Rose e fiori.

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E così, pian piano, la mia inutile esistenza sulla faccia della terra stava riprendendo - o meglio prendendo per la prima volta - un senso.

Quando ho iniziato a raccontare questa storia, ricorderete, non avevo una ragione per cui svegliarmi la mattina e sorridere.

Non avevo qualcuno con cui parlare quando avevo un problema.

Non avevo un gruppo di amici degno di essere chiamato in tal modo.

Non avevo un fratello.

Non avevo mai preso un aereo da solo.

Non avevo mai passato Natale lontano da mamma.

Non avevo una persona per cui fare pazzie.

Non avevo mai davvero fatto l'amore.

Non avevo mai pianto per paura di perdere qualcuno.

Non avevo mai provato la sensazione di sentirmi importante.

Non avevo Federico.

Federico.

Ero cresciuto, ero diverso, ero cambiato.
O forse avevo semplicemente trovato il mio equilibrio, avevo imparato capirmi, a capire la vita, a comprendere gli altri, a giustificare le scelte altrui, a divertirmi, a pensare, ad amare.

E mi sentivo bene.

Ma come tutte le storie vere che si rispettino, non è mai tutto rose e fiori.

"Benjamin, quando torniamo a Modena invita pure tua madre e il suo compagno a cena da noi da parte nostra! Sono sicura che sarà simpatica come te!"

Presi il terzo biscotto dal vassoio e ritornai a poggiare le spalle sul divano, istintivamente Federico mi riportò il braccio attorno, lo faceva ormai senza pensarci, ci fossero o meno i suoi genitori.

Io, di tutta risposta, mi feci un po' poi vicino a lui poggiandomi quasi sul suo petto.

"Sicuro, glielo dico. Comunque vi siete già conosciute, è venuta all'ospedale quando Fede ebbe l'incidente."

Federico sembrò risvegliarsi dal mondo misterioso in cui era arrivato guardando su Instagram video di saponette che venivano tagliate in pezzettini.

"Eh?"

"Ah si! Mi ricordo, era con Bruno."
Letizia sembrò aver ricordato il volto di mia mamma.

"Vado a vedere se sono cotti gli altri biscotti." Si allontanò.

Presi il cellulare dalle mani di Federico per attirare la sua attenzione.

"Ma stavo guardando!"
Si lamentò.

"Sono due ore che guardi, usciamo?" Lo implorai quasi.

Prese anche lui un biscotto.

"Dove vuoi andare?"

"Volevo portare il regalo a Mathias."
Dissi.

"Ah! Si! Se preferisci posso anche andare a prenderlo così glielo fai vedere qui!"
Propose.

"No, facciamo prima ad andare noi lì!"
Cercai di alzarmi.

"Si ma.. se lo portiamo in qualche.. non lo so, mi pare in centro ci sia ancora il villaggio di Babbo Natale.."
Mi tirò giù col braccio.

Che stava succedendo?

"Amore perché non possiamo andare a casa sua e basta?"

Pensandoci, anche nei giorni precedenti ero sempre rimasto in auto mentre lui andava a prendere suo figlio dentro.

Ti dedico tutto. // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora