Capitolo 29

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SCOTT
Mi alzo dal letto con la schiena dolorante. Ho dormito malissimo. Questo letto è davvero scomodo, non riesco a prendere sonno.

Devo andare a chiedere a Jack se può cambiare il materasso. Sarò sempre riconoscente a queste persone per avermi salvato dalla morte e per avermi accolto qui, ho intenzione di restare e di aiutarli con la loro missione. Appunto per questo, ho bisogno di un materasso comodo che mi faccia fare sogni tranquilli.

Decido di andare a fare una doccia, prima di recarmi da Jack. E così, mi dirigo ai bagni, chiudo a chiave la porta e mi svesto. Noto, guardandomi allo specchio, che la mia muscolatura è aumentata parecchio da quando sono qui. Non ho più le ossa in evidenza, né il viso scavato, ed è tutto merito di Helena che mi ha fortificato attraverso l'allenamento e una sana dieta.

Apro la tendina ed entro nella doccia, lasciando che il getto caldo mi percorra il corpo e mi riscaldi. L'acqua bagna ogni singolo centimetro, e i muscoli si rilassano al costante contatto col calore, mentre i capelli bagnati mi finiscono sul viso ed io chiudo gli occhi. Ci resto per un bel po', godendo di questo momento di riposo da solo. Forse è stupido, ma mi piace ritagliare questi brevi periodi per me in cui posso rilassarmi: le docce calde e lunghe, i pasti deliziosi e succulenti, i vestiti nuovi che mi forniscono, le risate con i miei nuovi amici. Non è stato facile quando vivevo da solo: le docce erano fredde e dovevano essere brevi, oppure la bolletta sarebbe stata molto cara. I pasti erano sempre in scatola, e non facevo una sana alimentazione. I vestiti erano sempre gli stessi, indossati più volte nei vari giorni. Riuscivo a mantenermi attraverso il lavoro, ma era comunque difficile. La solitudine si faceva sentire, soprattutto nella notte, quando ero perseguitato dagli incubi sulla morte di mia madre. Non avevo amici, non avevo nessuno con cui condividere momenti di gioia o di tristezza. Finché non è arrivata Emily. Lei mi è stata sempre a fianco e mi piaceva condividere dei momenti con lei. In un certo senso, quello che mi è successo è stato... positivo. Ho incontrato questi ragazzi e sono felice di essere qui a passare del tempo con loro; mi sono fatto degli amici. Voglio aiutarli, anche se non ho poteri su cui contare. Lo faccio per mia madre e per Emily, per sistemare un mondo che non le ha tutelate, per formare un mondo migliore.

Mi spavento quando qualcuno cerca di entrare con forza nella stanza. La persona smette di spingere quando si accorge che la porta è chiusa a chiave.

- Occupato. - urlo, scostando i capelli bagnati dal viso e aprendo gli occhi.

- Oh, perfetto. - riconosco la voce di Jason e il suo tono infastidito. Mio Dio, perché deve sempre essere così antipatico? Non credo di avergli fatto qualcosa di male, quindi non riesco proprio a capirlo.

- Hai qualche problema? - gli dico, usando il suo stesso tono.

- No, tranquillo. Vado in un altro bagno. Mi raccomando, divertiti, lì dentro. - mi sbeffeggia, lanciando una frecciata a doppio senso.

- Razza di... - provo a controbattere, ma lui è più veloce.

- Ah, giusto, sei talmente vergine che non sai neanche come si fa. - continua a prendermi in giro. Se non fossi nudo, uscire da questo bagno e gli darei un pugno in faccia. Sto per replicare, ma sento i suoi passi. Per fortuna, se n'è andato. Esco dalla doccia, stizzito dai suoi commenti, e mi avvolgo in un accappatoio blu. Infilo i piedi nelle pantofole e apro la porta con rabbia.

Contemporaneamente, dall'altro bagno esce anche Jason. Ha i capelli bagnati, un asciugamano avvolto alla vita, è scalzo e ha delle goccioline d'acqua che gli ricadono sul corpo. Il mio desiderio di prenderlo a pugni sparisce subito quando capisco che, per quanto la mia muscolatura possa essere aumentata, lui è il doppio di me e ha anche la carta dei poteri magici da giocare. In fondo, non ne vale la pena.

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