Capitolo 33

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La camera di Carl non ricordavo nemmeno di averla vista precedentemente, mi sembrava solo ancora più vuota e spoglia.

E Carl, seduto sul letto a petto nudo mentre fissava assorto il soffitto, non faceva altro che renderla anche inquietante. Perché se Zayn era irraggiungibile, in tutti i sensi, allora Carl era inquietante. In altrettanti sensi.

‘’Ho parlato con pap…Peter’’ dissi, entrando di soppiatto nella sua camera.

‘’E non si usa più bussare? E guarda che la vita è tua, puoi farci quello che vuoi’’

‘’Non mi interessa niente della porta, e neanche della tua stanza. Hai sentito che ho detto? Ho parlato con mio padre!’’

‘’E quindi?’’ ammise, come se fossi quasi annoiato. Carl, con il suo umore del cazzo, stava davvero esagerando. Aveva già superato il limite. Anche se mi aveva fatto capire l’errore che stavo commettendo con Zayn, seppur indirettamente, stava sforando.

‘’Quindi so tutto’’ sospirai.

‘’Tutto?’’

‘’Tutto’’

‘’Brava Diana. Sono contento che hai raggiunto uno stadio più alto del tuo rapporto con Peter e che lui si fidi di te. Ora addio’’

Mi irritò così tanto che sbattei il piede a terra così forte che mi fece male, ma perlomeno attirai la sua attenzione su di me. Sembrava assonnato. Avrei voluto prenderlo a schiaffi.

‘’Sarai contento adesso’’ sorrisi.

‘’In realtà ho appena scoperto che i Tiger stanno sferrando un contrattacco e che vogliono bruciarci tutti quanti, quindi si. Sono molto contento’’ ammise, vantandosi.

Mi bloccai sul posto. Qualcosa non tornava.

‘’Cosa?’’

‘’Quanto sei stupida!’’ si alzò dal letto e si mise una polo nera. ‘’Evidentemente non hai ascoltato bene tuo padre. Ero in cantina perché il motore della mia auto è andato e stavo cercando un cambio. Ho trovato dinamite’’

Visto che non mi esprimevo, non cambiavo espressione, ed ero impassibile, Carl continuò. ‘’Volevano bruciare la casa. Con noi dentro. Ed ovviamente, chi potrebbero essere se non i Tiger?’’

‘’Ci risiamo’’ sospirai, tremendamente spaventata da tutto. ‘’Sicuri che siano i Tiger?’’

‘’Al mille per mille. Ma sai che significa questo? Che per accendere la dinamite ci vuole una persona. Quindi c’è una spia’’

Mi sentii svenire. Non solo perché i Tiger erano vicini all’ammazzarci tutti e perché a casa c’era un infiltrato, ma perché Peter aveva detto che Carl aveva scoperto una cosa e gli aveva parlato, quindi…

‘’Tu non hai detto a mio padre di me e Zayn. Gli hai detto della dinamite e della spia’’ ammisi, più a me stessa che a lui.

‘’Avevi qualche dubbio? Piuttosto, non sospetti di nessuno?’’

Ma non risposi alla domanda di Carl. Corsi fuori casa come una furia, ed iniziai a correre per le strade desolate del Brox- fregandomene altamente di tutto.

Carl non aveva detto nulla a mio padre di e me Zayn. Avevano parlato di incendi dolosi e di spie…ed era gravissimo, ma io avevo trattato malissimo Zayn.

Gli avevo detto delle cose orribili.

Non avevo capito nulla, ma avevo perso tutto. E non sapevo neanche più bene io cosa sentissi e cosa provassi. Era tutto un punto interrogativo e un enorme vaffanculo.

E fu mentre correvo che vidi una ragazza dalla ribelle chioma rossa seduta su di un marciapiede, mentre si girava quella che- molto probabilmente era una canna.

‘’Christine’’ dissi, avvicinandomi.

‘’Diana’’ sorrise. ‘’Hai fegato ad avvicinarti a me dopo quello che hai fatto fuori casa mia, distraendomi mentre i tuoi amichetti agivano’’

‘’Io non ho fatto niente’’ sperai che mi credesse.

‘’A me non importa. Il morto è scappato a voi, non il contrario’’ replicò. ‘’E comunque voglio tenermi fuori da questa vita’’

Mi sedetti accanto a lei e le sfilai una sigaretta che portava dietro l’orecchio, a mò di matita, e l’accendino che aveva fra le gambe.

‘’Neanche a me’’ dissi.

‘’Diana’’ mi richiamò. ‘’Cosa faresti se tuo fratello fosse in fin di vita?’’

‘’Che cosa?’’ sobbalzai. La parola ‘’fratello’’ era out quel giorno.

‘’Che cosa faresti se fosse ferito e steso in un letto, e tuo padre non volesse portarlo in ospedale per paura di essere scoperto? Lo porteresti lo stesso? Da sola?’’

Capii che, allora, non ce l’aveva con me. Che non era una domanda campata in aria. Che era lei, la persona di cui stava parlando.

‘’Si’’ risposi. ‘’Chiederei una mano ad un amico e lo porterei in ospedale di nascosto’’

‘’E se non avessi amici?’’ mi guardò.

Solo allora notai quanto fossero gonfi, rossi e spenti i suoi occhi. E quanto somigliasse ad un’anima in pena, ad una causa persa.

‘’Non lo so Christine. Forse lo porterei da sola, ma non sarei sicura di farcela’’

‘’Niall è stato sparato ad un rene. Ieri. E’ agonizzante nel letto, ormai ha perso i sensi e non fa altro che delirare, ma respira ancora. E sono sicura che se lo portassero in ospedale, guarirebbe’’

La vita del Bronx era così. L’attimo prima c’eri, e quello dopo non esistevi più. Christine Horan ci era cresciuta e lo sapeva bene, eppure stava soffrendo palesemente. Dimostrazione che non importa quanto ci sei abituata e quanto ti alleni, quando una cosa fa male, fa male e basta.

‘’E tu vuoi portacelo di nascosto dai Tiger?’’ domandai, basita dal coraggio di quella ragazzina minuta e bassa.

‘’Lo farei. Se muore mi uccido. E’ stato colpito per proteggere me’’

E Christine era l’unica ragazza dell’intera nazione che mi sembrasse più umana, meno d’acciaio e meno finta. Più vicina  a me e alla Diana che ero e che amavo.

Mi alzai di scatto, gettando a terra la sigaretta mezza finita. Le feci cenno di alzarsi, e dimenticai che stavo per andare nella fossa dei leoni o che avessero cercato di ucciderci o che ci fosse una spia più vicina a me di quel che credessi.

‘’Dimmi dov’è. Vi accompagno in ospedale’’

Mors omnia solvitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora