Insomma furono le settimane più incasinate della mia vita.
La mattina andavo a scuola, correvo a casa per mangiare e passavo il pomeriggio accanto a Federico: gli raccontavo cosa succedeva, studiavo con lui per non fargli perdere niente, vedevo i suoi miglioramenti giorno dopo giorno e nel frattempo diventavo sempre più consapevole di quello che provavo per lui, e di quello che lui provava per me."Facciamo così, io oggi resto con te tutto il tempo disponibile e oltre, tu però smetti di cazzeggiare e ripeti latino con me."
Proposi.A Federico non piaceva il latino, proprio non gli piaceva.
"Piuttosto mi impicco!" Si lamentò.
Alzai gli occhi al cielo: "quindi vuoi che vada via?"
"Certo che no, ma da quando ti sei messo in testa l'idea di studiare questo latino del cazzo non mi baci più, non mi carezzi più, non ti sdrai più neanche accanto a me a sussurrarmi cose all'orecchio!"
Era un continuo lamentarsi, non ne poteva più di stare a letto.
"Se tu impiegassi la metà del tempo che impieghi a lamentarti per studiare, sicuramente avrei tempo di dirti che anche oggi sei il più bello del mondo all'orecchio mentre ti faccio le coccole, Federico!"
"Lo pensi davvero?"
Si imbarazzò."Certo che lo penso davvero."
"Anche se ho queste occhiaie viola che non vanno più via?"
Chiese timoroso."Per me eri il più bello del mondo anche bianco come un lenzuolo e il viso pieno di lividi."
Confessai.Sua madre si era abituata alla mia presenza, a volte ci lasciava da soli per sbrigare delle faccende e, francamente, erano i momenti meno produttivi della giornata, passati perlopiù a farci le coccole e a scambiarci baci.
Ero felice di essere sempre con lui.
"La conosci quella canzone di Gino Paoli? Quella..non so come spiegartela!"
Esordì così un giorno mentre arrivai in stanza.
Mi avvicinai al suo letto e gli diedi un bacio sulla fronte lasciando lo zaino sul pavimento."Se non sai come spiegarla allora cantala!"
Gli dissi."Si, fa così:
Quando sei qui con me
Questa stanza non ha più pareti
Ma alberi,
Alberi infiniti
Quando sei qui vicino a me
Questo soffitto viola
No, non esiste più.
Io vedo il cielo sopra noi
Che restiamo qui.."Mi venne la pelle d'oca.
Aveva una bella voce, aveva una voce bellissima.Sorrisi imbarazzato:
"Si certo che la consoco!"Risposi mentre aggiustavo la sedia accanto al suo letto.
"Te la dedico! Non ti sembra descriva la mia situazione alla perfezione?"
Era felice, il sorriso gli andava da un orecchio all'altro. Era adorabile.
Allungò le braccia per farsi aiutare, lo faceva quando voleva mettersi in piedi.
Spostai nuovamente la sedia e lo aiutai lentamente a scendere."Quindi tu ora vedi gli alberi in questa stanza?" Scherzai.
Rise e allungò le braccia dietro al mio collo, io lo tenni fermo per non farlo cadere.
Era ancora troppo presto per iniziare di nuovo a camminare, non aveva ancora equilibrio.Mi accorsi però che Federico non voleva camminare, era il suo modo per dirmi che voleva ballare.
Voleva ballare con me mentre cantava quella canzone."Che restiamo qui, abbandonati
Come se non ci fosse più
Niente, più niente al mondo."Lentamente si muoveva, mi guardava negli occhi, mi fissava intensamente.
A modo suo voleva dirmi che esistevo solo io."Suona un'armonica
Mi sembra un organo
Che vibra per te e per me
Su nell'immensità del cielo.
Per te, per me
Nel cielo."Perse le forze, lo notai.
Cercai di tenerlo stretto a me quanto più possibile, si sarebbe sicuramente arrabbiato se lo avessi fatto sdraiare di nuovo."È bellissima, grazie Federico."
Gli sussurrai, col naso che sfiorava il suo e gli occhi già semi chiusi.Mi baciò, e non servirono più parole.
Non sapevo cosa ci fosse tra di noi in quel periodo.
Ad oggi posso semplicemente dire che ne ero già follemente innamorato.È difficile spiegare come due ragazzi di 18 anni possano provare un sentimento simile:
"L'amore." Penserete "cosa possono saperne loro dell'amore, neanche sanno stare al mondo."
Ed era vero: neanche sapevo stare al mondo, non conoscevo Federico così tanto da poter dire che fosse la persona giusta per me, né conoscevo me stesso ad un punto tale da poterlo affermare.
In compenso conoscevo la potenza dei sentimenti, e i miei erano davvero forti, io li sentivo come macigni sul cuore ogni volta che non potevo stare con lui.Si dovrebbe smettere di pensare all'adolescenza come il periodo della vita in cui si fanno solo cazzate; trovo invece che bisognerebbe iniziare a guardarlo come un periodo caratterizzato dall'esplosione dei sentimenti.
E a volte erano gli stessi sentimenti che ci portavano a fare cazzate, è vero, ma perlomeno ci sentivamo vivi.
Io a 18 anni ero innamorato perso di un ragazzo che conoscevo da più o meno due mesi, anche se ancora non lo sapevo.
Io a 18 anni restavo ore ed ore in una stanza di un ospedale accanto a lui, rifiutando di uscire, di chiacchierare con qualcuno o anche solo di stare a casa.
Io a 18 anni ero felice, e ancora ora, col senno di poi, io non mi pento di un solo secondo passato accanto a lui.
STAI LEGGENDO
Ti dedico tutto. // fenji
FanfictionNon sentirsi mai nel posto giusto e non avere nessuno su cui appoggiarsi tormentava Benjamin da tutta la vita. Benjamin Mascolo ha da poco compiuto 18 anni e si trasferisce insieme a sua madre a Modena. È di nuovo costretto a ricominciare da capo co...