Ci vuoi pensare un po'?

779 84 6
                                    


Federico mi aveva chiaramente fatto intendere di voler uscire con me, e così, il sabato successivo mi invitò a cena in un ristorantino tranquillo della zona, nulla di formale, ovviamente, ma era per me motivo di tanta ansia e soprattutto gioia.

Mi passò a prendere lui: era bellissimo vederlo di nuovo nella sua macchina, coi suoi vestiti del sabato, i capelli appena tagliati e il sorriso stampato sul volto.

"Ciao!" esclamai entrando in auto.

Non ripartiva.
"Beh? Un bacio non me lo dai?" Chiese.

Sembra strano ma non ero ancora abituato: non ci eravamo baciati più di una volta prima dell'incidente, poi era stato tutto un casino.
Io avevo avuto così paura di perderlo che non mi interessava più niente delle tempistiche, del punto dove eravamo arrivati con la conoscenza, di niente. Facevo ciò che mi sentivo e che mi rendeva felice, ma non mi sentivo ancora il suo ragazzo.

Gli diedi un bacio e ripartì.

Fu una serata tranquilla, parlammo sopratutto di noi, come se dovessimo ancora conoscerci, come se fosse una delle nostre prime volte.
E in realtà lo era.

Ci fu un momento in cui mi domandai se fosse opportuno chiedergli di essere il mio ragazzo o se lui si sentisse già tale, se dovesse accadere in un momento specifico o potevo buttarmi e dirglielo.
Non era mai stato più difficile.

"Mi stai ascoltando?" Mi chiese.

"Si, sì. Per me va bene, possiamo dividere il dolce." Risposi.

Corrugò la fronte: "Ben va tutto bene? Te l'ho chiesto dieci minuti fa questo. Ti stavo parlando d'altro."

"Scusami, ero soprappensiero." Mi scusai.

Allungò il braccio e mi prese la mano:
"Ben, amore, vuoi dirmi qualcosa?"

Amore. Mi aveva chiamato amore.
Non lo avevo mai fatto.
Nonostante il fatto che non fossimo ancora fidanzati, nonostante il fatto che non ci eravamo ancora detti "ti amo", lui mi aveva detto che ero il suo amore e io rabbrividii.

"Sì, paghiamo così usciamo un po' e parliamo?" Gli chiesi.

Sbiancò.
"Si, sisisi, certo."

Disse e si alzò per andare a chiedere il conto.

Usciti dal ristorante ci avviammo alla macchina nel parcheggio isolato, non aveva detto niente tutto il tragitto, immagino pensasse che volessi dirgli qualcosa di brutto, cosa aveva capito?

Appena si avviò alla portiera lo raggiunsi, mettendomi tra lui e la macchina per non farlo salire:

"Possiamo parlare qui?" Gli chiesi.

Annuì.

Iniziai ad accarezzargli un braccio, poi gli presi la mano e dopo averla riscaldata un po' con le mie mani la portai sul petto.

"Tu lo senti il mio cuore? Lo senti come va veloce?"

Annuì ancora una volta, riprese colore.

"È perché ci sei tu qui, o semplicemente sei nei miei pensieri."

Sorrise.

"Non so cosa mi fai, so solo che io sto bene con te, sto meravigliosamente bene con te, Federico.
E che ho avuto tanta paura di perderti, che non mi è mai importato di qualcuno come mi importa di te, che sei il mio primo pensiero la mattina e l'ultimo quando vado a dormire, che la notte quando mi sveglio e mi sento solo vorrei essere accanto a te, che quando mi baci è come se fossi in paradiso, che mi sento piccolo piccolo quando sono tra le tue braccia e che ci vorrei essere per sempre."

Aveva gli occhi lucidi e non smetteva di sorridere.

"Non so se tutto questo basta a farti capire che ti amo, se non basta te lo sto dicendo: sono innamorato di te."

La mia voce tremò sull'ultima frase.

Avevo mille sensazioni dentro, pensavo di star facendo una cosa giusta ma non capivo se giusta per me significasse anche giusta per lui.
E se lui non voleva che mi innamorassi?
Avevo tante paranoie, volevo che mi dicesse qualcosa.

Mi prese le mani nelle sue:

"Capisco come ti senti perché per me è esattamente la stessa cosa."

Sorrisi, mi calmai.

Lui respirò profondamente:
"All'inizio non volevo assolutamente che tra di noi ci fosse qualcosa.. avevo paura di farti stare male, di deluderti, di sbagliare tutto.."

Mi carezzava continuamente mentre parlava: le braccia, le spalle, il petto, il collo.
Le sue mani facevano su e giù.

"Poi però quando ero sul lettino di quella stanza ho cominciato a sentire qualcuno che mi pregava di svegliarmi ed era come quando la mamma ti chiama la mattina ma hai fatto le 5 e hai troppo sonno per aprire gli occhi."

Spiegò con gli occhi lucidi.

"La voce che mi chiamava però era la tua, e io non avevo abbastanza forze per svegliarmi, ti giuro. Sentivo il tuo calore sulla mano e ho cercato di dimostrarti che io ti sentivo, in qualche modo.
Ho avvertito come un briciolo di forza per aprire gli occhi e l'ho fatto, la prima persona che ho visto sei stata tu. Non mi ricordo neanche più bene niente ma so che eri tu.
Ti devo tanto e mi hai insegnato ad essere forte, dopo un decesso corpo e mente mi hai spinto ad andare oltre."

Mi ricordai di quei momenti, tutt'ora non so come spiegare l'emozione che provai nel vedere in suoi occhi riaprirsi.
Tutt'ora non riesco a immaginare cosa mi sarebbe successo se Federico non si fosse svegliato quel giorno, probabilmente non sarei lo stesso, sicuramente non sarei lo stesso.

"Ed è in quel momento, Ben, che ho capito che non volevo stare con nessuno che non fossi tu. Che non avrei per nessun motivo al mondo lasciato che tu ti separassi da me."

Le mani le aveva appoggiate sulle mie guance fredde.

"E non credo che serva altro per spiegarti il motivo per cui anche io sono innamorato di te."

Il mio cuore nel petto sembrava aver perso ogni forma di controllo, sentivo le farfalle nello stomaco, nel fegato, nei polmoni, ovunque.

Lo avvicinai tirandogli leggermente la giacca di pelle nera e ci baciammo.
Fu un bacio diverso perché consapevole di molte altre cose, diverso perché eravamo tranquilli, eravamo io e lui ed eravamo pieni di amore da darci.
Fu un bacio senza alcun tipo di timore, senza domande, senza presunzioni.

E avrei potuto continuare a baciarlo tutta la vita senza fermarmi un secondo.
Ma lui si staccò:

"Ti posso considerare il mio ragazzo o ci vuoi pensare un po'?" Mi chiese seriamente.

Risi e ripresi il bacio, risposi così alla sua stramba proposta di metterci insieme.

E fu la decisione più giusta della mia vita.

Ti dedico tutto. // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora