Capitolo 24

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l 10 gennaio del 2014 ci furono i funerali di Gabriel Morrison.

Non fu neanche un funerale vero e proprio, perché nessuno dei Dark Roses era credente e anche perché non potevano esporre in chiesa un morto in una sparatoria.

Avevo scoperto che mio padre conosceva un diacono che praticava i funerali di tutte le vittime di malavita, cosa che mi aveva fatto pensare che ce ne fossero state e ce ne sarebbero state tante altre. Nella parte più residenziale del Bronx, dove vivevano i più grandi criminali individuali di sempre, c’era una chiesa abbandonata che veniva utilizzata per i funerali segreti.

Mi vestii di nero quel giorno, e non per il rito in per sé ma perché ero sempre stata abituata a farlo- e le abitudini non si cambiano.

Ero davanti allo specchio di camera mia, mentre sistemavo il mio vestito nero e legavo i capelli, quando notai una figura poggiata all’uscio della porta rimasta aperta.

‘’Ciao Aisha’’ sussurrai, cercando di non dar a vedere il mio improvviso astio per lei- solo perché l’avevo sentita parlare con Zayn. E poi ero troppo impegnata a pensare a Gabriel, e sì anche a…mio figlio o quel che ne restava, per focalizzarmi troppo sulla sua figura.

Indossava dei jeans, per la prima volta, ed una camicia nera che la faceva sembrare ancora più magra. Incrociò le braccia al petto e sorrise amaramente. ‘’E’ triste’’ ammise.

‘’Che sia morto Gabriel o che abbia legato i capelli?’’ cercai di non essere troppo seria, perché sconvolta com’ero non sarei mai stata capace di reggere una conversazione profonda. Volevo solo che tutto finisse, esattamente com’era cominciato, perché mi sentivo schiacciata da qualcosa che non ero neanche capace di classificare.

‘’Entrambe’’ rispose lei. ‘’Gabriel era…’’

‘’Non starai mica per dire che era una brava persona, vero?’’ la interruppi. Gabriel era uno degli uomini che mi aveva accolto meglio e che si era sempre dimostrato disponibile e mio amico, ma da lì a dire che fosse una brava persona ce ne voleva.

‘’Diana, nessuno di noi è una brava persona’’ ironizzò senza voglia. ‘’Ma Gabriel era quasi…umano. E’ strano e triste che se ne vadano sempre i migliori, non trovi?’’

‘’Non lo so’’ ammisi, senza nessuna voglia di protrarre quella discussione ancora per molto. ‘’Aisha, ti serve qualcosa?’’

‘’No, volevo solo chiederti come stavi. Sai…dopo la questione del…bambino’’ ammise, a metà fra l’imbarazzata e la curiosa. L’ultima cosa di cui avevo bisogno era di qualcuno che mi compatisse e che avesse pena di me. Odiavo essere accondiscesa, figurarsi essere il centro dei pensieri amorevoli di tutti. Se volevano- e cercavano- la redenzione, non sarei certo stata la loro cavia personale. Se avessero voluto fare un’opera buona per garantirsi un posto nel paradiso, tutti loro compreso mio padre, non l’avrebbero di certo fatta a me. ‘’Sto bene, grazie per l’interessamento’’ risposi atona, e continuando a guardarmi allo specchio senza voltarmi.

‘’Sicura?’’

Aisha non era mia amica e non lo sarebbe stata mai, quindi perché si preoccupava? Perché avrebbe dovuto farlo? Cercai di non risponderla male, anche perché non ne avevo la minima voglia.

‘’Vieni anche tu al funerale?’’ cambiai discorso.

‘’Sì’’ ammise. ‘’Nikita mi ha dato il permesso’’

Sospirai e ingoiai la mia voglia di urlare in faccia ad Aisha che l’emancipazione femminile c’era stata anni prima, e che lei stava mandando all’aria tutti i sacrifici di quelle donne- che non volevano dipendere da nessuno.

Mors omnia solvitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora