Capitolo 49

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Nel Bronx pioveva ancora.

Era una di quelle pioggie incessanti e tremendamente fastidiose, e cominciavo a pentirmi di non aver pensato di portare un ombrello. Era troppo tardi, comunque. Eravamo in macchina da più o meno un'ora, Carl guidava- o meglio, sfrecciava- sull'autostrada, ed io ero seduta accanto a lui.

Sui sedili posteriori c'erano Christine e Aisha che si scambiavano sguardi truci. Evidentemente non andavano molto d'accordo.

Aisha stava simpatica davvero a poche, pochissime, persone.

''Io non ho ancora capito che cosa deve dirci di tanto importante Zayn da farci andare a New Orleans'' blaterò la rossa. Da come la ricordavo, mi era sembrava ingrassata e molto più rossa.

''Noi non c'entriamo niente'' rispose prontamente l'altra, scuotendo la testa. ''Quando imparerai che fra Zayn e Diana non c'è posto per nessuno?''

Non sapevo se essere compiaciuta o offesa da quella risposta, perchè mi sentivo terribilmente a disagio. Non tanto per Christine, avendoci condiviso un'appartamento per del tempo, quanto per Aisha. Non avevo mai avuto un rapporto così approfondito con lei, e non sapevo davvero come comportarmi. Era una ragazza abbastanza particolare, non sapevo mai cosa dire e come dirlo. Preferii fare silenzio, mentre Christine scuoteva la testa.

Eravamo quasi arrivati, ormai. Da lontano potevo intravedere i condomini di New Orleans, e leggere i cartelli che vi portavano accompagnati da un totale di chilometri relativamente basso.

Salì l'ansia, per qualche assurdo motivo.

Se, malauguratamente, quello che mi avesse detto Zayn non fosse stato vero- cosa di cui dubitavo fortemente- avrei rischiato un infarto di sicuro. E se, fortunatamente o meno, non fosse stato così tanto meglio. Non era mio fratello, aveva detto, e gli credevo. Per il momento. Gli stavo dando un'occasione.

''Diana'' disse Carl. ''Stai tranquilla. Andrà tutto bene'' e simulò un sorriso.

''Grazie'' sussurrai. ''Lo spero''

''Bleah'' digrignò i denti Aisha. ''Zayn sa dei vostri discorsi smielati?''

Le arrivò una gomitata da Christine, e stette zitta.

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Non ci mettemmo molto ad individuare il parcheggio di cui Zayn parlava, Carl- inoltre- sembrava conoscere molto bene il posto. Il centro commerciale era esattamente di fronte, vuoto. Proprio come ''mio fratello'' aveva detto. Carl parcheggiò la sua macchina nera e luccicante nel posto più vicino possibile, e ci fece segno di scendere.

Ancora allora, nel nulla e nella solitudine più totale, mi chiedevo perchè mai Zayn mi avesse chiesto di non venire da sola con il suo migliore amico. Forse voleva solamente essere sicuro, e si fidava semplicemente di chi avrei scelto. Stavo cercando di autoconvincermi.

Nel momento in cui aprimmo le portiere, compiemmo tutti e quattro lo stesso gesto: io, Christine e Aisha sistemammo meglio la pistola nella cintura di cuoio, e Carl fece lo stesso con il suo coltello.

Non biasimavo di certo la sua fobia per le pistole, e le armi ''in generale'', dopo tutto quello che era stato costretto a passare. Da come mi aveva detto, non ne aveva mai toccata una e mai l'avrebbe fatto. Aveva volutamente calcato e sottolineato l'avverbio di tempo.

''Allora'' disse, improvvisamente rompendo il silenzio. ''Il piano è semplice''

''Abbiamo anche un piano?'' sbottò Aisha. ''Wow, emozionante''

''Taci'' ringhiò il ragazzo. ''Comunque, troviamo Zayn e gli parliamo. Poi ritorniamo subito in auto, senza perdere tempo e senza dire una sola parola in più. Ricordatevi che siamo pur sempre in territorio nemico'' e a quel punto guardò me. Stava segretamente dicendo ''le vostre smancerie e i vostri addii teneteveli per dopo''.

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