Capitolo 27

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Non sapevo come erano finiti a parlare di football, considerando che c’erano argomenti che avevano una netta priorità, ma era così e basta. Dovevo abituarmi al bipolarismo di tutti gli abitanti del Bronx. Eravamo seduti a tavola da circa un’ora, io, mio padre, Ted, Zayn, Carl ed altri membri della Dark Roses che non mi interessava neanche conoscere. Gli Hurricane non avevano fatto nulla di cattivo o maleducato, fino a quel momento, a parte qualche parolaccia e qualche bestemmia che si lasciavano sfuggire di tanto in tanto- spesso. Erano solamente in sei, quelli presenti. ‘’Siamo i sei più importanti’’ aveva detto il più grosso ‘’gli altri sono a casa. Dobbiamo capire se possiamo fidarci o meno prima di presentarveli’’

Gli unici nomi che ricordavo erano quelli del capoclan, Kyle, e del suo braccio destro (che aveva una sessantina di anni buoni ed aveva origini spagnole), Pablo.

Ed ora, dopo circa settanta minuti dall’inizio del pranzo e con una fetta di torta davanti, stavano parlando di football.

E cosa peggiore, non potevo fare a meno di osservare Zayn che era seduto dalla parte opposta della tavola imbandita. Non mi aveva guardata neanche per sbaglio, non mi aveva neanche salutata, ed avevo avuto l’impressione che avesse scelto quel posto perché era distante anni luce dal mio.  Forse stavo diventando paranoica, ma non ero stupida. Zayn mi stava evitando, e ci stava addirittura riuscendo alla grande. E mi faceva una tale rabbia che mi facevano male perfino i denti. Perché doveva sempre comportarsi così? Perché era dolce il secondo prima, o quantomeno gentile, e l’attimo dopo era odioso e scostante? Si era pentito? Era per quello che gli avevo detto?

Mi era passata la fame. Avevo solo una rabbia incontrollabile, più verso me stessa che verso di lui. Infondo sapevo bene che non dovevo aspettarmi niente, ma un po’ ci avevo sperato ed avevo avuto la dimostrazione che Zayn era solamente un grandissimo stronzo. Ma io ero stata una stupida, una ragazzina, un’illusa, ed era solo colpa mia quindi avrei subito le conseguenze delle mie scelte e delle mie azioni in silenzio. Come sempre.

Carl, seduto accanto a me, aveva capito tutto guardandomi solamente negli occhi. Ma ero così trasparente? Mi innervosii anche per quello.

‘’Diana’’ sussurrò nel mio orecchio, sporgendosi dalla sua sedia per raggiungere la mia e mentre gli altri continuavano a parlare animatamente. Zayn non aveva detto una parola per tutta la mattinata, aveva parlato solo se interpellato. ‘’Va tutto bene?’’

‘’Sì’’ sospirai.

‘’Ti darei zero come attrice, lo sai?’’

‘’Si, lo so’’ replicai, atona. Non volevo parlarne. Non con Carl, che era il migliore amico di Zayn e sarebbe andato a dirglielo. Non volevo fare la parte dell’adolescente innamorata, perché io non ero innamorata di Zayn. Mi rifiutavo anche solo di prendere in considerazione l’idea. ‘’Tanto non te ne parlo, Carl’’

Lui sospirò, tirando fuori dalla tasca del jeans stracciato una sigaretta e accendendola. ‘’Come vuoi, Diana. Non sono neanche dell’umore’’ ribattè.

Non era arrabbiato, era semplicemente Carl ed avevo imparato a conoscerlo. Così mi limitai a guardarlo con gesto di sfida ed a sussurrare un ‘’e quando mai’’.

Fu in quel momento che accadde quello che non doveva accadere. Non mi ero nemmeno resa conto che mio padre e Kyle, il capo degli Hurricane, erano andati a parlare nel suo studio e che la sedia accanto alla mia era vuota. Fu occupata entro poco tempo, però.

Un ragazzo tatuato anche più di Carl e Zayn messi assieme si era seduto accanto a me, i capelli neri scompigliati ed una canotta bianca fin troppo sottile ed un ghigno che non lasciava presagire niente di buono.

Mors omnia solvitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora