Ci andremo di nuovo.

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"10..9..8.."

Come ogni anno, il cuore mi batteva all'impazzata.

Nella mente scorrevano tutti i ricordi più importanti di quell'anno, non potevo fare a meno di pensare a mia madre a Modena, mio padre in chissà quale luogo, a Zambo e ai ragazzi. Erano sicuramente la parte di più bella di quell'anno.

Dopo di lui, ovviamente.

Mi passò una mano sulla schiena mentre in piedi aspettavamo la mezzanotte.

Lo guardai sorridendogli, forse anche lui stava pensando alle cose più importanti degli ultimi 12 mesi.

"5..4..3..2..1.."

Un urlo di gioia si alzò, le bottiglie vennero stappate e i bicchieri riempiti.

Gli portai le braccia al collo, lui mi stringeva il bacino.

Ci guardavamo con sguardo sognante.

"Buon anno." Gli sussurrai.

"Buon anno." Ripetè, poi lentamente, quasi come se fosse la prima volta, portò le sue labbra sulle mie, regalandomi uno dei baci più dolci.

Mi strinsi un po' di più a lui che fece lo stesso, mentre le sue mani calde vagavano sulla mia schiena.

Non gli interessava che ci fossero tutti i suoi parenti a guardarci e a me importava solo che lui si sentisse a suo agio, io mi sarei adeguato.

"Ti amo."
Mi disse avvicinandosi al mio orecchio.

Non gli risposi, ma lui lo sapeva, sapeva che io lo amassi più di quanto ho mai amato qualsiasi cosa in vita mia.

Lui lo ha sempre saputo.
Lui sa ancora quanto io continui ad amarlo.

"Ben, aspetta, facciamo un giro."

Disse, quando, appena scesi dalla macchina, stavo per entrare in casa insieme con sua madre e suo padre.

Notai che non avessero nulla in contrario e presi la sua mano tesa verso di me.

Gliela stringevo mentre tranquillamente camminavamo per le strade ancora in festa di quella città.

Erano le tre di notte, i locali si riempivano mentre pian piano le luci della case si spegnevano.

"Mi piace da morire questo posto."

Lo dissi più a me stesso che a lui, che comunque sentì.

"Sì? Ci verresti mai ad abitare?"

Ormai mi sembrava come se ogni domanda di Federico avesse un secondo fine, non era la domanda e basta, alludeva ad altro.

"Tu?"

Mi feci furbo, non gli risposi, per saperne di più.

"Io.. boh.. io sarei dovuto venire qui."

Gli occhi puntavano la strada.

"E?"

"E niente, se non ci vieni tu.. no."

Mi sorrise, sperava che mi accontentassi di quello.

Mi fermai mettendomi faccia a faccia con lui.

"Che vuoi dire?"

Lo sguardo vagò un po', poi si fermò sul mio volto.

"In realtà la casa dove stiamo adesso i miei l'hanno presa per me quando hanno saputo che avrei avuto un figlio, ma in comune accordo con me. Volevo trasferirmi non appena avrei preso il diploma così da avere perlomeno mio figlio vicino.."

Capii.

"Però?"

Continuavo a tirargli il discorso.

"Però se ci sei tu io non ho... non ti costringo certamente a trasferirti qui. Né ti lascerei in Italia, questo è ovvio. Non è un problema che mi sono fatto, assolutamente."

Continuava a sorridermi, il fatto è che per lui era normale, per me no.

"E allora? Che succede?"

Io ero alquanto preoccupato invece.

"Succede che continuo a stare in Italia, tu lo sai che il mio posto sei tu!"

Mi baciò ripetutamente una guancia mentre con un braccio dietro al collo mi avvicinava a lui.

Continuammo a passeggiare.

Io mi ero spento.

Ritornammo a casa.
Lo aspettavo nel suo letto mentre ritornava dal bagno.

Mi venne in mente il lucchetto con la chiave che gli avevo comprato a Parigi, me ne ero totalmente dimenticato quel giorno, ma era plausibile.

Lo avevo portato con me però, quindi lo presi e ritornai a letto.

"Non so se hai notato ma sta nevicando."
Federico entrò in camera.

Guardai fuori alla finestra.

"Hai ragione.." sussurrai.

Andò a sedersi sul davanzale.

"Dai Ben, vieni qui!"

Mi indicò lo spazio accanto a lui.

Io mi alzai e gli andai vicino, sedendomi proprio di fronte a lui.

"Quindi domani si può fare il pupazzo?" Chiesi, un po' ingenuamente.

Sorrise.
"Se continua così.."

Notò il pacchetto tra le mie mani.

"Quello?"

Chiese.

"Ohw.. è per te, volevo dartelo a Parigi, ma poi.."

Glielo allungai.

Sorrise mentre scartava la carta.

Fossimo stati a Parigi gli avrei chiesto di chiuderlo in un qualsiasi posto e buttare la chiave.
Il nostro amore per sempre nella città dell'amore.

Ma era successo di tutto.

Non mi aspettavo che Federico mi nascondesse una cosa così grande nel momento in cui lo comprai.

E non mi aspettavo di arrabbiarmi con lui così tanto.

Non mi aspettavo nemmeno di soffrire e piangermi addosso per tutto quel tempo, né di essere presentato a tutti i suoi parenti come suo ragazzo e così in fretta.

E non mi sarei mai aspettato di essere lì, il primo giorno dell'anno, a guardare la neve cadere morbida, con lui.

Non sapevo cosa ce ne saremmo fatti ora di quel lucchetto.

"Sempre tuo.." sussurrò guardandolo, poi lo prese mettendolo contro la finestra, affinché la luce che veniva da fuori potesse riflettere meglio la scritta.

"È bellissimo. Avremmo potuto metterlo da qualche parte a Parigi."

Disse, dopo averlo guardato per un po'.

Non risposi.

Lo rimise nella scatolina.

"Ci andremo di nuovo."
Alzò lo sguardo su di me.

"È il suo destino, deve essere lì, ci andremo di nuovo."

Era serio, lo diceva sul serio, e più mi guardava più me ne convincevo.

Chissà se quella promessa tu te la ricordi ancora.

Ti dedico tutto. // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora