XXXVI

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Negli ultimi quattro mesi molte cose erano cambiate nella vita di Lucy, che ormai viveva da single dichiarata, e una tra queste era il modo di far quadrare i conti, zigzagando fra bollette, spese e varie ed eventuali... senza tener conto che l'appartamento che si era scelta per vivere era tutt'altro che economico, a due passi dal Rainbow. Così, una volta a settimana, non di più, e sempre a ridosso del weekend, quando il locale era né troppo vuoto e neppure troppo pieno, Lucy arrotondava il salario con extra più sostanziosi delle singole mance da cameriera, concedendo il suo corpo alla vista del pubblico maschile mentre ballava sul piccolo palco in fondo al locale, lo stesso in cui si esibivano i gruppi.

Appena varcato l'ingresso di casa, liberò i piedi dalle scarpe con tacco e si trascinò in bagno per eliminare la fatica di quel mercoledì lavorativo. Aveva terminato il servizio senza prestare molta attenzione o dar troppa confidenza al tavolo dei quattro e aveva rifiutato l'invito estesole da Tory e Duff, di raggiungerli a casa loro dopo il lavoro, con un poco credibile sono stanca, magari la prossima volta. Non aveva la benché minima voglia di reggere la candela ai due o di rimanere sola con Slash strafatto, a sostenere una probabile delirante conversazione senza senso, quella sera.

Il ricordo del volto smunto, pallido e delle occhiaie del ragazzo non volevano saperne di abbandonare la mente, concedendole tregua, anzi si ripresentavano ogni qual volta il subconscio, traditore, le invocava con maggior forza. Non era più il ragazzo che aveva conosciuto mesi prima e che dopo una prima breve ma intensa parentesi di buona convivenza e soddisfazione sessuale l'aveva sgretolata tra le sue dita come sabbia bagnata lasciata al sole, no, non lo era più. Quella che aveva visto era la versione malata del giovane chitarrista, una sorta di crepa del vaso di Pandora ancora chiuso, ma dalla quale usciva ciò di più devastante potesse popolare una mente. Non negava l'effetto che ancora le faceva, ma non voleva che l'irrazionalità l'avesse vinta sulla ragione. Era un no categorico.

Sotto il getto dell'acqua calda le venne da pensare a Izzy, ancora una volta. Spesso si chiedeva cosa facesse a Lafayette e se per davvero era riuscito a uscire dalla spirale di alcol e droga che l'aveva risucchiato. Una cosa era certa, la ragazza che frequentava in quel periodo lo aveva aiutato molto a rimettersi in carreggiata e si trovò a ringraziarla mentalmente. Una musa ispiratrice, così l'aveva chiamata Axl l'ultima volta che Lucy aveva chiesto del chitarrista ritmico. Sapeva che mancava poco al suo ritorno, molto poco e ne era felice.

I giorni trascorrevano lenti, scanditi dalla stessa monotonia di sempre. Sveglia a mezzogiorno, caffè nero con pancake per bloccare la fame, commissioni varie nel pomeriggio, acquisti o relax a seconda della giornata, e quando ormai la città era avvolta nelle tenebre Lucy vestiva i panni del suo personaggio, a seconda del giorno della settimana: sveglia cameriera dal martedì alla domenica e sensuale ballerina il venerdì.

- Dieci minuti!- urlò una ragazza dalla porta del grande camerino, lo stesso dove mesi prima le fu dato il corpetto per la prima sera di lavoro.

Lucy infilò i piedi nelle autoreggenti bianche che assicurò alla brasiliana mediate la guêpière dello stesso colore e si sedette davanti allo specchio, cercando tra i vari trucchi il rossetto scarlatto da stendere sulle labbra. Non amava molto eccedere con il make up, ma lo strip-tease esigeva una buona dose di sensualità ed erotismo.

Controllò che gli occhi non avessero colature di mascara e sistemò il boa piumato attorno alle spalle, unico indumento a coprire la mise scenica della serata. Fissò lo specchio e calò sul viso la maschera che le era stata data: una raffinata ed elegante farfalla le cui ali argentate. Ghirigori dai toni della notte coprivano l'intero volto, lasciando scoperti solo gli occhi truccatissimi, bocca e mento.

Lucy osservò di nuovo la sua immagine riflessa allo specchio: nulla da dire, era sexy e bellissima, ma non era lei. Si guardò dall'alto ancora una volta e si sentì per davvero bella, accarezzata da quel baby-doll argento e blu che aveva scelto, coordinato alla perfezione alla maschera scesa in viso. Gli stivali con i quali era arrivata quella sera a lavoro avevano lasciato il posto a delle sexy décolleté blu e l'unico indumento intimo che vestiva sotto al leggero tessuto trasparente era la brasiliana di veli, sgambata.

Nightrain - Guns N' Roses - IN AGGIORNAMENTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora