La prima sensazione della mattina del primo gennaio fu l'odore del caffè."Caffè?" Pensai.
Mamma non era solita preparare il caffè la mattina.
Ma io non ero a casa.
Aprii gli occhi.
Federico seduto accanto a me con un vassoio con caffè e cornetti sulle gambe.
Mi guardava col sorriso da ebete.Mi stiracchiai.
"Buongiorno.." gli dissi con la voce impastata.
"Buongiorno!"
Lui era già pimpante.Era così bello, forse avrebbe davvero dovuto tagliare quei capelli, erano indecenti, ma lui era così bello.
"Hai intenzione di alzarti e mangiare? Io ho fame e ti sto aspettando da 10 minuti!"
"Non è vero sei appena arrivato."
Mi misi seduto."Si ma ho fame lo stesso!"
Presi il caffè mentre lui fece lo stesso.
"Non mi piace così."
Dissi."Il caffè?"
Chiese."No, non voglio stare così."
Tolsi il vassoio dalle sue gambe per appoggiarlo sul comodino, lasciai che si mettesse contro la testiera del letto e mi misi a sedere tra le sue gambe -non prima di baciargli le labbra- mettendomi con la schiena sul suo petto.
Poi ripresi i cornetti.
Mi chiese cosa volessi fare quel giorno, mi propose di andare a vedere la città o di andare a prendere Mathias.
Ci pensai su un momento e decisi che forse era meglio andare a prendere Mathias e insieme andare a fare un giro.
Così facemmo.
Alla fine non aveva nevicato abbastanza per fare un pupazzo ma fuori si continuava a gelare, così, Federico prelevò dalla casa di Gesine il piccolo Mathias con un giubbotto che gli stava decisamente grande e velocemente lo portò in auto dove c'ero io ad aspettarli.
Sembrava contento di essere in auto.
Ci rinchiudemmo tutto il giorno nel negozio di giocattoli più grande della città, ci lanciammo nelle palline di plastica, comprammo delle macchinine telecomandate (più per noi che per lui) e alla fine, mentre Federico era impegnato a mostrargli come montare i lego, attirò la mia attenzione una di quelle macchine per bambini.
Dovevo pur farmi perdonare in qualche modo per ciò che avevo combinato in quel periodo.
La presi e andai a pagarla, sperando che a Mathias piacesse guidare, e che soprattutto gli piacessero le decappottabili, proprio come piacevano al padre.
"Ben! Dov'eri?"
"Ho preso una cosa per lui."
Dissi indicando il piccolo con lo sguardo."E che cos è?" Sorrise.
"Lo scoprirai un altro giorno. Andiamo?"
Non avevo intenzione di darglielo in quel momento, piano piano, un po' per volta. Volevo prima entrare nella sua vita.
Lo riaccompagnammo e tornammo a casa.
A cena il padre di Federico non smetteva di parlarmi, era stato un po' strano - immaginavo - vedermi in giro per casa sua e per casa dei suoi suoceri in veste di suo genero in quei giorni, vedere Federico prepararmi la colazione e portarmela a letto, incrociarmi all'entrata del bagno.. quasi non riusciva a guardarci, forse era più imbarazzato di me.
Però quella sera proprio non smetteva di chiedermi di me e della mia vita, della mia famiglia, delle mie passioni, delle mie vecchie scuole.. insomma, chiedeva, rispondevo, lui argomentava, diceva la sua.. proprio come se d'un tratto fossi entrato nelle sue grazie.Non ero imbarazzato, mi piaceva parlare.
Federico però lo era per me, ogni tanto cercava di fermare il discorso chiedendo al padre di passargli qualcosa, interveniva venendo totalmente snobbato da lui, oppure tossiva.
Ad un certo punto mi portò il braccio sulle spalle cercando di distrarlo, ma neanche quello funzionò."Bene, che dite, volete un caffè? Ci fumiamo una sigaretta tutti insieme o preferite farlo da soli?"
Stavo per scoppiare a ridere ma mi trattenni, gli strinsi la mano da sotto il tavolo sorridendogli.
"Federico lo sai che non mi piace che fumi!"
Sua madre intervenne (non avendo certamente capito la battuta) mentre sparecchiava."Figliolo, sto cercando di conoscerlo meglio, non posso fare scena muta ogni volta che qualcuno mi chiede di lui!"
Spiegò passando il suo piatto vuoto a Letizia.
Di me? Gli avevano chiesto di me?
Avvampai.
"Ehm..... mi sono reso conto che non ho ancora chiamato mamma e si preoccuperà, mi accompagni?"
Gli chiesi, questa volta fortemente imbarazzato."Finalmente!"
Esclamò, mi prese la mano e mi trascinò in camera.
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Ti dedico tutto. // fenji
FanfictionNon sentirsi mai nel posto giusto e non avere nessuno su cui appoggiarsi tormentava Benjamin da tutta la vita. Benjamin Mascolo ha da poco compiuto 18 anni e si trasferisce insieme a sua madre a Modena. È di nuovo costretto a ricominciare da capo co...