Il viaggio verso casa fu totalmente silenzioso. Io non dissi niente, e Carl non aprì nemmeno la bocca per respirare.
La verità era che non sapevo che essere felice o meno di quel bacio. Insomma, non avevo mai pensato a Carl in quel senso. Non avevo mai pensato a Carl e basta. Ed ora affollava i miei pensieri in continuazione, portandomi sempre più vicino al baratro dell’esasperazione e sempre più lontana da una serena convivenza lì nel Bronx.
Continuavo a rivolere casa mia. Vita mia.
Quando arrivammo, non spense il motore.
‘’Non scendi?’’ domandai, aprendo la portiera. Dovevo uscire da lì il più in fretta possibile, o sarei morta di ansia.
‘’No. Vado a New Orleans per delle commissioni. Dillo a Zayn’’ concluse, senza guardarmi in faccia. Avevo l’impressione che ce l’avesse con me, anche se non riuscivo a capacitarmi del motivo radicale di tutto quell’astio improvviso.
Presi le buste rosa e gialle dal sedile posteriore, e lo guardai truce.
‘’Mi dici qual è il tuo problema, Lucifero?’’ il suo nome suonava quasi come un insulto pronunciato dalle mie labbra. Lui sogghignò e scosse la testa.
‘’Nessuno. Il tuo?’’ mi incendiò con lo sguardo.
‘’Tu. Prima mi baci e poi non mi parli nemmeno? Io non ti capisco’’ ringhiai. Scesi dalla macchina, tenendo ben strette quelle maledette buste, e lo guardai attraverso il finestrino aperto. Lui si accese una sigaretta e portò il gomito sul finestrino. ‘’Era solo un bacio, Pearson. Come la fai lunga’’ sospirò.
Non ci vidi più. Davvero, non riuscivo minimamente a capirlo. Ero sicura che il Carl che avevo visto al parco esistesse davvero, da qualche parte dentro quell’ammasso di carne e ossa. E allora perché? Perché alzava un muro non appena un altro si sgretolava? Che diavolo nascondeva dentro?
‘’Prima di tornare a parlare con me’’ dissi, con quanta più calma mi fosse possibile. ‘’Uccidi i tuoi mostri sotto il letto’’.
Feci per andarmene, ma mi bloccò con la voce. La macchina era ancora in moto. ‘’Non ce li ho sotto al letto’’ sussurrò.
Io mi voltai di scatto, sorpresa dalla sua risposta ma non abbastanza da lasciar correre il tutto. Gli occhi azzurri di Carl, un po’ più scuri dei miei, non trasmettevano assolutamente niente. Come al solito. Mi chiedevo se sarei mai riuscita a farlo sentire ‘’un ragazzo normale’’ per più di un’ora.
‘’E allora uccidi i mostri che hai dentro. Poi, forse, ne riparliamo’’ chiusi il discorso, entrando in casa.
‘’Mio Dio!’’ urlò mio padre, non appena misi piede in casa.
Mi pareva di essere in una di quelle telenovela scadenti che trasmettono in Spagna, in cui il padre ossessivo ed iperprotettivo aspetta la figlia alzata, a mezzanotte.
Solo che erano le tre e mezza del pomeriggio, e mio padre non era nella posizione adatta per fare l’interessato.
‘’Hai idea di che ore sono? Avevi detto che tornavi per pranzo” continuò la sua predica, iniziando a camminare avanti ed indietro per il corridoio. Io, intanto, tolsi il cappotto e lo appesi all’appendiabiti e lo guardai con accondiscendenza. ‘’Non lo fare mai più Diana! Mi sono preoccupato a morte! Non sei più una bambina, dovresti capire la situazione, cazzo’’.
Io non dissi nulla.
Non avevo voglia di litigare e di farlo pesantemente, trattandosi di Peter Pearson. Solo in quel momento notai che Zayn era accanto a lui, e Ted dormiva sul divano. Dovevano aspettarmi da molto.
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Mors omnia solvit
FanfictionMi guardò con quel suo sguardo vispo e tremendamente tenebroso, poi si fece improvvisamente serio. Questa fanfiction non è scritta da me bensì da una mia amica che l'ha pubblicata su efp. Le ho chiesto il permesso, quindi eccoci qui! Per chi voless...