Avevo analizzato minuziosamente tutte le crepe minuscole che c’erano sul soffitto di camera mia. Al ritorno a casa, mi ero chiusa lì a chiave e non avevo voluto più vedere nessuno. Più volte Carl, e anche Ted, erano venuti a bussare nella speranza che li aprissi. Non l’avevo fatto. Mio padre non c’aveva neanche mai sperato, mi conosceva troppo bene e conosceva il suo carattere ereditato troppo bene. In quel momento avevo una voglia matta di chiamare mia mamma, di sentire la sua voce tranquillizzante che mi dicesse che sarebbe andato tutto bene- come sempre. Ma non volevo coinvolgerla, era l’ultima cosa che avrei permesso.
Le parole di quella donna martoriata dal dolore e dalla sofferenza, Emma, echeggiarono amplificate all’ennesima potenza nel mio cranio- facendomi sentire molto molto peggio di prima. La parte peggiore era che pensavo anche tutto quello che aveva detto. La parte ancora più brutta era che Gabriel non c’era e non ci sarebbe stato più. Che probabilmente quella donna, che di pericoloso non aveva proprio nulla alla fine, non l’avrebbe neanche più rivisto. Sarebbe andata in paradiso, glielo si leggeva sulla fronte, era chiaro e lampante.
Gabriel non era il tipo da paradiso, nonostante le battute e le protezioni. Nessuno dei Dark Roses era tipo da regno dei Cieli. Nemmeno io. E quella era addirittura la cosa più brutta di tutte. Perché un cervello non si può spegnere, e avevo la netta sensazione che il mio fabbricasse più della norma. E mi sentivo uno straccio, anche per il bambino. Avevo ucciso mio figlio, e solo allora me ne stavo rendendo pienamente conto.
Avevo ucciso mio figlio.
Scoppiai a piangere. E non mi importava di fare la debole, la femminuccia, la tipa che si fa avvolgere dai sentimenti. Perché tanto non c’era nessuno lì con me, anche se una parte di me voleva che ci fosse, ma nessuno mi avrebbe mai capita. Come sempre. Forse dovevo solo lasciare il Bronx e tornare a casa. Iniziare l’università, come mi ero ripromessa più e più volte e come avevo ripromesso a mia mamma, e tornare a lavorare in uno Starbucks per aiutarla con le spese e le bollette. Lei mi avrebbe perdonata, forse l’aveva già fatto. A Leeds avrei potuto ricominciare. Mi mancava casa mia, mi mancava la mia vita ed ero stata troppo codarda fino ad allora per ammetterlo. Ero seduta a terra, con la schiena contro la parete bianca e fredda e accanto alla porta di legno, il capo appoggiato contro di essa ed una voglia di scomparire superiore a quella di mille persone messe assieme.
E piansi ancora di più, perché non mi piaceva minimamente chi ero ma non avevo le palle per cambiare.
E, infondo, Emma aveva ragione. Aveva tutte le ragioni del mondo, a volermi male. A desiderare che perdessi la persona che per me contava di più al mondo. Lo desideravo anche io, perché desideravo una punizione che non ero capace di auto infiggermi. E un ‘’mi dispiace’’ mi avrebbe fatto sentire meno in colpa? No.
Quando sentii qualcuno bussare alla porta, considerando che erano le due di notte e io ero completamente al buio e sveglia, brontolai qualcosa. Era da ore che non parlavo, perché- nella mia testa malata- Emma parlava per me e diceva tutte le cose che avrei dovuto dire io.
Quella donna era diventata il mio incubo, insieme ai tre dei Tiger che mi avevano violentata e insieme a mio figlio. E mi chiedevo quanti incubi una persona deve avere, per smettere di essere tale e diventare un fantasma con i polmoni. ‘’Carl vai via!’’ urlai.
E non volevo essere come Carl, non volevo rimanere sveglia ogni notte per paura dei brutti sogni, ma io e lui eravamo già così simili. ‘’Diana aprimi’’ ringhiò dall’altra parte.
E non era Carl, non di nuovo. Non alle due di notte, perché Carl credeva ancora che fossi normale e che- a quell’ora- dormissi. Era Zayn, e mi pareva di non sentirlo da una vita. Non l’avevo neanche visto alla celebrazione, come fosse stato invisibile. O forse lo ero stata io.
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Mors omnia solvit
FanfictionMi guardò con quel suo sguardo vispo e tremendamente tenebroso, poi si fece improvvisamente serio. Questa fanfiction non è scritta da me bensì da una mia amica che l'ha pubblicata su efp. Le ho chiesto il permesso, quindi eccoci qui! Per chi voless...