Parlava con me, parlava con Zambo, parlava con Yuri e anche con Giovanni.
Parlava tranquillamente dei cazzi suoi, di calcio, di matematica, del tempo.
Parlava, sorrideva, studiava, scriveva, mangiava proprio come se non fosse successo niente.Anche quando rimanemmo da soli era come se non fosse successo niente.
Niente.
Sapevo che non avrebbe dovuto darmi fastidio, dopotutto non era accaduto nulla di così eclatante e noi eravamo solo amici, ma erano giorni ormai che non smettevo di pensarlo, e più cercavo di ripetermi che era tutto una mia fantasia più il mio cuore batteva più veloce ogni qual volta lo guardassi.
E non sapevo cosa fare."Mi stai ascoltando?" Mi domandò mentre aspettavamo che il caffè uscisse dalla macchinetta.
"Mhmh si, ho capito."
Aggrottò la fronte e annuì poco convinto.
Di lì a poco sarebbe stato il 18esimo di Zambo, era tutto eccitato, aveva invitato quasi 180 persone, festeggiava allo Snoopy -sembrava avere una certa ammirazione per quel locale - e Federico non faceva altro che parlare della sorpresa che gli avremmo dovuto fare e dello scherzo da organizzare prima della torta.
Un po' mi innervosiva però, dopo tre giorni non aveva ancora osato toccare l'argomento: "stavamo per baciarci" e mentre io non ci dormivo la notte, lui era più tranquillo che mai.
Presi il caffè e feci per allontanarmi.
"Ben? Non sei d'accordo con qualcosa?" Mi chiese bloccandomi.
Buttai fuori l'aria:
"Si Federico. Sono d'accordo, ho io stesso progettato questa mega sorpresa, potrei non essere d'accordo?"
Non era una vera domanda.
"Il fatto è che c'è qualcosa che più di ogni altra ha la mia attenzione adesso."
Lo guardai dritto negli occhi.
Se è vero che ero trasparente allora perché non mi capiva?"Hai ragione." Disse e poggiò il bicchiere vuoto sul tavolino accanto ai distributori, qualcuno ci avrebbe pensato più tardi.
"È che non vedo l'ora di divertirmi un po' allo snoopy con i miei amici." Sorrise.
Ma, esattamente, che cosa non aveva capito?
Ritornammo in classe.
Anche quel pomeriggio, come tutti i pomeriggi di quella settimana, Zambo mi costrinse a scrivere gli inviti per il suo compleanno mentre andava in giro a finire di preparare "la festa dell'anno", come la definiva lui stesso.
Verso le sette di sera mi vibrò più volte il cellulare, feci per vedere di chi fossero i messaggi: Federico.
Aprii la chat.
Erano due immagini:
La prima era una foto della chiazza di gelato ancora sui suoi pantaloni.Sorrisi.
La seconda era un suo selfie a distanza ravvicinata, col labbro inferiore sporto verso l'esterno e le sopracciglia curvate.
Mi morsi le labbra, involontariamente.
Sembravo una quindicenne alla prima cotta.
Rimasi sulla sua chat in attesa che il mio cervello si attivasse per scrivere qualcosa di senso compiuto.
Però poi scrisse lui.
F: mi manchi :(
F: la mamma non mi ha lavato i pantaloniF: scusa per oggi, non ti ho chiesto nemmeno quale fosse questa cosa così importante
Leggevo e rileggevo i messaggi.
"Mi manchi" aveva detto, gli mancavo.B: non importa ero solo un po' agitato per il compito.
B: se vuoi ..
Cancella.
B: ti va se..
Cancella.
B: a me manca il mio gelato. Mi devi un cono oreo!F: hahahah
F: sicuro
F: ma scordati il cono, non mi rovino un altro paio di pantaloni 🖕🏻B: come è andata poi con il gelato nelle narici?
È la conversazione che avrei voluto tenere la sera stessa, non giorni dopo.
Mi stavo maledicendo.F: tutto tranquillo!!
F: che poi alla fine hai tolto tutto tu
F: imbarazzante, perdonamiB: ti sei accorto anche tu che...
Cancella.
B: si però poi stavamo..
Cancella.B: perdonato! Ora scusami, ma ho altri 38 inviti da scrivere, ci sentiamo più tardi
Se voleva giocare a fare finta di niente, avrei vinto io.
Era sabato e ci saremo visti tutti a casa di Giovanni quella sera per mangiare una pizza, poi avevamo deciso di fare un giro in centro per non ammazzarci troppo in vista del compleanno di Zambo che si sarebbe tenuto qualche giorno più tardi.
Mi sedetti accanto a Zambo e restai tutta la sera in silenzio. Non che di solito ero uno che parlava molto, ma non mi andava in alcun modo di comunicare.
Appena uscimmo da casa per andare in centro Giovanni mi prese da parte:
"Ben non so perché stasera stai così, però se è ancora per quella cosa che è successa tra di noi volevo dirti ancora una volta che mi dispiace e che.."
Non mi andava farlo continuare a scusarsi per una cosa che avevo ingigantito io e che non significava nulla.
"Giò, davvero, stai tranquillo. È acqua passata!" Gli sorrisi e gli diedi una pacca sulla spalla.
Lui per tutta risposta mi abbracciò.
"Pensavo ti infastidisse vedermi, sono contento che non sia così."Notai Federico osservarci con la coda dell'occhio e continuare a camminare.
Si avvicinò lentamente a me quando Giovanni aprì la macchina.
"Vuoi andare a prendere una cosa??" Chiese, assicurandosi che gli altri non sentissero.
"Non stiamo andando lì?"
"Sì ma andiamo io e te. Senza gli altri, intendo."
Aggrottai le sopracciglia.
"Ben, Fede, salite o no?" Chiese Giovanni abbassando il finestrino
Federico mi guardò ancora negli occhi, voleva una risposta e subito.
"No, Giò. Voglio tornare a casa e Federico mi accompagna."
Gli dissi, lasciando che andassero via.Mi sorrise imbambolato.
Io mi girai e mi avvicinai alla sua auto parcheggiata qualche metro più avanti.
"Allora? Mi porti da qualche parte o no?""Come ti è venuta in mente questa cosa?"
Erano già 10 minuti che eravamo in auto in silenzio con la radio di sottofondo, diretti non so dove.Accostò nel bel mezzo del nulla.
"Ben ti ricordi quando ti dissi di essere sicuro di essere etero?"
Federico parlò senza guardarmi."Sì."
"Non ne sono più sicuro, ci ho provato ancora a.."
Mi guardò, era preoccupato."Non ne sono sicuro."
Affermò.
"Volevo parlartene, per questo siamo qui. Isolati dal mondo."Non mi risultava nuovo, sinceramente.
Io provavo un'attrazione per lui ed ero convinto che non fosse tutto nella mia testa, non potevo essermelo inventato.D'altra parte però lui si era aperto con me come non aveva fatto con nessuno dei suoi amici, e ciò mi rendeva felice.
"Sono contento che tu ti sia capito un po' di più." Gli confessai.
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Ti dedico tutto. // fenji
FanfictionNon sentirsi mai nel posto giusto e non avere nessuno su cui appoggiarsi tormentava Benjamin da tutta la vita. Benjamin Mascolo ha da poco compiuto 18 anni e si trasferisce insieme a sua madre a Modena. È di nuovo costretto a ricominciare da capo co...