Il percorso dall'auto all'ascensore del palazzo fu decisamente breve e silenzioso, complice la voglia di trovarsi il prima possibile soli e in un ambiente riservato. Se confrontato con il tempo totale che impiegarono a raggiungere il piano in cui si trovava l'appartamento di Lucy, la salita in ascensore durò quasi un'eternità.
Appena le porte si chiusero alle loro spalle e la cabina iniziò la sua lenta salita, Izzy le fu addosso, schiacciandola contro la parete bianca con il viso affondato nel suo collo, respirando il suo dolce profumo. Premette il tasto di arresto immediato dell'ascensore e si staccò dalla pelle delicata della gola, rivolgendole un sorriso carico di aspettativa. Si impossessò nuovamente delle sue labbra e premette ancora il proprio corpo contro quello di lei, sbottonando con mani irrequiete la
la fila di bottoni che tenevano uniti i lembi di stoffa della lunga giacca. Si fece strada attraverso quel mucchietto di abiti striminziti che indossava, fino ad accarezzare la morbida curva del gluteo, tastandone la solidità attraverso il cotone degli slip con il palmo della mano, prima di farle sollevare la coscia contro il suo fianco e scivolare le dita al di sotto dell'orlo, incontrando il piacere crescere in lei.Le si staccò dalla bocca e la osservò appoggiare la testa contro la parete della piccola cabina, con gli occhi serrati e le labbra leggermente schiuse per facilitare la respirazione e gli ansiti. Izzy spostò lo sguardo alla sua destra, osservando eccitato le loro figure riflesse allo specchio e gli piacque vedere il modo in cui si era abbandonata alle sue dita, affidando il proprio corpo alle carezze che le stava offrendo. Incontrò lo sguardo azzurro, carico di desiderio attraverso lo specchio, e rimasero a guardarsi per alcuni interminabili secondi, lui spingendola oltre il limite e lei cercando di non crollare sotto l'assalto di quelle stesse dita.
Di una cosa era certo, Izzy, in quel preciso momento: doveva averla e placare quella fame crescente di lei. Doveva togliersi una volta per tutte quel bisogno violento che continuava a tornarlo ogni volta che la vedeva. Si era spinto troppo poco oltre le altre volte, e il risultato era stato quello: un'impellente crescita esponenziale della frustrazione sessuale.
Era deciso, si sarebbe sfamato di lei fino a estinguere quel fuoco che alimentava da troppo tempo il desiderio e sarebbe stato pronto ad andare avanti con la sua ragazza, ad averla accanto a lui nei mesi antecedenti il tour, relegando, quanto più possibile, Lucy a ombra inoffensiva.
- Portami a casa, Izzy- mormorò, mentre ancora fissava lo specchio lasciando scorrere lo sguardo lungo le sagome delle loro figure allacciate.
Il chitarrista pigiò nuovamente il numero quattro e sfilò le dita da sotto l'indumento intimo ormai umido della ragazza. Tornò a baciarla, insinuando tra le loro bocche le due dita che sapevano di lei, mentre l'ascensore proseguiva la sua salita fino al piano. Si staccarono l'uno dall'altra qualche attimo prima che la cabina arrestasse la corsa e la osservò cercare di darsi una rapida sistemata prima uscire dal quell'angusto spazio. Le porte si aprirono e il volto di un'anziana dall'espressione tutt'altro che amichevole comparve di fronte ai loro occhi. Guardò prima Izzy, squadrandolo dal basso del suo metro e cinquanta all'alto del metro ottanta del chitarrista e poi Lucy, soffermandosi a fissare, con occhi ridotti a fiammanti fessure, il viso arrossato e sconvolto della ragazza.
-Non si tiene occupato un ascensore tutto questo tempo...- gracchiò acida, infilandosi tra i due che ancora non avevano lasciato la piccola cabina.
- Rilassati, nonnetta, che la vita è già una merda di per sé...- rispose Izzy contrariato, ma venne strattonato da Lucy che lo trascinò per la manica della giacca via da quella vecchia impicciona con problemi di sonno. Attese che le porte si chiusero per rimanere ancora una volta soli e sorrise guardando la sua snella figura che le dava la schiena. Aderì con le spalle alla parete del lungo corridoio illuminato dalla fredda luce artificiale dei neon e portò le dita ai primi bottoni della camicetta azzurra, che con gesti molto lenti iniziò a sbottonare, in un frusciare sensuale di stoffa, risvegliando l'interesse del chitarrista, il quale, voltato di spalle, si stava domandando cosa diavolo facesse quella vecchia strega sveglia alle tre del mattino.
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Nightrain - Guns N' Roses - IN AGGIORNAMENTO
FanficAnno 1989, parallelamente al raggiungimento del successo, la band comincia a essere ampiamente conosciuta dal pubblico anche e sopratutto per via degli eccessi: alcol, droga, sesso e musica scandiscono le vite dei cinque giovani in un via vai di don...