Federico non tornò in classe quel giorno.Si beccò una sospensione di tre giorni per aver lasciato la scuola senza alcun permesso.
Alle 13:30 anche l'ultima campanella suonò, rimasi in classe per riordinare le sue cose e Zambo mi aspettò sull'uscio.
Non dissi una parola per tutto il tragitto verso casa.
Il mio fratellastro mi guardava spesso, sapevo stesse per dire qualcosa."Lui non ci ha mai detto che fosse gay. Insomma neanche noi ne abbiamo mai parlato, però lo abbiamo capito da soli. Parlando con Giovanni oggi mi ha confermato questa cosa."
In realtà non mi aveva turbato affatto il fatto che Federico fosse gay, né ero rimasto shockato per ciò che Simone aveva detto, come si può pensare.
Piuttosto mi aveva fatto tanto male vedere tutti ridere di lui e nessuno difenderlo.. proprio nessuno, e nemmeno io.
Mi aveva chiesto di restare con lui, mi aveva ripetuto due volte "resta qui" prima che succedesse, e io avrei dovuto come minimo spaccare la faccia a quel cretino, uscire con lui quando non si è più sentito di stare lì, e invece lo avevo solo guardato mentre veniva umiliato dal resto della classe.
Non mi ero comportato da amico.Se fossi uscito due minuti prima e non fossi rimasto con lui sarebbe stato meno doloroso.
Per me, per lui.Erano le cinque di pomeriggio, stavamo studiando in cucina, in casa non c'era nessun altro.
"Secondo me dovresti chiamarlo." Interruppi il silenzio
"Eh?" Chiese non alzando gli occhi dal libro."Federico, dico. Almeno per sapere come sta."
"Penso voglia restare solo." Alzò le spalle."E non credi che sia rimasto già abbastanza solo? Da venerdì a stamattina non abbiamo avuto sue notizie, ora è andato chissà dove e tu che ti professi suo fratello non hai nemmeno intenzione di chiamarlo per sapere perlomeno se è ancora vivo?"
Gli urlai contro, non mi ero mai rivolto così acidamente a lui.
Ma non mi dispiacque affatto.Mi guardò finalmente negli occhi "Ben, non risponde alle chiamate, è inutile perdere tempo."
Pensò di giustificarsi, ma vide solo disapprovazione sul mio volto."Andiamo a casa sua? Ne approfitti per portargli lo zaino." Chiese, non tanto convinto.
Scossi la testa.
"Sta tranquillo, ci vado da solo. Spero sia a casa."Non sapevo cosa avrei detto alla madre, come avrei giustificato la mia presenza dopo che il figlio era stato preso in giro dall'intera classe, ma nel momento in cui bussai al campanello mi ricordai della scusa perfetta: lo zaino.
Mi aprì la porta Federico, però.
Gli occhi rossi e i capelli sparati un po' in tutte le direzioni.
Non mi disse niente.
Restammo a guardarci per un po', poi alzai lo zaino ad altezza della pancia, mostrando così il motivo della mia visita.Mi fece entrare.
Lasciai il suo zaino su una sedia, lui si sdraiò sul letto non curante della mia presenza.
Respirai profondamente e andai a sedermi accanto a lui:
"Mi dispiace" gli dissi.Mi dispiaceva per non averlo difeso, mi dispiaceva per non essere andato con lui, mi dispiaceva per come lo avevano trattato, mi dispiaceva perché i suoi amici non lo avevano cercato.
"Non è colpa tua se sono uno stupido."
Guardava qualcosa lì sul soffitto."Essere gay non significa essere stupidi."
"Ma chi ti ha detto che sono gay?" Si alterò e mi guardò accigliato.
"No-non?"
"Il fatto che non mi sia venuto duro in una sola occasione non implica che io sia gay."
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Ti dedico tutto. // fenji
FanfictionNon sentirsi mai nel posto giusto e non avere nessuno su cui appoggiarsi tormentava Benjamin da tutta la vita. Benjamin Mascolo ha da poco compiuto 18 anni e si trasferisce insieme a sua madre a Modena. È di nuovo costretto a ricominciare da capo co...