Capitolo 44

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La palestra era in penombra, e mi sembrava di non entrarci da mille anni. Forse era davvero così, e probabilmente non ci sarei entrata mai se non fosse stato per l'appuntamento che avevo con Aisha.

Lei era già lì, seduta su quello che doveva essere uno stereo ultimo modello, con le gambe incrociate e uno skinny jeans che lasciava davvero poco all'immaginazione. E pensare che, inizialmente, avevo creduto che fosse la migliore fra tutte, quella più timida e riservata. Probabilmente la parola che l'avrebbe descritta meglio era solamente un aggettivo: infelice. Aisha era completamente ed incredibilmente infelice.

E il tatuaggio di Zayn lo avevo ancora davanti agli occhi: mors omnia solvit. Se solo avessi saputo che cosa significasse, forse sarei stata meno agitata.

Mi avvicinai ad Aisha con passo felpato, il cuore a mille e un terribile presentimento: perché? Perché avrebbe dovuto aiutarmi e dirmi la verità, se non eravamo mai state amiche? E che cosa ci guadagnava a dirla?

''Allora?'' iniziai il discorso.

''Sei in ritardo'' sogghignò lei, convinta di avere il coltello dalla parte del manico. Forse era davvero così, ma non mi sarei mai sentita in pericolo. Non in casa mia, e non con mio padre all'interno. Io avevo una cosa che Aisha non avrebbe mai potuto avere: qualcuno che avrebbe messo a rischio la sua vita in cambio della mia.

''Parla'' insistei, poco intenzionata a restare lì tutto il giorno. ''qual è questa verità di cui tanto parli?''

Aisha scese dallo stereo, atterrando perfettamente sulle sue gambe magre e scoperte. Mi si avvicinò lentamente, e arrivò a fronteggiarmi. Profumava di qualcosa che avevo già sentito prima, un profumo familiare. Fu allora che mi resi conto di aver già visto la felpa nera che indossava, che aveva lasciato aperta mostrando un top laminato.

''Perché hai la felpa di Zayn?''

E sapevo bene che quella domanda non c'entrava nulla con quella fatta in precedenza, e che probabilmente non avrei concluso niente se avessi continuato a sviare il discorso.

In tutta la mia vita, non ero mai stata gelosa. O perlomeno, non così tanto. Dovevo sapere.

''Diana Pearson'' iniziò Aisha. ''Devi sapere che prima che tu arrivassi qui, mandando tutto a puttane, io e Zayn stavamo insieme'' e lo disse con una tale rabbia, che arretrai automaticamente ed involontariamente. ''Nessuno mi hai mai amata'' continuò. ''Posso fingere che non sia così, vivere una vita che non è neanche lontanamente paragonabile a quella che ho realmente, e posso fingere che Zayn mi abbia lasciata perché non mi amava- e questo lo so- e perché non l'avrebbe mai fatto. Posso autoconvincermi che Zayn non sarà mai capace di amare nessuno, ma non cambierà niente''

Io rimasi gelata al mio posto, a qualche spanna di distanza da lei, senza sapere che cosa dire. Quel suo discorso mi riportò alla mente quello di tanto tempo fa, o almeno così sembrava, prima del funerale di Gabriel. E Aisha stava...piangendo?

''Perché?'' urlò. ''Perché tu devi avere tutto e io no?''

Si stinse nella felpa di Zayn, che probabilmente risaliva al tempo in cui stavano ancora...insieme?, e cadde sulle sue ginocchia. Aisha stava piangendo ed io non sapevo che dire, se ne stava lì- immobile, scossa da spasmi- accasciata e stretta su se stessa e sembrava così piccola che mi sentii quasi grande in confronto.

Mi avvicinai lentamente, quasi come se avessi paura che mi respingesse, e mi inginocchiai fino ad arrivare al suo volto. Mi sedei praticamente a terra, accanto a lei.

''E' per questo che...'' singhiozzò. ''E' per questo che volevo dirti la verità. Ma se lo facessi, Zayn mi odierebbe ancora di più e infondo non voglio nessuna vendetta. Nulla cambierebbe quello che lui prova e quello che io sento''

Mors omnia solvitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora