XXXVIII - Dust and Bone

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- Cosa c'è?- chiese Izzy, abbassando lo sguardo fino ad intercettare gli occhi tristi di Sarah, celati dietro la fitta cortina di scure ciglia.

La sentì stringersi a lui, tirando sopra le spalle nude il lenzuolo nero che copriva i loro corpi allacciati. Benché volesse negare la pura realtà delle cose e non considerare le varianti in gioco, che avrebbero minato quel loro forte rapporto di... sesso? amicizia? non sapeva neppure come classificarlo, era più che certo che sarebbe stato il suo ultimo giorno nella perfetta e idillica bolla di sapone che si era creato attorno: una casa, una tranquilla routine e una donna che lo adorava.

Tornare a Los Angels avrebbe significato lasciare i panni di Jeffrey Dean Isbell per essere di nuovo Izzy Stradlin, il chitarrista ritmico dei Guns N'Roses, circondato da fama, donne e successo. E dove c'erano donne pronte a tutto c'erano inevitabilmente guai con la G maiuscola.

- Te ne stai per andare, Jeff. È normale che io sia triste- rispose con voce monocorde e depose un casto bacio sul pettorale del ragazzo, laddove la pelle reagiva al suo respiro increspandosi.

Izzy le poggiò l'indice sotto il mento e le fece sollevare la testa quel poco che bastava per poterla guardare negli occhi. Lasciò un delicato bacio su quella bocca socchiusa, prima di poggiare le labbra contro la fronte della ragazza. Non aggiunse nulla e rimasero così per un tempo che parve infinito, stretti l'uno all'altra.

Si era cacciato in un grosso guaio, fingendo di poterle dare più del sesso che era solito concedere a una donna, perché sapeva a cosa sarebbe andato incontro. Se inizialmente l'idea di averla con lui a Los Angeles prima e in Tour poi gli era parsa una ottima trovata, mano a mano che tornava con i piedi per terra realizzava che quel mondo non era fatto per fidanzate e mogli. Una cosa era portare una fidanzata alle prove o in sala registrazione e una cosa era gestire contemporaneamente concerti, fan, groupy e fidanzate/mogli. E per esperienza diretta sapeva che non sarebbe riuscito a sfuggire a lungo al richiamo della carne, specie se gli altri invitavano disponibili e disinvolte ragazze al dopo show o direttamente in stanza  Era diventato sobrio e libero dalle dipendenze, questo sì, ma ciò non voleva dire che aveva appeso al chiodo anche il suo arnese.

- Mi mancherai per davvero, e conoscerti è stata la cosa più bella che mi sia capitata- aggiunse e si puntellò con le braccia sul petto del ragazzo fino a trovarsi faccia a faccia con lui, guardandolo dritto meglio occhi. - Mi hai dato tanto e tanto mi lascerai. Non sono una stupida, e so come è la vita a Los Angeles, infondo ci sono nata e cresciuta. So che non potrai attendermi e so che questa è stata una parentesi per te, ma voglio che tu sappia che sei stato il miglior balsamo lenitivo mai avuto per la mia anima. Mi hai riportato in vita dopo troppo tempo. -Si morse il labbro e spostò lo sguardo ora lucido, visibilmente in difficoltà per via delle emozioni che rischiavano di avere la meglio sul suo autocontrollo.

- Sarah, io...-

Ma venne zittito dal dito di lei che gli si posò sulle labbra. - Ssh, non parlare... non ora... Non sono sieropositiva perché, come dicono qua tutti, mi drogavo. No. Lo sono diventata perché mi ero innamorata di una persona subdola che mi usava come suo giocattolo personale, prendendosi tutto di me dalla verginità alle emozioni che provavo, incurante che l'unica cosa che poteva offrirmi in cambio era l'HIV. Lo sapeva, lui, di essere infetto e mi ha lasciato questo marchio di morte addosso. Io lo osservavo bucarsi, farsi, sniffare, fumare e a volte preparavo io stessa le dosi, ma non sono mai andata più in là di qualche pista. Poi ha cominciato a stare male seriamente e mi diceva che non era niente. Di nascosto andai a fare l'esame e risultai positiva. Avevo 17 anni. L'anno seguente fui spedita qua a Lafayette per poter ricominciare, ma le voci girano veloci... - fece una pausa- Lui è morto di overdose lo scorso anno, portandosi dietro un'altra giovane ragazza. Ora sai tutto di me, ma manca un'altra cosa...-

Tornò a guardarlo ricacciando indietro le lacrime che minacciavano di scivolare lungo le guance e, bocca contro bocca, sussurrò un debole ma sentito ti amo. Izzy ricambiò il bacio e rotolò fino a trovarsela stesa sotto al proprio corpo, evitando di schiacciarla contro materasso puntellandosi sui gomiti. Non parlò, non poteva dire nulla e sopratutto non voleva ferirla con stupide bugie in quel momento, ma colmò il vuoto tra loro, possedendola lentamente, baciando le lacrime che a tradimento scivolavano lungo le guance.

Erano passate circa dieci ore da quando si era messo alla guida del suo catorcio, che avrebbe dovuto rottamare quanto prima, e la fame si stava facendo sentire. Accarezzò il dorso di Treader acciambellato sul lato passeggero e sorrise verso il cane profondamente addormentato. Guardò l'orologio che segnava le otto passate di sera e si rese conto che forse era ora di fare una sosta per mettere qualcosa sotto i denti, pisciare e sgranchire le gambe, costrette nella posizione flessa da circa sei o sette ore. Aveva pensato a Sarah, Dio se l'aveva pensata ed era stato lì lì per girare l'auto e andare a riprenderla, ma ovviamente non lo fece.

Guidò per altri venti minuti, fino all'area di servizio più prossima e seguito a ruota dal suo pastore, entrò nella tavola calda annessa alla stazione.
Faceva freddo in quel posto, sia dentro che fuori il locale, talmente freddo da non riuscire neanche a sfilarsi da giacca dalle spalle. Ordinò un hamburger con patate e un paio di fette di petto di pollo per il suo amico a quattro zampe. Nonostante rimase trincerato dietro gli scuri occhiali da sole e coperto per metà dal bavero della giacca, fu ben presto riconosciuto da un gruppo di ragazzi che non esitarono a piombargli addosso con fogli, penne e... rotondità su cui inchiostrare autografi, ma prima che la voce si spargesse a macchia d'olio, il chitarrista fece ritorno all'auto, consumando lì il suo panino prima di ripartire e guidare per qualche altra ora. Il viaggio verso Los Angeles sarebbe stato ancora molto lungo.

Alle prime luci del giorno di quel sabato, Izzy si rimise in marcia dopo aver dormito circa sei ora steso sui sedili posteriori della sua vecchia auto. L'aria fresca dell'Arizona gli scompigliò i capelli, filtrando dal finestrino lasciato aperto per permettere al fumo della sigaretta di uscire e, a conti fatti, con altre sue o tre soste in conto, sarebbe arrivato a Los Angeles per le due del mattino. Non aveva un posto dove andare, non più almeno dato che i ragazzi erano stati cacciati a calci in culo anche dall'ultima casa e, a detta di Axl, c'erano stati molti cambiamenti nel corso dei mesi: lui ed Erin erano andati a vivere insieme, Duff e Tory erano ormai una coppia di sposini sdolcinati, parole di Axl, Slash viveva solo in una casa di sua proprietà, devastandosi alla grande e Steven se la spassava con la sua pornostar. Si erano comunque dati appuntamento, Izzy e Axl, per quel sabato notte e lo avrebbe atteso al Rainbow prima di pensare a una sistemazione, ma sapeva già che le alternative erano solo due: casa di Steven con una focosa pornostar ad attenderlo o casa di Slash tra serpenti e gatti... e Treader. Non sapeva quale poteva essere peggio tra le papabili abitazioni.

Nightrain - Guns N' Roses - IN AGGIORNAMENTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora