La mia camera era esattamente come la ricordavo: le pareti giallo chiaro, il letto a una piazza e mezza e l'armadio di mogano nella quale avevo tutti i miei vestiti.
Quando Peter era venuto a prenderci, il giorno prima, mi era sembrato quasi impossibile e un po' mi era dispiaciuto andarmene: soggiornare a Leeds mi aveva avvicinata molto di più a Zayn e anche a Christine. Lei non aveva sentito ragioni: non sarebbe ritornata nel Bronx. Accettando con coraggio tutte le conseguenze che ci sarebbero inevitabilmente state, aveva deciso di cambiare vita prima che fosse veramente troppo tardi. ''Pe per me stessa'' aveva risposto quando le avevo chiesto il motivo, ma le leggevo negli occhi che non era esattamente così: Denise, la sua fidanzata, doveva aver avuto un ruolo importante nella faccenda.
Ero felice per Christine. Alla fine, aveva avuto quello che si meritava e si stava costruendo lei stessa un lieto fine.
Zayn era stato entusiasta di tornare, e non potevo biasimarlo di certo. Lui odiava quella vita, ma era l'unica che avesse mai conosciuto in vita e non potevo costringerlo a restare con me e dimenticare tutto il resto, anche se mi avrebbe reso la donna più felice del mondo.
Per adesso, stavamo insieme e questo mi bastava. Me lo sarei fatto bastare sempre, probabilmente.
Tutti i membri dei Dark Roses ci avevano accolto con entusiasmo, ma nel momento in cui avevano iniziato a parlare ad una possibile vendetta contro gli Hurricane, mi ero congedata ed ero salita in camera mia.
Dal piano superiore sentivo le loro voci ovattate, e soprattutto quella di Carl che- evidentemente- non era d'accordo con quello che gli altri stavano dicendo.
Piombai in camera mia decisa a fare una chiamata a Christine, giusto per far passare un poco di tempo, quando mi accorsi che il mio letto non era vuoto.
Aisha, con i capelli più chiari di quanto li ricordassi e il suo solito sguardo inquisitore, era seduta sul bordo e mi sorrise. Io non ricambiai.
''Che ci fai nella mia camera?'' domandai di soppiatto, chiudendo la porta di legno alle mie spalle.
Lei si alzò e si sistemò il tubino nero che indossava, ravvivandosi contemporaneamente i capelli dorati, e mi si avvicinò come una leonessa che si avvicina alla preda.
Se credeva che fossi stata la vittima, però, si sbagliava di grosso.
''Sono venuta per parlarti'' disse, con la sua solita voce acuta che, in quel momento, mi dava terribilmente sui nervi.
Allargai le braccia, come a farle capire che non me ne poteva importare di meno, e sorrisi falsamente. ''Dimmi pure''
Aisha si avvicinò ancora di più a me, e sorrise. ''I Tiger non hanno mai voluto farvi niente, Diana'' disse, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Io sbiancai e smisi di sorridere, mentre lei continuò ''Volevano solamente spaventarvi. Se avessero voluto davvero farvi qualcosa, di certo non sareste ancora vive. Non avete la minima idea di quanto siano forti i Tiger''
La mia gola era ormai seccata. La domanda che mi vorticava nella testa era come Aisha avesse fatto a sapere quelle cose, se fosse lei una delle spie, e- soprattutto- perché me lo stesse dicendo.
''E tu come fai a saperlo?'' diedi voce ai miei pensieri.
''Lo so e basta'' ringhiò. ''Fidati di me, per una volta. Non volevano farti niente, non hanno mai voluto farti niente. Loro vogliono una cosa che solamente tu hai''
E fu quel ''solamente'' che mi spaventò. La guardavo negli occhi, e nelle sue iridi vedevo solamente verità e pericolo. Aisha, per quanto subdola ed egoista, non stava mentendo. Non quella volta. Portai inconsciamente la mano attorno al medaglione ovale e d'argento che mio padre mi aveva regalato quando avevo cinque anni, e lo strinsi forte come tutte le volte in cui ero nervosa.
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Mors omnia solvit
FanfictionMi guardò con quel suo sguardo vispo e tremendamente tenebroso, poi si fece improvvisamente serio. Questa fanfiction non è scritta da me bensì da una mia amica che l'ha pubblicata su efp. Le ho chiesto il permesso, quindi eccoci qui! Per chi voless...