Quando, circa mezz’ora più tardi, la porta si aprì sobbalzai. Entrarono nella stanza due uomini. Uno grasso e con la barba bianca, sulla cinquantina probabilmente. Sembrava un orco ma non aveva un viso cattivo né tantomeno pericoloso.
‘’Ciao marmocchio!’’ esclamò, dando una spinta a Zayn che per poco non cadde a terra.
‘’Smettila di chiamarmi così, Ted’’ sbuffò il moro, ricambiando la spinta anche se Ted non si mosse di un centimetro.
Quando spostò lo sguardo e mi vide dall’altro lato della stanza, sorrise. Aveva un sorriso che metteva leggermente in soggezione.
‘’Diana!’’ urlò, correndomi in contro. Mi spaventai un po’ ma non mossi un arto. Lui mi si avvicinò e mi strinse in un abbraccio così forte che credei di soffocare.
‘’Quanto tempo, bambina!’’ sorrise.
Quando si separò da me, notai che aveva gli occhi lucidi. E azzurri. Di un azzurro bellissimo e pulito. Forse era anche più sensibile di quel che desse a vedere.
‘’Non credo di conoscerla’’ balbettai imbarazzata. Forse più da Zayn che ci osservava divertito che da quello che doveva essere Ted.
‘’E’ ovvio che non ti ricordi di me!’’ sorrise l’uomo, cercando di cacciare indietro le lacrime. ‘’L’ultima volta che ti ho visto giocavi ancora con le bambole’’.
‘’Lo sapevo’’ concordò Zayn. Il terzo incomodo, ecco cos’era.
‘’Sono un caro amico di tuo padre. Siamo cresciuti insieme, noi due’’ sorrise, cingendomi le spalle con un braccio. ‘’Ma guarda quanto ti sei fatta bella!’’.
Io arrossii. ‘’Ehm…grazie?’’.
‘’Tale e quale a tuo fratello, direi’’ ironizzò, guardando di sottecchi Zayn che aveva fatto una smorfia di disaccordo.
L’altro uomo, molto più esile e dai capelli rossicci, mi si avvicinò poco dopo e mi tese la mano. Doveva avere meno di venti anni e, considerata la sua figura esile, era davvero troppo pieno di tatuaggi.
‘’Piacere, Diana’’ disse, apatico. ‘’Mi chiamo Carl’’.
Aveva degli occhi strani. Trasparenti, con precisione. Ero arrivata a sperare che avesse le lentine, che avrebbero spiegato anche quel suo sguardo vuoto e distante. Aveva tatuati dei teschi su ogni dita.
Presi la sua mano, facendomi coraggio. Era un rettile. Gelido.
‘’Sai già il mio nome, a quanto vedo’’.
Lui ruppe il nostro contatto, e incatenò i suoi occhi felini nei miei. ‘’Tutto il Bronx conosce il tuo nome, angelo’’.
Un brivido percorse tutta la lunghezza della mia schiena.
Stavo per rispondere, anche se non sapevo ancora cosa avrei detto, quando qualcun altro parlò al posto mio.
‘’Stai lontano da lei, Lucifero’’.
La voce di Zayn echeggiò per la stanza immensa, ed ebbi la sensazione che tornasse anche indietro come un fresbee. Carl o Lucifero, non avevo capito, spostò il suo sguardo da me a lui. Sempre la stessa espressione inarrivabile e fredda sul volto, senza neanche l’accenno di un sorriso. Così, su due piedi, sarebbe stato facile dire che era bello. Anche affascinante. Ma da vicino si poteva notare che non era nessuna bellezza immane. Oppure era sfavorito dal confronto e dalla vicinanza con Zayn.
‘’Sei già diventato premuroso con la tua sorellina?’’ affermò, con una voce senza nessuna corda. ‘’Tranquillo, non mi sembra neanche la tipa da una scopata e via. E poi mi piacciono le basse’’.
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Mors omnia solvit
FanfictionMi guardò con quel suo sguardo vispo e tremendamente tenebroso, poi si fece improvvisamente serio. Questa fanfiction non è scritta da me bensì da una mia amica che l'ha pubblicata su efp. Le ho chiesto il permesso, quindi eccoci qui! Per chi voless...