Capitolo 66

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LIZ
- Eccoci qui. - apro la porta della camera di Jason, lasciando entrare lui per primo. Lo accompagno, perché ho paura che da un momento all'altro possa perdere i sensi. I suoi occhi sono vacui e vuoti, è bianco come un cadavere, e il suo malumore riempie tutta la stanza.

A passo lento, Jason si avvicina al letto, per poi gettarsi a capofitto su di esso. La sua testa affonda nel cuscino, le mani stringono le coperte come se volesse sfogare la rabbia su qualcosa. Non so cosa dire, cosa fare, come comportarmi.

- Stai bene? - ottimo lavoro, Liz. La domanda più stupida che potessi fare. Jason alza la testa e mi guarda, l'espressione sul viso completamente abbattuta. Si sforza di sorridere, per rassicurarmi, ma non fa altro che farmi preoccupare ancora di più.

- Sto bene. - lo dice solo per non farmi stare in pensiero, ma si vede anche da qui che non è di buonumore. Posso fare solo una cosa: chiedere aiuto a Richard ed Ella. Loro sapranno cosa fare, lo conoscono da più tempo di me, sono i suoi fratelli adottivi. Si sono sempre aiutati fra di loro, e hanno un legame fortissimo.

- Torno subito, Jax. - lo avviso, uscendo dalla stanza di corsa.


- Non dire altro. - Ella compie un balzo dal letto e si alza, con addosso ancora gli abiti da palestra e i capelli in completo disordine. Ci impiega solo alcuni minuti per indossare una maglietta a maniche corte grigia e dei jeans. Poi racchiude i capelli in una crocchia.

- Andiamo da Richard? - propone, abbassando la maniglia. Annuisco, ed usciamo. Richard è già in corridoio.

- Ehi, dove vai? - chiede Ella.

- Da Jason. Voglio vedere come sta. -

- Capiti proprio nel momento giusto, anche noi ci stiamo andando. Forza, muoviamoci. - Ella prende Richard per un braccio e lo trascina per il corridoio. Li seguo, ammirando Ella per la sua spensieratezza. Per quanto la situazione possa essere critica, lei non perde mai la calma e resta sempre allegra, in modo da tranquillizzare le persone. Non ci tiene ad allarmarle ancora di più con ansia e preoccupazione, cerca solo di calmarle. Entrati in camera, Jason è nella stessa posizione di quando l'ho lasciato. Ella compie qualche passo verso di lui. 

- Jason, in piedi. Alzati. - il ragazzo sembra accorgersi solo ora della nostra presenza, come se prima fosse in un mondo tutto suo.

- Andate via. - la sua voce arriva soffocata e debole a causa del cuscino.

- Dai, andiamo ad allenarci un po' nel corpo a corpo. Mi impegnerò e cercherò di batterti, questa volta. - propone Rich.

- Ho detto di... - Jax è sul punto di mandarci al diavolo, ma Ella lo fa saltare dal letto grazie ai suoi poteri congelanti.

- Ella! - la rimprovera Jason. - Perché diavolo l'hai fatto? -

- Perché tu ci devi parlare, Jax. Siamo i tuoi migliori amici, vogliamo aiutarti. Devi reagire. -

- Reagire?! Come ti sentiresti, tu, dopo aver perso i tuoi poteri? Sono inutile! - urla il mio ragazzo.

- Inutile? Tu non sei inutile, Jax. Solo perché adesso non hai più i poteri, non significa che tu non sia nostro amico. Jax, tu sei mio fratello. Nulla potrà cambiare il bene che ti voglio. - Richard cerca di creare un contatto con il suo amico. Per uno sfuggente secondo, riesco quasi a vederlo tentennare, ma in un attimo Jason rimette la corazza al proprio posto.

- Questo non c'entra niente. - Jason stringe i pugni. - Senza i miei poteri, non potrò proteggervi, non potrò aiutarvi a sconfiggere Gabriel. Lui vi ucciderà, ed io non potrei sopportarlo. -

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