Nessun aereo partiva il 25 Dicembre per tornare a casa.Il primo disponibile era alle 9 del mattino successivo.
Federico aveva prenotato per le 11.
Mi aveva pregato di non andare via, cercava di trattenermi tirandomi verso di lui quando presi il cellulare per controllare i voli.
Ebbe solo fortuna.
Finii di preparare tutto per il mattino dopo, mi svestii e mi misi a letto, dandogli le spalle. Giocavo col cellulare, nessuno dei due stava dormendo realmente.
"Che Natale del cazzo." Pensai.
Non gli avevo detto nulla, forse lui si aspettava un minimo di comprensione o magari una parola su suo figlio.
In quel momento l'unica immagine che avevo davanti era di lui con un bambino e una ragazza, nonostante non stesse con lei, avrebbe sempre fatto parte della sua famiglia.
Un paio d'ore più tardi riuscii a sentirlo respirare più profondamente, immagino si fosse addormentato.
Feci per girarmi, era più vicino a me di quanto credessi, quasi aveva la testa sul mio cuscino.
Non aveva tolto la felpa azzurra, comunque gli stava una meraviglia.Scossi la testa nel guardarlo, come aveva potuto farmi una cosa del genere? Perché diceva di amarmi? Era realmente Federico quello di cui ero innamorato? O ero innamorato solo di quello che io pensavo fosse? Quante cose mi aveva nascosto? Quante ancora sarebbe stato capace di nascondermi?
Saltò nel sonno, forse stava sognando di cadere, a me succedeva spesso.
Aprì gli occhi spaventato, ci guardammo per quanto possibile nel buio, illuminati solo dalla luna che entrava dalla finestra.Quella notte sarebbe dovuta essere una delle più belle della mia vita, con lui, quell'hotel, quella stanza meravigliosa, la luce della luna, il letto, il nostro letto, il suo odore.
E invece era finita così.
Allungò una mano verso di me, sul mio viso gelido, mosse lentamente il pollice.
Non so perché ma quel gesto mi catapultò a quel giorno in ospedale, quando si svegliò, aveva fatto la stessa cosa, con la differenza che quel giorno ero pieno di gioia nel sentire quel movimento, mentre in quel momento quasi lo odiavo.
"Scusa.." sussurrò, piano.
"Mi hai fatto preoccupare tantissimo.."
Gli dissi."Scusa.." sussurrò.
Scossi la testa "non devi chiedere scusa, non devi."
Ricordai.
Mi avvicinai a lui, feci un sospiro profondo e nella confusione cercai di abbracciarlo, di accoccolarmi sul suo petto.
Sarebbe stato meglio non dormire in quel letto, la notte rende tutti un po' più vulnerabili.
Mi strinse tra le sue braccia, iniziò a piangere, sentivo i suoi singhiozzi.
Non volevo che lo facesse, non volevo sentirlo piangere."Non piangere per favore." Gli sussurrai, cercai di essere più duro possibile.
Beh per quanto potevo, le nostre gambe intrecciate rendevano ogni tentativo di essere freddo più difficile possibile.
Si sistemò un po' meglio, feci lo stesso.
Senza dire una parola ci addormentammo in quella posizione.E in quella stessa posizione mi svegliai all'alba.
Non fu così difficile liberarsi dalla sua presa, rimasi a guardarlo qualche minuto.
Sembrava più tranquillo della sera precedente.Scesi dal letto, mi preparai velocemente, chiusi la valigia.
Feci un po' di rumore portandola alla porta, non era mia intenzione ma si svegliò.Mi guardò confuso.
"Dove vai? Abbiamo l'aereo alle 11..""Tu hai l'aereo alle 11, io no."
Gli dissi, ammetto di essere stato un po' crudo, uscii dalla stanza."Ben!" Sentii.
"Ben per favore aspetta!" Sentii ancora, ma presi l'ascensore senza dargli nemmeno il minimo peso.
Arrivai in aeroporto, presi il biglietto, pesai la valigia, la imbarcai.
Controllai velocemente l'orario dei decolli, ero stranito quando non vidi quello delle 11:00, forse lo avevano cancellato, forse era meglio avvisare Federico? Forse no.
Velocemente mi presi un caffè al bar, stavo per andare ai controlli quando sentii qualcuno strillare il mio nome.
"Benjamin!"
Qualcuno si girò nella direzione dell'entrata, molti invece continuarono a correre in tutte le direzioni.
Pensai di aver sbagliato.
"Benjamin!"
La voce si faceva più vicina, e io lo riconobbi.Mi girai a cercarlo.
"Federico non urlare ti guardano tutti."
Gli dissi notando gli sguardi.Si piegò sulle gambe per la fatica.
"Ben, aspetta.. non prendere l'aereo per favore!"
Mi chiese."Ho già imbarcato il bagaglio, sto facendo tardi."
Feci per andare via, però poi ritornai.
Volevo avvisarlo:
"Guarda che non c'è nessun aereo alle 11 per.."Mi interruppe:
"Perché il volo era per Amburgo! Volevo portarti lì!"
Quasi mi urlò disperato.
Rimasi immobile senza riuscire a dire niente.
"Come?"
Federico lasciò la valigia e si avvicinò a me cercando di prendermi le mani.
"Lasciami! Tu sei pazzo, sei completamente impazzito! Come cazzo avresti voluto che reagissi avendolo avanti? Eh? Me lo spieghi?"
Non rispose, forse non lo sapeva nemmeno lui.
"Quando cazzo me lo avresti detto? In aereo? Magari in taxi per arrivare da tuo figlio? O avresti aspettato che me lo dicesse direttamente lui? Sei ridicolo!"
E lì urlai, ero veramente nervoso.
"Ben, non lo so, ti ho detto che avrei voluto dirtelo e mi sembrava il modo migliore fartelo conoscere direttamente!"
Sembrava molto stanco.
"Avanti Ben, vieni ad Amburgo!"
Mi chiese, disperato.
Allungò un braccio ma lo scacciai."No!"
Urlai ancora."Non voglio conoscerlo, non hai capito che non mi interessa un cazzo? Non voglio avere niente a che fare con lui, né con sua madre, né con la tua famiglia, non voglio avere più niente a che fare con te! Devi uscire dalla mia cazzo di vita!"
Ero nero. Nero.
"E allora perché cazzo stanotte mi hai dato mezza speranza?"
Non se ne capacitava.
"Perché mi facevi pena, Federico. Mi fai pena anche adesso, non ti vedi? Sei qui a chiedere l'impossibile, non lo capisci?"
Non si guardò nemmeno attorno.
"Non me ne frega un cazzo di tutta questa gente, mi importa solo di te! Per favore.."
Rispose, tra le lacrime.
"Sono mesi che mi prendi per il culo, io non so nemmeno chi sei!"
"Benjamin non è così, e tu lo sai!"
Fece di nuovo per avvicinarsi e io lo allontanai nuovamente.
"Vattene a fanculo Federico."
Sputai avido per l'ennesima volta, girai i tacchi e proseguii verso la fila per i controlli.
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Ti dedico tutto. // fenji
FanfictionNon sentirsi mai nel posto giusto e non avere nessuno su cui appoggiarsi tormentava Benjamin da tutta la vita. Benjamin Mascolo ha da poco compiuto 18 anni e si trasferisce insieme a sua madre a Modena. È di nuovo costretto a ricominciare da capo co...