Capitolo 2

73 3 0
                                    

La macchina di Zayn era enorme. Un suv nero grande quanto casa mia. Cercai di non pensare a con quali soldi l’avesse comprato.

‘’Mi spieghi adesso che diavolo significa che sei mio fratello?’’ replicai stizzita. Se era uno scherzo, era di pessimo gusto. Se mi stava prendendo in giro sarebbe finita male. Per lui.

‘’Entra in macchina e te lo dico’’ sogghignò, indicandola. Non credevo neanche ad una delle sue parole. Non poteva essere mio fratello, o fratellastro, o qualunque cosa fosse. Eppure quel sogghigno era identico, per quel che ricordavo, a quello di mio padre. Di Peter.

Entrai di malavoglia, nonostante le parole di mia madre rimbombassero nel mio cranio: ‘’d’ora in poi, stai attenta e tieni gli occhi sempre aperti. Non accettare nulla dagli sconosciuti e non fidarti di nessuno’’.

Ma lui non era nessuno. Era un ragazzo più o meno della mia stessa età, che avrebbe potuto farmi? E poi volevo sapere la verità. Tutta.

Mi sedetti sul sedile a destra e aspettai che anche lui entrasse e si posizionasse al posto del guidatore. Se non avesse avuto quell’aria da ‘hey statemi alla larga’, l’avrei trovato molto carino. Molto più della norma.

Eppure non trovavo nessuna somiglianza con mio padre.

‘’Sei coraggiosa’’ esclamò sedendosi e chiudendo la portiera. Sentii uno strano rumore ma non capii cosa fosse, e nemmeno ci pensai.

‘’Perché?’’ chiesi, incrociando le braccia al petto e facendo si che il mio giubbotto di pelle marrone producesse uno strano suono.

‘’Non mi conosci neanche e sei entrata nella mia auto’’ spiegò, sorridendo. ‘’Potrei violentarti o altro. A meno che tu non sia armata’’.

‘’Non lo sono’’ soggiunsi. ‘’E comunque, non mi violenterai. Non hai la faccia di uno stupratore e poi non ho paura’’.

‘’Degna figlia di Peter Pearson, direi’’ ironizzò.

‘’Non lo eri anche tu, fino a due secondi fa?’’ lo attaccai. Era anche uno sbruffone, bene.

‘’Si, lo sono. Sono Zayn Pearson, il figlio della seconda moglie del tuo caro paparino. Ergo, il tuo fratellastro’’.

Che mio padre si fosse fatto una nuova vita ne ero certa. Non c’erano dubbi. Ma credevo amasse mia madre. Lei non si era mai rifatta, e mai aveva voluto rifarsi, una vita. Lui si era addirittura risposato, e aveva concepito un figlio.

Odiavo a prescindere Zayn, perché era il frutto dell’amore di mio padre con un’altra donna. Sempre che fosse amore. A quel punto della storia, dubitavo che mio padre avesse mai provato quel sentimento. In quel senso, ero come lui. Un po’.

‘’Bene’’ sputai, rabbiosa. ‘’Ora che lo so, posso anche andarmene. Se ti ha mandato mio padre per farti presentare e giocare alla famiglia allargata e felice puoi anche dirgli di andare a fanculo’’. Allungai la mano sulla maniglia per aprire la portiera, ma era chiusa.

Quel bastardo impenitente aveva messo le sicure.

‘’Aprimi’’ ringhiai. ‘Subito’’.

Lui rise di gusto. Era una risata satanica e perversa, e cominciai seriamente ad avere paura. Non ero cattolica, ma pregai chissà chi per farmi uscire di lì con tutti gli arti al posto giusto.

‘’Come vai di fretta, sorellina’’ sussurrò. ‘’Non abbiamo ancora finito, anzi…’’.

La sua voce roca e il suo timbro profondo non mi piacevano per niente. Oh proprio no. Strinsi i pugni fino a graffiarmi i palmi con le unghie lunghe e scure.

‘’Cosa vuoi farmi?’’ sussultai.

Zayn poggiò una mano calda sul mio ginocchio, e la mosse lentamente verso l’alto. Non riuscivo più a respirare. La paura mi aveva letteralmente paralizzata. Quando, poi, Zayn si avvicinò vertiginosamente a me morii quasi.

‘’Io?’’ chiese con finta innocenza. ‘’Secondo te?’’.

Riuscii solo a pensare che era finita e che, dopo essere stata violentata da lui, sarei dovuta andare da uno psicologo per mesi. Era anche mio fratello! O quasi…

La sua mano risalì fino al mio interno coscia, e si infilò nei passanti dei miei jeans scuri. Sospirai e chiusi gli occhi. Quando li riaprii, Zayn aveva messo in moto la macchina e stava partendo per chissà dove.

Forse sarei diventata cattolica.

‘’Ma che…?’’ domandai.

‘’Devi imparare a gestire la paura’’ disse serio, continuando a guidare. Io, paralizzata, non ero capace di intendere e di volere. E neanche di chiedergli dove cazzo stessimo andando. ‘’Non ci sarà sempre qualcuno a proteggerti’’ continuò. ‘’Devi saperti difendere, e se ti spaventi non ci riuscirai mai’’.

‘’Ma che stai dicendo?’’.

‘’Nel caso qualcuno cercasse di violentarti. Se ti fai prendere dal panico non riuscirai a scappare. Devi stare calma. Fai la forte ma sapevo che, se avessi finto di saltarti addosso, saresti morta di paura’’.

‘’Finto di…?’’ iniziai, collegando tutto. Saltai quasi dal sedile. ‘’Razza di stronzo! Mi hai fatto crepare, te ne rendi conto? Non farlo mai più’’.

Lui sogghignò di nuovo. Quanto odiavo quel sogghigno.

‘’Non sei affatto il mio tipo, occhi blu, puoi stare tranquilla’’.

Quell’affermazione me lo fece odiare ancora di più. E poi, occhi blu? Che razza di schifo di soprannome era quello?

Dopo un minuto di silenzio mi resi- finalmente- conto che io ero in macchina. Chiusa in macchina, per la verità. Destinazione: sconosciuta.

‘’Zayn, dove cazzo stiamo andando?’’ urlai.

Lui non rispose e continuò a guidare. Oramai eravamo sull’autostrada, che portava solo…

‘’RISPONDI O NON SMETTO DI URLARE’’ sbraitai. Visto che non dava segni di vita iniziai ad urlare con tutta l’aria che avevo in corpo. Mi sembrava un tipo silenzioso, si sarebbe stufato prima o poi. O magari amava i mal di testa. Ci mancava solo che fosse masochista.

‘’Basta!’’ esclamò, quando la mia gola era ormai allo stremo. ‘’Perchè non ti addormenti come fanno tutte le ragazze nei film?’’.

‘’Dove stiamo andando?’’ ritentai. ‘’Guarda che riprendo ad urlare’’.

‘’Vuoi saperlo davvero?’’.

‘’SI’’.

Forse la risposta la sapevo già, ma doveva dirmela lui. Dovevo esserne sicura.

‘’Nel Bronx’’ esclamò, indicando un cartello su cui era scritto proprio quel nome. ‘’Benvenuta a casa mia, Diana. Benvenuta nel mio mondo’’.

Cristo.

Mors omnia solvitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora