Digli che lo amo.

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Punto di vista di Federico parte seconda

Quella mattina mi svegliai un po' frastornato.
Il mio primo pensiero fu Benjamin, speravo che avesse un po' pensato a quello che era successo e che avesse cambiato la sua idea, mi aspettavo un messaggio perlomeno, forse lo speravo.

Ma non era arrivato.

Scrissi a Zambo:

F: "Allora? Come sta?"

Z: "così così, non vuole parlare nemmeno con me. Dagli del tempo.. tu come stai?"

F: "Mh, potrebbe andare parecchio meglio, però.."

Z: "fino a quando non torni non credo si risolva comunque, cioè a meno che non cambi idea in un batter d'occhio credo che andrà così."

F: "lo so, lo immagino.. nel frattempo puoi ricordagli che lo amo? Davvero, te ne sarei infinitamente grato, sembra una cazzata ma so che Benjamin è così, ha bisogno di continue conferme. Digli che lo amo, per favore."

Z: "ci provo frate. Ti voglio bene."

Andai in cucina, i miei stavano parlando di qualcosa, non avevo bene afferrato il discorso.

"Federico!" Papà si accorse della mia presenza.

"Mathias? Quando lo porti un po' qua dai nonni?"

Mi chiese felicemente mentre beveva il caffellatte.

"Oggi credo, che c'è sei ansioso?" Presi un biscotto.

"No è che domani torno in Italia, ho una riunione importantissima. Poi ritorno il 31. Vorrei vederlo un po' prima andare via."

Sorrisi, mio papà era quello che la l'aveva presa peggio, e ora mi stava praticamente chiedendo di portarlo da lui.
Gli aveva anche comprato un cagnolino di pezza, non lo avrebbe mai ammesso ma ero sicuro che mancava anche a lui e che avrebbe voluto viziarlo in tutti i momenti.

Mi venne un'idea, forse pazza, forse giusta, sicuramente spiazzante.

"E se io e Mathias venissimo con te in Italia?"

Chiesi, speranzoso.

Ci fu un attimo di silenzio.

Mia mamma ridacchiò.

"Non sei capace di occuparti di te stesso, figurati di un bambino di un anno."

Si alzò per posare la tazza nel lavandino.

Mi arrabbiai.

"Non è così. È mio figlio mamma, vuoi dirmi che papà aveva idea di cosa fare quando avevo un anno? Eh?"

Si guardarono.

"Federico io avevo..."

"25 anni, un lavoro, una moglie e una casa. Lo so, me lo hai spiegato più volte. Ma non mi pare tu abbia citato chissà quali esperienze con i bambini."

Volevo che loro avessero fiducia in me, anche se io stesso non ne avevo.

"Vorrei solo avere il beneficio del dubbio. Ho 18 anni e sono ancora un imbranato, lo so, ma sono sicuro che a mio figlio non farei mancare nulla."

Li stavo quasi implorando.

Mamma si risedette.

"Hai idea di quanto pericoloso sia qualsiasi cosa per un bambino di un anno?"

"Certo che sì."

Ero sicurissimo.

Si guardarono di nuovo, mio padre alzò le mani arrendendosi.

Mamma fece un sospiro:
"Se Gesine ti da il permesso di portarlo un paio di giorni allora verrò anche io e ti darò una mano. Ma, Federico, sia chiaro: Mathias resta in casa, non esce. Se vuoi puoi invitare i tuoi amici, ma lui più di due metri avanti casa non va."

Sorrisi, non mi aspettavo dicessero di sì.
Lo fecero anche loro.

"Grazie.."
Dissi, poi di corsa andai a prendere il telefono per chiamare Gesine.

"No", "no", "no" e anche "non esiste".

Furono le sue risposte sia a telefono, sia mentre ero da lei con mio figlio sulle gambe mentre gli davo da mangiare una specie di poltiglia profumata.

"Sono solo un paio di giorni!" Le ripetevo ormai da ore.

"Bravo amore!!" Continuavo ad imboccarlo.

"Non ti capisce se gli parli in italiano."
Acida e nervosa come al solito.

Gli ripulii la bocca e il mento con la bavetta, dopodiché lasciai che giocasse con la sua pallina.

"È per questo che voglio che stia un po' con me, guarda che ho il tuo stesso diritto di stare con lui, è mio figlio proprio quanto tuo, capisco che hai paura di allontanarti ma verrà anche mia mamma, saprà cosa fare no? Per favore Gesine, ha anche tutti i documenti per viaggiare, li abbiamo fatti per questo!"

Cercai di addolcire il tono nell'ultima frase.

Sembrò pensarci un po'.

"Non lo so, ti faccio sapere in serata."
Si alzò e prese il giubbotto di Mathias tendendomelo.

La guardai stranita.

"Non hai detto che tuo padre vuole vederlo?"

"Si.. tu non vieni?"

"Dovresti essere capace di riuscire a portare tuo figlio a casa tua da solo, non hai detto di volerlo portare in Italia?"

Sorrisi.

Presi le sue cose e con fatica riuscii a mettergli anche i guanti, sembrava detestarli.

"Bene! Il primo passo è fatto. Portamelo sano e salvo."
Scherzò mentre mi accompagnava alla porta.

"A-aspetta.." disse prima che mi allontanassi troppo.

"Voglio farvi una foto."
Prese il cellulare, io avvicinai Mathias al mio viso e feci qualche verso per farlo sorridere, sorridevo anche io.

È una delle foto più belle che ho con mio figlio, siamo quasi identici.

Per fortuna andò tutto bene, riuscii a convincere Gesine e il giorno dopo eravamo in aereo, io, Mathias, mamma e papà. La loro destinazione era Modena.. ma la mia era Benjamin.

Non ce la facevo più a stare così.

Mi addormentai in aereo con Mathias in braccio che dormiva anche lui, mamma ci fece una foto.
Abbastanza imbarazzante ma non c'era niente di più dolce.

Non appena atterrammo, nel giro di qualche minuto, la girò praticamente a tutti, credo che l'avesse messa anche su Facebook.

Menomale che nessuno lo usava più.

Sulla chat di gruppo con Yuri, Zambo e Giovanni iniziarono a parlare di quanto mi somigliasse dopo che Yuri mandò uno screen dallo stato whatsapp di mia mamma.

Immaginai che anche Benjamin l'avesse vista, avevo proprio voglia di sapere qualcosa di lui.
Più che voglia era bisogno.

Così decisi: approfittando di qualche minuto da solo in bagno, lo chiamai.

"Pronto?"
Aveva ancora quella voce dura.

Non sapevo bene cosa dire, avevo solo bisogno di sentirlo.

"Ciao Benjamin.."

"Che vuoi?"
Mi faceva così male.

"In realtà.. volevo solo dirti che sono in città. Ci vediamo?"

"Federico non hai capito che non ho voglia di vederti né di sentirti?"

Mi spezzò il cuore.

"Ben.. sono tornato perché mi manchi da morire e ho portato con me Mathias.. mi chiedevo se volessi conoscerlo."

Ci sperai con tutto il cuore.

"No, ho da fare."
Disse e riattaccò.

Il suo tono non cambiò nemmeno per un secondo.

Mi aveva completamente distrutto.

Ti dedico tutto. // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora