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Chiusa tra le mura della sua piccola stanza da letto, Lucy controllò per l'ultima volta l'orario che lampeggiava a intermittenza dalla radio sveglia scassata lasciata a far polvere tra i ripiani di quella che avrebbe dovuto essere una libreria e che, invece, raccoglieva cianfrusaglie di ogni sorta ed epoca; roba che avrebbe dovuto buttare ma che invece era ancora là, più per mancanza di voglia che per dimenticanza.

E così, tra i ripiani, assieme a qualche vecchia cassetta musicale e qualche vinile lasciato a invecchiare tra le due pile di libri scolastici, erano disposte senza cura alcuna vecchie riveste di moda, ritagli di giornali e quaderni dalle pagine ingiallite dimenticati da tempo immemore da una madre sempre più assente, giorno dopo giorno, perché presa dal suo intento di far quadrare i conti in tasca mentre suo marito, l'ultimo arrivato in famiglia, quando non si spaccava la schiena in una di quelle fabbriche che davano da mangiare a molte famiglie del quartiere, si distruggeva il fegato con alcolici di scarsa qualità riversando poi la propria frustrazione in famiglia.

La sveglia segnava le dieci di sera in punto e Lucy, sistemati i lunghi capelli lisci in una treccia elegante che le scendeva lungo spalla destra, sgattaiolò fuori dalla stanza sperando di trovare tutti profondamente addormentati. In punta di piedi raggiunse la camera da letto matrimoniale e, infilata appena la testa tra stipite e porta, controllò se le figure stese sopra il lenzuolo dormissero realmente.

Chiamò l'uomo un paio di volte e, non ricevendo risposta, socchiuse nuovamente la porta tornandosene svelta nella sua stanza dove terminò di prepararsi prima dell'arrivo di Tory e Sandra, le sue più care amiche.

Come le altre due ragazze, anche lei avrebbe raggiunto presto la maggiore età, ma a differenza di queste ultime, non le era però permesso uscire di casa dalla porta principale, almeno dal lunedì al venerdì, così, quel venerdì notte, quando tutta la casa già dormiva, uscì dalla finestra della sua stanza da letto e raggiunto con attenzione il tetto, si calò dalla scala che il patrigno lasciava adagiata contro la parete di legno per terminare il lavoro al tetto che aveva cominciato mesi prima.

Una volta attraversata la strada e allontanatasi dalla proprietà di qualche centinaia di metri in direzione della fermata dell'autobus, Lucy sistemò meglio possibile la camicetta bianca legata in vita, dalla quale faceva capolino un aderente top azzurro a coprirle parte del seno voluminoso.

Passò i palmi lungo il jeans a vita alta e si guardò attorno in attesa di essere raggiunta dalle due ragazze, in ritardo già di qualche minuto rispetto al piano di marcia.

- Hey! Pssss... Lucy! - sentì chiamarsi da dietro le spalle e si voltò scorgendo Sandra che camminava a ridosso della luce arancione del lampione, dall'altra parte della strada, dove la carreggiata si immetteva in uno degli incroci che confluivano lungo la via principale.

- Dov'è Tory? Non sarebbe dovuta essere con te?- chiese all'amica, scostando un capello dispettoso che, uscito dalla treccia, le pizzicava insolente il naso.

Sandra non le rispose subito, ma portò le mani ai fianchi fasciati da una cortissima e aderentissima gonna in pelle nera, e la squadrò da capo a piedi.

- Come diavolo di sei vestita? Sembri pronta per uno dei concerti di Bon Jovi. Dio... ti devo insegnare tutto. Appena arriviamo ti trucco come si deve e poi vediamo di far saltare qualcosina fuori da questa corazza improvvisata che ti sei messa addosso. Magari un capezzolo, che ne so - aggiunge picchiettando l'indice al labbro inferiore - E Tory ci attende due fermate più avanti-

- Oh no! Il mio viso va bene così, non metterò nulla di eccentrico e cosa ancor più importate, non toglierò nulla di quello che indosso. E poi ancora non ho capito bene cosa andiamo a fare al Troubadour di venerdì sera. Se devo essere sincera, quel tratto di strada e soprattutto i locali che ci sono lì non mi fanno impazzire ultimamente. La musica è una schifezza...- replicò stizzita, mentre entrambe si avviavano alla successiva fermata del pullman, più lontano possibile dallo spettro d'azione dei genitori addormentati.

- Ho sentito che Josh dà una festa in casa sua, ci sono tutti quelli che contano... andiamo là- esordì convita, cercando di far cambiare idea all'amica ma ogni tentativo era invano. Sandra ridacchiò e scosse la testa.

- Ritenta Luc, sarai più fortunata. Ma cosa vai a fare a una festa noiosissima, dove c'è gente noiosissima, quando abbiamo la possibilità di ascoltare quei gran fighi dei Guns da sotto al palco... praticamente, se allungo la mano e lui è a tiro, riuscirei a toccare la gamba di Slash e magari qualcosa di più risalendo un po'... -rispose Sandra cercando di reprimere l'urletto che le era uscito dalla bocca al solo pensiero di mettere la sua manina sulla coscia del chitarrista.

Lucy la guardò da dietro le lunghe ciglia, aggrottando le sopracciglia in risposta alla scena raccapricciante che le si era parata in testa.

- E dimmi, Slash quale sarebbe tra quei cinque delinquenti?- chiese più per passar tempo che per interesse vero.

- Quello più bello, ovvio...- sbuffò e sollevò gli occhi al cielo, incredula che l'amica non sapesse nulla di quella band del posto. - Slash è quello riccio, sempre senza maglia e sudato. -

- Un uomo di Neandertal, in pratica. E tu vorresti sporcarti le mani col sudore puzzolente di uno che forse avrà anche le piattole addosso...- ridacchiò Lucy ricevendo in risposta uno spintone scherzoso.

- Le aveva, le piattole. Ora è pulito... penso- replicò l'altra ridendo. - Per lui sfiderei anche le piattole-


Raggiunsero la fermata e attesero che arrivasse Tory. Si accesero una sigaretta e sedettero sulla panchina coperta di scritte colorate.

- Scusate il ritardo...-

Lucy voltò la testa e si sporse in avanti per salutare l'amica che, a guardare bene, sembrava vestita tale e quale a Sandra: trucco troppo scuro e abiti eccessivamente provocanti. Non le pareva neppure lei così conciata.

- Luc, ma come diavolo ti sei vestita... sembra che tu stia andando a un concerto di...-

- Sì, ok. Di Bon Jovi, ma potrei dire lo stesso di voi. Non vi ho mai viste così acchittate di venerdì sera... Vogliamo andare ora, che muoio dalla voglia di finire schiacciata tra il palco e degli invasati come voi-

Risero e salirono sull'autobus che passò da lì a poco, sedendosi in fondo, lontano da un coloro che sonnecchiavano in silenzio, in attesa della loro fermata che li avrebbe riportati a casa.

Nightrain - Guns N' Roses - IN AGGIORNAMENTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora