Capitolo 19

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‘’Diana’’ ruppe il silenzio. ‘’Peter ha organizzato una soffiata domani pomeriggio ai Tiger e ti ha prenotato una visita dal medico per la stessa ora’’

Stava tentando di…proteggermi, dopo tutto quello che era successo? Pensava che non l’avessi saputo? Che sarei stata dal medico e loro avrebbero avuto via libera? Voleva distrarmi? Conoscevo, e avevo avuto modo di appurare, la crudeltà e il menefreghismo dei Tiger, e l’ultima cosa che volevo era che qualcun altro dei Dark Roses venisse ferito per colpa mia. Anche se ero convinta di essere molto vicina al trasformarmi in un mostro, avevo ancora un briciolo di sentimenti e di buon senso.

‘’No’’ sussultai, cercando di non urlare. ‘’Non potete. E’ pericoloso e…’’

‘’Non è niente che non abbiamo mai fatto’’ mi interruppe, lasciando respirare la mia gamba e rimuovendo la mano. Stranamente sentii ancora più freddo.

‘’Non ci succederà niente, angelo’’

‘’Me lo prometti? Io non me lo perdonerei mai, ed ho già troppe cose che non mi perdono’’ lo supplicai con la voce, perché davvero mi sentivo male.

‘’Te lo prometto e ti prego di perdonarti tutte le cose che non ti perdoni perché sei la persona migliore che abbia mai avuto l’onore di conoscere’’.

E mi chiesi come fosse possibile che il Carl di fronte a me fosse lo stesso che Aisha aveva dipinto come un diavolo, da cui Zayn voleva tenermi lontana. La stessa persona che, di giorno, non mi guarda nemmeno negli occhi per paura che tutte le sue barriere cadessero rovinosamente a terra.

E, inaspettatamente, mi alzai e mi allontanai. Un po’ perché avevo ancora paura delle persone in generale, anche se cercavo di farmi forza, e un po’ perché non ce la facevo proprio più.

‘’Ci proverò’’ sussurrai, andandomene. ‘’Tu prova a dormire’’

Non ne ero sicura, ma lo sentii abbozzare una risata prima di dirmi ‘’Non dimenticare il medico, domani’’

Attraversai il corridoio, dopo essermi chiusa la porta di Carl alle spalle, e mi fermai fuori la stanza di Zayn. Non perché fossi una stupida adolescente innamorata, e nemmeno perché fossi una sorella apprensiva. Nemmeno perché volevo spiarlo, tanto stava sicuramente dormendo dato il suo sonno pesante. Volevo solo sentirlo…vicino. Non pensavo che l’avessi mai detto ma, ad una settimana dal nostro bacio e dal nostro allontanamento, mi mancava. E non sapevo identificare e classificare quel tipo di mancanza. Era preoccupante perché…

‘’Zayn, hai i rimorsi adesso?’’ sentii una voce all’interno. Una voce femminile.

‘’Stai zitta, non sono rimorsi ma solo considerazioni’’ ringhiò lui. Parlavano sottovoce più del dovuto, come se avessero paura di essere sentiti. Non dovevo avvicinarmi e sentire, dovevo tornare in camera mia e dormire perché la vita di Zayn non era una cosa che mi riguardava. Non più di tanto, e dovevo mettermelo in testa una buona volta.

‘’Smettila di pensare a lei, e pensa solo alle cose importanti’’ disse la donna. Solo poco dopo riconobbi la sua voce e il suo accento straniero. Aisha.

‘’Hai ragione’’ ammise Zayn, e potevo quasi vederlo sospirare. ‘’Ora te ne vai?’’

E a quella frase corsi in camera mia, e chiusi la porta sperando che non si accorgessero di niente. Poco dopo sentii qualcuno attraversare a falcate il corridoio e scendere le scale. Se ne era andata.

‘’E si, te lo confesso’’ soffiò Zayn nel mio orecchio, stringendomi la mano ed incrociando le nostre dita.

‘’Cosa?’’ sussurrai, ricambiando la stretta ed avvicinandomi di più a lui.

Lui mi baciò a fior di labbra, prima di dire ‘’Non ho che te’’.

‘’Anche io’’ concordai. ‘’Sei la persona più importante della mia vita’’.

‘’Diana, tu sei la mia vita’’

Mi svegliai di colpo, ansimando e sudando ancora.

Carl era sulla soglia della mia porta, con le braccia incrociate al petto- mentre mi faceva una vera e propria radiografia.

‘’Chi è che sarebbe la persona più importante della tua vita, mrs Parlo-Nel-Sonno?’’ sogghignò. A Carl doveva essere finito il ciclo, evidentemente, data la sua simpatia.

‘’Io non parlo nel sonno’’ ringhiai, rotolandomi nelle coperte.

‘’Si, va bene’’ scherzò lui. ‘’Ora ti alzi? Ho fatto anticipare da Peter la tua visita, che è tra…’’ guardò il suo orologio. ‘’Esattamente quindici minuti’’

‘’CHE COSA?’’ urlai, saltando giù dal letto. Non avevo niente di rotto o sarei morta di dolore, ma una visita mi avrebbe fatto comodo. Cazzo di Carl.

Mentre correvo per la stanza raccattando vestiti, e mentre gli urlavo contro le peggio parole, mi fermai di botto sventolandogli una mutanda davanti al volto. ‘’Posso sapere perché l’hai fatta anticipare, menomato?’’

‘’Perché ti accompagno io’’.

Mors omnia solvitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora