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Era rincasata quando ormai le lancette dell'orologio segnavano le tre e mezza del mattino, ma non era riuscita a prendere sonno fino a quando le prime luci del giorno avevano rischiarato il cielo buio.

Aveva pensato alla serata appena trascorsa in compagnia dei quei ragazzi, tutti particolari, tutti seriamente fuori di testa e soprattutto carini, ognuno a modo suo. Le era rimasto simpatico Duff, il ragazzo alto quasi due metri, pallido di carnagione come gli altri (se si escludeva il giovane riccio, forse mulatto) che suonava in quel modo composto, anche a tratti elegante. Peccato solo per il fatto che fosse stato ubriaco perso: sarebbe stato una compagnia ancora migliore sobrio... se lo sentiva Lucy. Aveva anche rimuginato sopra l'atteggiamento bizzarro del cantante; inizialmente allontanata a male parole e poi avvolta nella sua giacca calda, lasciata in fondo al letto una volta tornata a casa. Degli altri non sapeva cosa dire, non ci aveva parlato.

Aveva, inoltre, covato rabbia nei confronti delle sue amiche, che oltre ad averla spinta in quel locale l'avevano convinta a raggiungere i musicisti in privato, sparendo assieme a loro in attività delle quali non voleva saperne nulla: certa che non avessero giocato a carte.

Rotolò sulla pancia e sfilò il cuscino da sotto al viso per coprirsi la testa dalla luce solare che in quel momento illuminava l'intera stanza. Sentì qualcuno trascinarsi oltre la porta della stanza, chiudendosi nel bagno tra la sua camera e quella dei genitori. Il ritmico suono dell'acqua della doccia, che impattava contro le mattonelle la cullò nuovamente in un mondo di sogni fatto di capelli biondo rossicci e lineamenti da angelo.

Dormì fino alle due del pomeriggio e dopo aver messo sotto i denti un sandwich al formaggio e pollo, uscì di casa con lo zaino in spalla contenente la giacca di Axl. Prese il pullman per raggiungere prima la fermata adiacente alla casa dei ragazzi e si chiese se le sue amiche avessero passato la notte assieme a quei cinque. Guardò l'orologio che segnava le tre in punto e, scesa dal mezzo di trasporto, si trincerò dietro un paio di grossi occhiali da sole per proteggere gli occhi sensibili dalla luce violenta. La strada, che ore prima pullulava di ragazzi, in quel momento pareva deserta, tranne per qualche adulto che passeggiava assieme al suo cane.

Si fermò di fronte alla porta di quella che doveva essere la loro casa e, prendendo per un momento il labbro inferiore tra i denti, optò per la seconda ipotesi: mollare la giacca in terra e andarsene via. Ovviamente non lo fece e poggiò il dito contro il campanello, attendendo che qualcuno andasse ad aprirle.

Dopo un tempo che parve infinito, davanti al suo campo visivo comparve il ragazzo con i capelli ricci che in quel momento erano una matassa indisciplinata di molle aggrovigliate, con indosso un paio di calzoncini corti, grigio scuro, che pendevano ma non cadevano dai fianchi magri. Si spostò i capelli dagli occhi assonnati e la guardò accigliandosi.

- Chi cerchi?- le chiese con voce resa roca dal sonno.

- Ehm... Cerco Axl. Devo ridargli la giacca che mi ha prestato ieri- rispose in leggero imbarazzo.

- Qua dormono ancora tutti. Puoi lasciarla, la vedrà di sicuro quando si sveglierà- rispose lui, afferrando il pantaloncino che stava scivolando pericolosamente in basso.

- Ok, ok. La lascio allora. Senti ma le mie amiche sono ancora qua con voi?
Non le vedo da ieri, dopo il concerto, quando sono sparite con te e l'altro- domandò Lucy mentre lui le faceva strada verso quella che avrebbe dovuto essere una sala, indicandole poi il divano sul quale lasciare la giacca. Lucy ci posò sopra lo zaino e armeggiò per aprirlo.

- Ah, ma tu sei la tizia di ieri notte. Quella vestita strana. Non ti ricordavo così carina. Comunque sì, sono in
camera mia e di Izzy che ancora dormono- rispose, reggendosi ancora i pantaloncini con la mano destra.

Lucy lo guardò in volto prima di posare la giacca di Axl sul bracciolo del divano. Nonostante si fosse appena svegliato e avesse dei postumi da paura, era sorprendentemente bello. Alto e con un fisico tonico, a differenza di quello che ricordava degli altri ragazzi della casa. Probabilmente mulatto, aveva un paio di occhi di un nero sorprendente, nascosti dietro quella montagna di ricci castani.

- Ok. Salutami Axl e Duff, allora e ringrazia il primo per avermi dato la sua giacca- disse Lucy distogliendo l'attenzione dal volto ipnotico.

Slash le afferrò la mano nel preciso istante in cui lei si girò per andarsene e la bloccò sul posto, indirizzandole un sorriso di scuse.

- Mi faccio un caffè, te ne offro un po' se vuoi. Qua abbiamo solo caffè, alcol e sigarette...- aggiunse lasciandole la mano e avviandosi verso la cucina a soqquadro. Lucy si fermò sulla soglia di quella stanza rimanendo a bocca aperta. Ogni superficie era invasa da bottiglie vuote di ogni genere, da birre e superalcolici di varia natura, e mozziconi di sigarette spenti praticamente ovunque. Era un porcile che emanava un forte odore di alcol e fumo stantio, peggio di quello che aveva respirato nella piccola sala.
Slash versò il caffè caldo in una tazza pescata a casaccio nel pensile sopra il lavello colmo di bottiglie di Jack vuote e gliela passò, prima di prepararsene una per lui.

- Voi mangiate anche?- chiese lei portandosi una ciocca di capelli ormai liscia dietro l'orecchio e avvicinandosi al tavolo.

Slash la guardò da dietro la tazza. - A volte- ridacchiò e scolò in silenzio il suo caffè.

- Hey, Slasher, versane un po' anche a me-

Riconobbe a volo la voce roca di Axl e si voltò da sopra la spalla per guardarlo. Era poggiato con il fianco allo stipite della porta e aveva le braccia incrociate sotto al petto: la guardava senza vero interesse. Poi sollevò le sopracciglia, quasi l'avesse finalmente riconosciuta e la salutò con un sorriso. Lucy rispose al sorriso e tornò a sorseggiare il suo caffè caldo. Se Slash indossava corti pantaloni sempre in procinto di cadere in terra, Axl in quel momento vestiva una seconda pelle di colore bianco. Puntò lo sguardo in terra, lontano dai due per cercare di scacciare il disagio crescente.

- Prendi, è caldo. Con permesso, ma rischio di rimanere nudo se non vado a cambiarmi i pantaloni- disse Slash con un sorriso mozzafiato sul viso che incontrò lo sguardo azzurro di Lucy.

Passarono dei secondi prima che lei parlasse nuovamente, spostando lo sguardo dalla schiena color miele di Smash al volto perfetto di Axl. - Ti ho riportato la tua giacca di pelle; è sul divano. Grazie mille, Axl. Sarei congelata se non me l'avessi prestata- gli disse avvicinandosi al lavello dove poggiò la tazza sopra le bottiglie.

- Non ti ricordavo così bella, sai? Mi parevi una Hippy sfigata. Invece...- disse lui prima di tornare al discorso. - comunque, non me la sentivo di lasciarti tremare come una foglia. Allora, verrai a sentirci nuovamente? -

Lucy si voltò, poggiando il bacino contro la cucina e gli sorrise. - Penso proprio che tornerò, sì. Ci sono canzoni che meritano un secondo, se non terzo, ascolto. E voi siete veramente dei portenti-

Axl sorseggiò lento il suo caffè fumante e raggiunse una delle sedie attorno al tavolo. - Dimmi, conoscevi almeno una delle canzoni?-

Lei annuì. - My Michelle. Sandra la canta spesso mentre si sistema prima di uscire. Praticamente la canta ogni volta che sono da lei e ovviamente conoscono a memoria la prima strofa. Non offenderti, ma non mi piace-

Axl rise e la guardò scuotendo la testa. -Penso che tu apprezzeresti molto più la piega che darò al nuovo album. Siamo forse più simili di quanto tu pensi, biondina- detto quello lasciò la tazza sul tavolo e si alzò, incamminandosi verso l'uscita della cucina urlandole un grazie per aver riportato la giacca.

Lucy rimase sola in quel casino che era la cucina. Sorrise e si diresse verso la porta d'ingresso della casa, intenta a farsi la strada di ritorno a piedi, sotto il sole caldo di giugno.

Nightrain - Guns N' Roses - IN AGGIORNAMENTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora