Passandosi le mani sul volto, con fare disperato, domandò ‘’La supererai mai questa cosa? Non ti sto chiedendo di perdonarmi e trattarmi come fossi un semplice padre, ma di superare tutto. O almeno una parte. Non conosci la storia’’
‘’Non mi interessa neanche conoscerla’’ mi sistemai meglio. ‘’Hai abbandonato me e mia mamma quando avevamo più bisogno di te. Quando avevo cinque anni e volevo un padre. Hai idea di come mi sia sentita? Hai idea di quante colpe abbia dato a me stessa? Per cui, non venire qui in ospedale a dirmi che avrei dovuto confidarmi con te- il padre modello dell’anno- quando ho scoperto di essere incinta. Non so nemmeno di chi dei tre che mi hanno violentata. Non lo accetto’’
E sospirò perché, infondo, lo sapeva benissimo che avevo ragione.
‘’Mi dispiace, Diana’’ soffiò, con una voce che non gli avevo mai sentito. ‘’Mi dispiace davvero tanto. Quando ho conosciuto tua madre, venticinque anni fa, facevo già parte dei Dark Roses, subordinato di mio padre- tuo nonno- che era il capo. Ho cercato di cambiare per lei. L’ho sposata, anche se non credevo al matrimonio. Ho accettato di avere un figlio, anche se non sopportavo i bambini. Sono andato via dal Bronx, a Leeds- il più lontano possibile. Ero stato lasciato in pace per qualche anno. Ma avevano iniziato a cercarmi. Sapevo troppe cose, ero il figlio del capo. Non potevo esporre te e tua madre al rischio di essere prese e ferite per fare uno sfregio a me’’
‘’E quindi…è per questo che sei ritornato qui?’’ domandai, incredula. Non avevo mai riflettuto sul fatto che mio padre potesse avere una storia, una giustificazione.
‘’Solo per questo’’ soggiunse. ‘’Non avevo paura di essere ucciso perché ero un pentito, o di essere preso a bastonate. Io avevo solo paura per voi. Non dovevate, e non dovete pagare voi, il prezzo dei miei errori’’
La schiena faceva ancora male, ma ero troppo impegnata a pensare a mio padre e alle sue parole per notarlo.
‘’Sei identica a me’’ sorrise lui. ‘’E se lo sei anche caratterialmente, so che non mi perdonerai mai. Non pretendo che tu lo faccia. Non pretendo che tu accetti di essere…mia figlia e basta. Ho sbagliato tante volte nella mia vita, ma non mi pento di essermene andato. Non mi pento di aver scelto di vivere quella vita che avevo abbandonato per proteggervi. Voi…siete l’unica luce che mi resta’’ sorrise amaramente.
‘’La ami ancora?’’ chiesi, a bruciapelo. E non mi spaventava la risposta, perché qualunque essa sarebbe stata mia madre non sarebbe mai ritornata indietro. Nemmeno per Peter.
‘’Non smetterò mai di amarla. Ho cercato di cambiare per lei in primis. Mi dispiace di averla delusa’’
‘’Però ti sei risposato. Hai avuto un figlio’’
Maledetto papà, perché fra tutti i figli e i fratelli del mondo proprio Zayn? Perché?
‘’Non mi sono mai risposato, perché io e tua madre non abbiamo mai divorziato ufficialmente. E non mi sarei risposato comunque’’
‘’COSA? NON SIETE DIVORZIATI?’’ urlai troppo forte, e uno spasmo di tosse mi colpì bruscamente. Che diavolo stava dicendo?
‘’Non sulle carte. E Zayn è…successo. E’ stato un errore, io non volevo un figlio. Non amavo neanche sua madre. Sono rimasto con lei solo per il bambino. Per quanto crudo e brutto possa essere, non volevo commettere con Zayn lo stesso sbaglio che avevo commesso con te’’
‘’Mi fa male la testa’’ mi lamentai, strofinandomi le tempie con le dita. ‘’E questa è la tua vita dopo di me. Non devi spiegarmi niente. Ora puoi lasciarmi dormire? Sono stanca e non so che pensare’’
‘’Prova a non pensare e basta’’
E poi come si era permesso di dare a Zayn dello ‘’sbaglio’’? A proposito di Zayn…
‘’Peter’’ lo chiamai, prima che uscisse dalla stanza. ‘’Zayn è…venuto a trovarmi, per caso?’’
‘’No’’ scosse la testa. ‘’Ci sono stati solo Carl e Ted’’
‘’E Gabriel?’’
Il suo stato comatoso mi sfrecciò nella mente, e cercai di mandarlo via. Sicuramente sarebbe stato bene. Aveva la pelle dura, lui.
‘’E’…morto’’
Non dissi nulla. Perché una parte di me lo sentiva, e l’altra voleva vincere per forza. Perché è incredibile come l’attimo prima ci sei, e quello dopo non ci sei più. Perché il pomeriggio del giorno dopo, quando ritornai a casa e salii in camera mia trovando Zayn sdraiato sul mio letto, capii che niente era più certo o prevedibile. Solo la morte.
‘’Che ci fai qui?’’ domandai, acida, incrociando le braccia al petto.
Quattro giorni.
Ero stata in ospedale per quattro giorni e non era venuto neanche una volta. L’avevo sognato la prima sera, ma un sogno è lontano anni luce dalla realtà.
‘’Come stai?’’ domandò.
‘’Saresti potuto venire a chiedermelo’’ lo istigai. ‘’Comunque, adesso sto bene’’
Lui si alzò dal letto e mi si avvicinò così tanto che indietreggiai. Eppure, ora che lo avevo così vicino e sentivo meglio il suo profumo di menta e fumo, cominciavo a chiedermi come fosse possibile che avessi fatto un sogno così realistico. Sembrava così…vero.
‘’Non mi sembrava il caso’’ sussurrò. ‘’Si può sapere che cazzo ti è passato per la testa? Tenerci nascosto che eri incinta? E perché, poi?’’ ringhiò.
Io mi allontanai del tutto.
‘’Ora mi farai la predica anche tu?’’ sbuffai. ‘’Mi lasciate in pace? Voglio solo dimenticare’’
‘’NO!’’ urlò lui. ‘’Non hai capito che poteva essere pericoloso? Potevo avere un’emorragia e perdere tantissimo sangue? Se ce lo avessi detto avremmo fatto rimanere qualcuno con te, le cose sarebbero andate diversamente!’’
‘’Ma che ne sai?’’ sbraitai. ‘’Che ne sai tu di come mi sento e di come sarebbero potute andare le cose? Sono l’ultimo dei tuoi pensieri Zayn! E Gabriel è morto ed ora ho ben due vite sulla coscienza!’’
Al sentir nominare Gabriel si incupì.
‘’Non nominarlo nemmeno’’ sputò. ‘’Non fare il suo nome e non dire che ce l’hai sulla coscienza. Sai perché è stato sparato? Per proteggere me’’ e la sua voce era rotta e flebile. ‘’Non sai che si prova’’
Io scossi la testa. ‘’Nemmeno tu sai che si prova’’
Lui si allontanò dal bordo del letto e si recò verso la porta. ‘’Sei solo una ragazzina viziata, Pearson. Sei solo un’egoista, perché non sei l’unica a soffrire’’
‘’Zayn, vaffanculo’’ ringhiai. ‘’Se io sono un’egoista, tu sei un menefreghista. Vai a quel paese, non mi conosci’’
Lui sogghignò, ed era da tanto tempo che non lo faceva. ‘’Sei ancora in tempo. Scappa, Ana’’ uscì.
Ana?
Dove avevo già sentito quel soprannome?
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Mors omnia solvit
FanfictionMi guardò con quel suo sguardo vispo e tremendamente tenebroso, poi si fece improvvisamente serio. Questa fanfiction non è scritta da me bensì da una mia amica che l'ha pubblicata su efp. Le ho chiesto il permesso, quindi eccoci qui! Per chi voless...