Ti dedico tutto.

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Mi riaccompagnò a casa verso le 2.
Non mi accorsi dell'orario, con lui ci stavo proprio bene.
Avremmo potuto fare le 5 e non mi sarei accorto di quello che mi succedeva intorno, né avrei sbadigliato una sola volta.

Zambo era già tornato a casa ed era nel suo letto, mi aspettavo mi chiedesse delle spiegazioni.

Federico aveva deciso di andare a bere qualcosa in un bar non molto comune, per stare un po' da soli e soprattutto senza che qualcuno ci riconoscesse.

Eravamo stati tutto il tempo appiccicati su un divanetto abbastanza buio, e se vi dico appiccicati, credetemi.
Ogni tanto gli aggiustavo il ciuffo, ma la mia intenzione era solamente quella di creare un contatto con lui.
Per me lui stava bene in qualsiasi modo tenesse i capelli.

Ci fu un momento in cui restammo a guardarci negli occhi senza dire niente, e non so dirvi se passarono delle ore o solo un paio di minuti, so solo che il cameriere ci venne a chiamare perché Federico aveva messo l'auto proprio davanti alla macchina del proprietario che non poteva uscire.
Ne approfittammo per tornare a casa.

Era appena entrato in camera e mi arrivò un suo messaggio:
F: "Buonanotte.❤️"

Ero ufficialmente sotto un treno per Federico Rossi.

.

"Che ore hai fatto?" Mi chiese Zambo mentre facevamo colazione.

"Le due; tu?"

"Mezz'ora prima."

Annuii.
"Non hai detto che ti riaccompagnava a casa?" Aveva l'aria da investigatore.

"Abbiamo cambiato idea all'ultimo."
In tutto ciò io non avevo ancora avuto il coraggio di guardarlo.

"Quel succhiotto te lo ha fatto lui?" Mi chiese.

Saltai. Penso anche di essere sbiancato.
Neanche mi ricordavo mi avesse fatto un succhiotto.
Me ne sarei accorto se mi avesse fatto un succhiotto, o forse lo avevo rimosso?
Mi toccai il collo diverse volte.

"Ma quale succhiotto?" Domandai quasi shockato.

Rise. "Nessuno, ti prendevo per il culo."
Continuò a bere la sua premuta d'arancia.

"Però almeno ora ho la conferma che mi stai nascondendo qualcosa!"
Fece l'occhiolino.

"Ma che stai dicendo? Dai. Non è successo niente siamo solo andati a bere una cosa."
Lasciai la mia tazza nel lavandino e stavo per andare via.

"Se la prossima volta eviti di incenerirmi con lo sguardo quando propongo di uscire anche io con voi, magari ti credo!"
Appoggiò anche la sua tazza accanto alla mia e andò via prima di me.

Aveva già capito tutto.

Finalmente arrivò la festa dell'anno.

In quel locale continuava a entrare gente che non avevo mai visto in vita mia e che scommetto neanche Zambo avesse mai visto.

Speravo di poter avere un attimo per parlare con Federico da solo, dovevo sapere perché quando era solo con me era tutto una favola, mi scriveva h24, mi diceva cose carine.. e poi con gli altri era come se non ci fossi, come se tutto ciò lo stessi vivendo con un altro.

"Mi raggiungi un attimo nel retro?"
Gli chiesi all'orecchio qualche minuto prima delle 23.

"Yuri ha detto che ha già portato tutto lì, dobbiamo solo tirarlo fuori a mezzanotte"
Spiegò, pensando parlassi della sorpresa.

"Vieni e basta."
Mi innervosii, andai via lasciando che mi seguisse.

"È successo qualcosa?"
Chiese chiudendo la porta.

Annuii sedendomi su una cassa alta un metro.
Abbassai lo sguardo, non sapevo come iniziare un discorso.

Mi si avvicinò e poggiò le mani sulle mie cosce, facendo su e giù.
"Cosa ti ha infastidito?" Mi chiese, dolcemente.

"Tu." gli dissi, e feci per scendere dalla cassa.
Lui non si era spostato, eravamo petto contro petto.
Se non ci fosse stata la musica così alta probabilmente avrei sentito il suo cuore battere.

D'un tratto la musica cambiò.
Il nostro caro amico DJ mise la canzone del tempo delle mele.
Una di quelle canzoni che la ascolti e dici "sul serio?"

"Chi non balla questa resta da solo tutta la vita!" Urlò, sempre lui.

"Tempismo perfetto." Pensai, mentre continuavamo a guardarci, come era nostro solito.

"Balli?" Mi chiese.

Feci sì con la testa e timidamente appoggiò le mani dietro alla mia schiena.
Io le misi prima sul suo petto, poi sulle spalle, poi ancora le incrociai dietro al suo collo mentre fronte contro fronte ci muovevamo insieme a ritmo della canzone che più odiavo al mondo, e che da quel momento avrei amato.

Mi fermai ad un certo punto, non che non volessi più ballare con lui, ma avevo un estremo bisogno di baciarlo.

Quanto avrei voluto farlo prima di allora, prendermi tutta la sera solo per noi, baciarlo in quella stanza piena di oggetti sparsi, piena di amore nascosto.

Ma non accadde prima delle 23 di quella sera, quando fermo immobile ad un centimetro dalle sue labbra col cuore che mi scoppiava, mi decisi a poggiare le mani sulle sue guance rosse e sfiorare piano le sue labbra, per poi baciarlo con tutta la dolcezza e la tranquillità, che Federico, ogni giorno mi regalava.

E ad ora, capisco, che non sarebbe stato lo stesso se avessi provato a baciarlo prima, se ne avessimo parlato prima, se qualcuno lo avesse saputo prima.
Non sarebbe stato lo stesso se non fossero state le 23 di quel mercoledì sera, se non fossimo stati nel retro dello Snoopy e se fossi stato consapevole dei suoi sentimenti tanto quanto lo ero dei miei.

Riprese a baciarmi 0,2 secondi dopo che mi staccai per guardalo per capire come stesse, e lo capii anche se non ebbi tempo per guardarlo.

Lui sentiva tutto quello che sentivo io.

E io per questo, Federico, ti dedico tutto.

Ti dedico tutto. // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora