non me ne frega un cazzo del tuo branco, non ci pensi al mio bene? Alla mia vita?"

"Si che ci penso! Sempre! E con lui sarai sempre al sicuro!"

"Stella se mi vuoi bene davvero come dici, mi aiuterai ad uscire da questo bosco e a non tornare da lui. Scegli... il tuo branco o la nostra amicizia?"
La vedo titubare.
"Non puoi chiedermi di scegliere, sei la mia unica amica, sei come una sorella per me."
"Allora dovrebbe essere facile."

Abbassa la testa. "Mi dispiace, davvero."
Inizia a tirarmi per riportarmi indietro.
"No! Sei una stronza!"

"Adesso basta!" Sento un uomo tuonare mentre sbuca da dietro un albero. È lui.

Ci blocchiamo tutte e due.
"Che ci fai fuori dalla tua stanza? E soprattutto come hai fatto?"

"Come se te lo dico brutto stronzo che non sei altro!"

Sorride. "A quanto pare ti ho sottovalutata." Mi dice mentre si avvicina.
"Non ti avvicinare, fermati..." gli dico mentre mi faccio più indietro.
"Che hai fatto alla caviglia?" Chiede preoccupato.

"Come se ti importasse, non ci voglio tornare là dentro."
"Ha preso una storta." Chiarisce Stella.

La guarda. "Grazie per aver aiutato la tua amica, puoi andare ora."
La vedo annuire.
"Amica? Ah lei non è amica mia! Non lo è mai stata, le amiche non ti tradiscono cosi, sei morta per me, hai capito? Morta!" Urlo.
La vedo irrigidirsi, e voltarsi. Sta piangendo.
"Mi dispiace davvero. Perdonami."
"Basta piccola, lei è tua amica, pensa solo al tuo bene." Mi dice Derek.
Lo guardo. "Non dirmi che saresti te il mio bene." Chiedo sarcastica.
"Si. Ed ora andiamo a curare questa caviglia."
Mi prende tra le braccia e mi riporta verso quella che è la mia prigione.
Non mi ribello, a che servirebbe? Lui è un lupo potente ed io solo una diciassettenne.
Sono stremata e non solo per il dolore e la stanchezza, ma ho appena capito che quella che era la mia migliore amica, mi ha mentito per tutta la vita.
Adesso capisco perché non riuscivo mai a fidarmi completamente di lei.

Mi addormento tra le sue braccia, odio quest'uomo eppure riesco a sentirmi in pace solo con lui.

All'ombra delle due LuneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora