Dove stai andando?

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Nettamente in anticipo rispetto al tempo previsto dalla mia visione catastrofica della vita, Federico mi mancava già come se fossimo separati da mille anni. Fortunatamente per me, però, ero riuscito ad addormentarmi tranquillamente dopo un paio di sigarette fumate in silenzio sotto una coperta sul terrazzo con mio fratello.

Una volta con Federico avevamo deciso di fare una scommessa: non avremmo dovuto guardarci e rivolgerci la parola tutto il pomeriggio (un po' perché avevamo molto da studiare, era una scusa per non finire distesi sul letto) e chi dei due non fosse riuscito a superare la scommessa avrebbe dovuto passare per ben due settimane i compiti all'altro.

Per due settimane non ho studiato.

Se non chiamarlo, non pensarlo, non scrivergli avesse fatto parte di una nuova scommessa.. sarei stato Io questa volta a studiare per due.

Era domenica, la scuola iniziava esattamente il giorno dopo, Zambo aveva quasi finito le versioni di latino mentre io avevo finito gli ultimi due problemi di fisica assegnati.

Federico ancora non aveva espresso intenzione di tornare in Italia.

Poco prima di pranzo lo chiamai. Non ne potevo più, volevo sentirlo:

"Benjamin?" Disse.

Il tono era un po' strano.

"Amore?"

"Ti richiamo più tardi sto parlando un attimo con una persona. Tutto ok?"

"Sì, va tutto bene, ci sentiamo più tardi."

Chiusi la telefonata mentre Zambo entrò in cucina.

"Parlavi con il tuo moroso?"

Si versò dell'acqua mentre mangiucchiava un grissino.

"Diciamo. Parlarci mi sembra esagerato, ogni volta che lo chiamo ha da fare."

Mi aveva innervosito.

"È un po' il motivo per cui sei tornato, no? Lasciargli tempo e modo di risolvere la situazione."

"Lo so. Si. Però non.. "

In quel momento mi squillò il telefono, era lui.

"Fede?"

"Ben! Amore! Scusami stavo parlando con il padre di Gesine.."

"Ah. Capisco, e che ha detto?"

"Niente.. che sua figlia decide da sola quello che è meglio per suo figlio."

"Wow."

"Già."

Guardai Zambo che si aspettava gli dicessi qualcosa, ma lo ignorai.

"Ora mi chiamano per pranzare.. ci sentiamo più tardi Fede, ok?"

"Certo, amore. Ti amo."

Faticai a riattaccare senza dirgli che lo amavo.

Zambo mi guardò stranito.

Era abbastanza buffo nel suo pigiama rosso con gli elfi verdi disegnati. Era l'unica cosa che mi divertiva in quella casa, in quella città, ma in generale in qualsiasi posto senza Federico.

Io avevo così tanto bisogno di lui.

E lui aveva tanto bisogno di me.

"Ma.. perché?" Mi chiese.
Nessuno ci stava chiamando per il pranzo, mamma non era nemmeno a casa.

Sospirai sonoramente.

"Federico non risolverà mai questa situazione. Non ce la farà mai, non è in grado di decidere da solo."

Dovetti ammetterlo.

Federico non sarebbe stato capace di arrivare a nessuna conclusione.
Perché non lo avevo ancora capito?
Avevo dimenticato, forse, che pur di non trovare un modo per dirmi di suo figlio aveva cercato di allontanarmi prima che tutto iniziasse?
Avevo dimenticato che per mesi aveva omesso Mathias per paura di una mia reazione?
Avevo dimenticato quanto tempo avesse mentito a se stesso, pur di non ammettere di essere gay?

Avevo forse dimenticato quanto debole fosse Federico?

"Non dovevo lasciarlo da solo."

Gli dissi, ribadendolo a me stesso.

Sospirò annuendo.

"Potresti fare tu qualcosa.."

Mi consigliò e mi guardò dritto negli occhi. Forse fraintesi, forse in quegli occhi e in quelle parole lessi solo quello che in realtà volevo leggere:

"Devo ritornare ad Amburgo. Devo ritornare da lui."

Mi decisi alzandomi.

"Ben! No! Ma che dici? Di nuovo? Sei appena tornato, lascialo respirare!"

Cercava di fermarmi.

Scossi la testa.

"Federico non ha bisogno di respirare, ha bisogno di una soluzione, ha bisogno di me."

Feci per uscire.

"Fermati, Benjamin! Dove stai andando?"

"A fare quello che dovevo fare giorni fa."

Ti dedico tutto. // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora