Capitolo 8

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Quella notte ero balzata giù dal letto. Ma, al contrario di tutte le altre notti, non fu per gli urli disumani di Carl. Che, si, si ripetevano ogni cazzo di notte.

Sin dopo la mia prima settimana lì, quando avevano capito che di me si potevano fidare, i membri della Dark Roses (DR) mi avevano spiegato che c’era un allarme collegato in tutta la casa. Emetteva un suono simile al clacson dei camion.

Quando lo si sentiva suonare, voleva dire che c’erano guai in vista. Probabilmente un attacco da qualche nemico, oppure una soffiata da parte della polizia. Fatto sta, che lasciava presagire casini. Inoltre, mi avevano sempre detto che bisognava uscire in corridoio e aspettare tutti gli altri per evacuare.

Quella notte fui svegliata da quella campanella. Anche se non avevo mai sentito il suo suono, la riconobbi subito.

Mi vestii a velocità stratosferica e uscii in corridoio. Le porte delle camere di fianco alla mia erano tutte aperte e vuote. Erano scesi tutti giù? Non se ne erano mica andati? Non avrebbero potuto. No?

In un impeto di follia, fregandomene del fatto che mio padre mi avesse detto più volte che non dovevo assolutamente scendere da sola, afferrai il giubbotto e corsi al piano terra sperando di trovarli. Il salone era pieno.

Ma non solo da loro.

Ci misi poco a riconoscere Ted e mio padre. Un uomo altissimo e robusto teneva bloccato Ted per le braccia, e doveva anche fargli male vista l’espressione del mio amico. Un altro uomo simile al primo, un po’ più magro, teneva mio padre bloccato a terra con un suo piede sulla nuca.

Carl era imprigionato fra le possenti braccia di un ragazzino più o meno della sua età, e Gabriel era legato al divano. Ma…Zayn? Maledissi gli altri componenti della Dark Roses per non essere schifosamente presenti.

L’uomo che teneva bloccato mio padre, che doveva essere il caposquadra, aveva un tatuaggio enorme sul braccio.

‘’TIGER’’ diceva.

‘’Bene bene’’ affermò quest’ultimo. ‘’Guarda chi abbiamo qui. La famosissima figlia morta di Peter. Interessante’’.

‘’Che cosa volete?’’ domandai, con voce rotta. Sapevo che stavano cercando me, che volevano farmi qualcosa. O almeno lo speravo, così i ragazzi e mio padre sarebbero stati bene.

‘’Prima di tutto uccidere questi parassiti’’ ringhiò uno di loro. ‘’E poi portarti con noi. Potresti sempre servire’’.

Quando notai che tutti loro impugnavano una pistola, rabbrividii.

Cazzo.

‘’Io…’’ cercai disperatamente qualcosa di sensato da dire. ‘’Volete davvero sporcarvi le mani in questo modo?’’.

‘’Non conosci il loro grado di sporcizia’’ aveva biascicato uno di loro. Quando dalla porta della casa, che era rigorosamente aperta, entrarono altri tre uomini-colossi e inquietanti pensai davvero che fosse finita.

Il caposquadra, o credevo fosse tale, estrasse una pistola dal suo cinturino e la puntò sulla testa bruna di mio padre. Il mio cuore perse mille battiti. L’avrebbe ucciso davvero? Che diavolo dovevo fare? Ero l’unica libera, evidentemente credevano che non rappresentassi un pericolo. Lo credevo anche io, ma non potevo rimanere imbambolata a guardare un uomo che trapassava il cranio di mio padre con un proiettile.

L’avevo già perso metaforicamente una volta, e- non conoscendo la storia- non avevo fatto niente. Ma non avrei permesso a questo circolo vizioso di ripetersi.

Mentre mi spremevo le meningi per farmi venire un’idea su cosa fare, in quei secondi che separavano mio padre e tutti gli altri da una possibile morte, qualcuno lassù venne in mio aiuto.

Così velocemente che nemmeno me ne resi conto, da non so quale stanza spuntò Zayn. Con un tonfo, senza il minimo disagio dovuto al suo pesante cappotto di pelle nera, si catapultò sul primo nemico- che era quello che teneva bloccato Carl- scaraventandolo a terra.

Vidi chiaramente una lotta famelica. Presto, gli altri due lasciarono mio padre e Ted per lanciarsi contro Zayn.

In tre secondi, clan contro clan, uomo contro uomo, davanti ai miei occhi nacque una vera e propria battaglia.

Che terminò con uno sparo.

Avevo notato subito che uno dei Tiger aveva raccattato una pistola, e l’aveva puntata contro Zayn. Io, che tenevo accanto Gabriel, gli avevo sfilato la pistola (visto che anche lui e tutti quelli della DR ne avevano una).

Con il rumore di un proiettile liberato nell’aria, tutti si immobilizzarono.

Solo che non era stato il nemico a sparare a Zayn, come era nei piani.

Ero io che avevo sparato al nemico.

Mors omnia solvitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora