Capitolo 18

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Il cielo del Bronx era plumbeo quella mattina.

Una fitta coltre di nubi intasava quella distesa azzurra, che avevo iniziato a detestare con ogni singola cellula del mio essere. E pensavo a Zayn. Pensavo a Zayn in continuazione, e non erano pensieri fraterni. Dopo il nostro bacio, interrotto bruscamente dalla sottoscritta per svariate ragioni, si era allontanato ed aveva balbettato un ‘’mi dispiace’’ sdentato, prima di scappare via. Forse avrei dovuto seguirlo, dopotutto doveva stare peggio di me, ma non ne avevo trovato il coraggio materiale.

Ero rimasta in bagno, a fissare i miei lividi dallo specchio pulito e riflesso, e avevo sospirato perché- cazzo!- niente stava andando per il verso giusto. E non era normale che desiderassi baciarlo di nuovo. Non poteva proprio essere possibile.

Era passata quasi una settimana da quel momento, ed io e Zayn Pearson non avevamo più scambiato una sola parola. Neanche un ‘buongiorno’ o un ‘ciao’. Niente di niente, il vuoto più assoluto. Io non potevo essere più contenta, perché avevo capito e deciso che era meglio se prendevo le distanze da lui per un po’.

Mentre osservavo il cielo, sentii un profumo femminile alle mie spalle che non mi era nuovo ma neanche tanto conosciuto. Mi voltai lentamente, perché nell’ultimo periodo avevo una paura matta di qualsiasi persona respirasse e avesse due braccia e due gambe.

Aisha, la prostituta- senza troppi giri di parole, era lì davanti a me. Con la gonna inesistente e il top grigio topo sembrava ancora più minuta e scura di quanto già non fosse. Mi guardò, con le braccia incrociate al petto, e scosse la testa.

‘’Avresti dovuto castrarli. Tagliargli le palle’’ ringhiò, riferendosi chiaramente ai Tiger.

‘’Perché? Siete contro le loro puttane, voi?’’ sputai la cattiveria del secolo, ma me ne pentii subito dopo quando vidi la sua espressione mutare. Aisha era l’unica persona leggermente presentabile di tutta la Dark Roses, e – a modo suo – stava cercando di essere carina. O perlomeno, lo speravo.

‘’Mi dispiace’’ scossi la testa, tornando a guardare fuori dalla finestra. ‘’Il punto è che sono molto nervosa negli ultimi giorni’’.

‘’Povero Carl’’ sussurrò. ‘’Non deve essere facile per lui stare con una come te, considerando che avete lo stesso, identico, carattere’’.

Io sobbalzai, non tanto per quello che aveva detto ma per il fatto che non sentivo Carl da un pezzo. Era come se non trovasse il coraggio di guardarmi in faccia, dopo che ero stata violentata. Come se non trovasse la forza di avvicinarsi, manco avessi la peste bubbonica.

‘’Io e Carl non stiamo insieme’’.

‘’Guarda che ho visto come ti guarda, eh. Non sono mica stupida’’

‘’Non ti seguo, Aisha’’ soffiai, curiosa. Io ero negata con quelle cose, ad ogni modo. ‘’E come mi guarderebbe, scusa?’’.

‘’Come se fossi l’unica cosa buona sulla faccia della terra’’

E l’avevo capito dall’inizio che Aisha era una tipa schietta e sincera, ma rimasi paralizzata e gelata lo stesso. Scossa dalle sue parole come da un terremoto, perché veramente non me le aspettavo.

‘’Ma…’’ iniziai, ma fui interrotta.

‘’Ascoltami, Diana’’ disse, avvicinandosi. ‘’Tempo fa ti dissi di stare lontana da Zayn, o qualcosa del genere. Magari te lo disse anche qualcun altro. Ma Zayn è pericoloso perché sta con Carl. Stai attenta’’

‘’Ma perché?’’ urlai quasi. ‘’qual è il cazzo di problema di Carl? Non so neanche il suo cognome!’’.

‘’Neanche lui. Si fa chiamare Carl Stymest’’.

Mors omnia solvitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora