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Entro in casa chiudendomi la porta alle spalle come se fuori ci fosse un mostro pronto a sbranarmi. Boh forse Nicole è davvero un mostro. Devo assolutamente capire cosa fare e come reagire alle sue minacce, di certo ora a lavoro arriverò sempre con l'angoscia di trovare Nicole che mi osserva su ogni movimento che faccio, magari mi si presenta sempre nell'ufficio con nuove ramanzine. Metterà persino delle telecamere per controllare dove vado e se mi avvicino al suo Christian. In che pasticcio mi sono cacciata?!
<<Aria! Sei arrivata appena in tempo, oggi abbiamo visite>> mi accoglie Cameron in casa togliendomi la giacca e appoggiandola delicatamente all'attaccapanni. Come mai questa galanteria?
<<Lui è Samuel, un mio vecchio amico del liceo>> presenta Cam, mentre davanti a me si piazza un ragazzo alto, alquanto palestrato, capelli biondi, occhi color smeraldo e un sorriso abbagliante <<Samuel, lei e' Aria, la mia coinquilina>>
Porgo la mano gentilmente a questo sconosciuto -molto carino ammetto- anche se non sono nelle condizioni di scherzare e divertirmi, ho altri pensieri per la testa.
<<Aria...sì, Cam mi ha parlato molto di te>> Samuel porge un sorrisetto a Cameron, che purtroppo non riesco ad interpretare. <<Piacere di conoscerti, bellezza>>
<<Piacere mio>> dico seccata. Appoggio la borsa al tavolo e mi sciolgo i capelli dalla coda di cavallo fatta in fretta stamattina.
E io che pensavo di stare a casa tranquilla a guardarmi serie tv e a riempirmi di tisane, invece devo sforzarmi di sembrare civile perché un tizio che sembra uscito da Playboy è qui in casa mia e ha un che di strano.
<<Io vado a prendere gli altri, sono senza un passaggio e io mi sono offerto di portarli qui. Stasera festona qui da noi, non ti dispiace vero Aria?>> chiede Cameron, per gentilezza ovvio, dato che la festa è già programmata e i suoi amici lo stanno già aspettando chissà dove, la sua domanda mira effettivamente al sì.
Annuisco, fissando lo schermo del mio iPhone per non incrociare lo sguardo abbordante di questo tizio biondo. Cameron esce dall'appartamento, lasciandomi sola con sto qui.
<<Sei di Miami?>> oh ora inizia con le domande.
<<No, sono di New York>> butto lì rispondendo semplicemente alla sua domanda.
<<Davvero? Anch'io! Mi sono trasferito qui a Miami quando avevo dodici anni, ma ho praticamente passato tutta l'infanzia lì. Che ricordi>> il biondo abbozza un sorriso a trentadue denti, mentre due fossette compaiono sulle sue guance. È proprio carino...
<<Nessuno te l'ha chiesto>> borbotto sgarbata; lui sembra confuso così mi correggo: <<Ehm intendo...perché ti sei trasferito così presto?>> non sono molto brava con i giri di parole e in questo momento vorrei pensare a tutt'altro piuttosto che a questa conversazione.
<<Beh Miami è piaciuta da subito sia a me sia alla mia famiglia, così ci siamo trasferiti qui>> si appoggia con le braccia al divano, per osservarmi meglio; mi mette soggezione <<E tu?>>
<<È complicato>> dico dato che non ho voglia di spiegare a questo sconosciuto tutte le volte che mi sono trasferita in vita mia e soprattutto i perché. Voglio solo essere lasciata stare. Ho ancora la figura di Nicole stampata in mente. Con lei non la passerò liscia, nè con Chris, nè a lavoro, nè chissà dove. Nemmeno in un fottuto pub posso stare tranquilla.
<<Vuoi un po' di birra, bellezza?>> chiede spostandosi il ciuffo biondo. Oh tesoro se stai cercando la tipa facile da portarsi in camera hai trovato proprio quella sbagliata.
<<No>> sbuffo. Forse è meglio andarmene in camera mia, almeno lì starò in pace.
<<Qui qualcuno ha la luna storta>> mi incalza sedendosi di fianco a me sul divano. <<Che succede?>>
<<Ti conosco da 5 minuti, la mia vita è un casino, non sai nemmeno chi sono, lasciami stare, Simon>> sbraito alzandomi dal divano. Mi chiudo in camera, serrando la porta a chiave per evitare che entri. Si chiamava Simon o Samuel? Bah che importanza ha...
Mi butto sul letto quasi esanime, sospiro e scoppio in lacrime.

Sono le due di notte, la festa è praticamente iniziata da un'ora e la musica è così alta che non riesco a dormire. Domani mi sa che il vicinato si arrabbierà parecchio con Cameron. Maledizione. Ci vorrebbe solo una denuncia per mandare tutta la mia vita a puttane.
Sento bussare alla porta, malavoglia mi alzo e decido di aprire. Il biondo appare davanti la mia vista con una bottiglia di vodka in mano <<Bellezza, sicura di voler stare sconfinata tutta la sera in questo rifugio?>> entra in camera mia, si siede sul letto senza mai smettere di sorridere.
Non rispondo, mi distendo nella parte di letto rimasta libera e fisso il muro. Spero se ne vada al più presto.
<<Non sei una di molte parole>>
Vorrei tanto tappargli la bocca con quella bottiglia di vodka, ma non lo faccio per rispetto di questo sconosciuto amico di Cameron.
<<Dammi>> dico prendendogli la vodka dalla mano bruscamente. Lascio che il liquido aspro mi scorra giù per la gola, ne bevo praticamente metà e poi faccio una pausa. Il biondo rimane lì a fissarmi sbalordito, fra un po' credo quasi voglia mettersi ad applaudire.
<<Beh che dire, bellezza...sei imprevedibile>> sghignazza osservando la mia stanza <<Sembra che ti sia crollato il mondo addosso>>
<<È così>> affermo senza pensarci, finisco l'intera bottiglia e la butto a terra con violenza. Non reggo molto bene la vodka, però per il momento mi sento ancora in me.
<<Non era mia intenzione entrare qua dentro e farti bere tutta la mia bottiglia, ma contenta tu>> si alza dal letto, afferra la maniglia della porta per andarsene. Boh forse la sua compagnia non era poi così male...
<<Aspetta!>> urlo prendendogli il polso <<Non volevo cacciarti, sto solo passando un brutto periodo e me la prendo con tutti>>
<<Capisco...non voglio esserti d'intralcio, dato che non ti conosco e probabilmente vorrai stare da sola>> la sua voce si fa tranquilla, una cosa che mi conforta molto.
<<No, non andartene>>
Si siede con me sul letto e fissa il muro insieme a me. Non so come iniziare un discorso di senso compiuto così aspetto che sia lui a farlo.
<<Problemi d'amore o è quel periodo del mese?>> chiede senza mai smettere di sorridere. È forse una persona ottimista?
<<Bah "amore". È una parola banale e finora non ha fatto altro che mettermi nei casini>>
<<Quindi hai le tue cose>>
<<Nemmeno>> sorrido timidamente
<<Quindi stai da sola e fai il broncio solo per non pensare a qualcosa di brutto?>>
<<Non so, sono fatta così>> ammetto stupidamente. <<E mi sento tremendamente a disagio con te che sorridi e io qui che sono in procinto di scoppiare in lacrime>>
<<Oh, non abbatterti così! Tuttavia soffrire è umano, soprattutto in questo ambito>> dice con compassione; i suoi capelli scompigliati riflettono la luce della stanza e fanno trasparire il biondo delle radici.
<<Grazie per il tuo incoraggiamento>> scherzo forzando un piccolo sorriso.
<<Tutti gli uomini sanno dare consigli e conforto al dolore che non provano... per quanto possa rassicurarti, qui l'unica a comandare il tuo cuore sei tu.>> sospira un attimo <<Ti dico solo che è sbagliato vivere nel dolore, dobbiamo sfuggirgli come se fossimo inseguiti da un leone>> recita in modo metaforico. Per un istante mi viene in mente la scena di me che scappa da Nicole in preda al panico: solo che Nicole non è un leone e io non sono il suo cibo. O forse sì?
<<Fosse facile...>> commento sbuffando
<<Noi dobbiamo abbracciare il dolore e bruciarlo come combustibile per il nostro viaggio>> va avanti con il discorso come se avesse provato queste emozioni in prima persona, il che non fa altro che incuriosirmi.
<<Mi stai dicendo che devo far finta che il dolore non esista?>> sono sempre più confusa...forse è la vodka.
<<Non si può dissimulare ciò che proviamo ovvio... Se fosse vero che le sofferenze rendono migliori, l'umanità avrebbe raggiunto la perfezione, ma devi semplicemente superarlo>> si alza dal letto <<Ci vuole solo tempo e coraggio>> mi porge la mano per farmi alzare. Lo faccio senza pensarci, barcollando su di lui. Fa una risata leggera, sono così vicina alla sua faccia che intravedo i suoi occhi verdi e un profumo sconosciuto di cocco mi invade piacevolmente le narici.
<<Per questo ora andremo alla festa>>
Apre la porta e mi conduce fuori dalla camera.
Appena vedo la marea di gente che si trova in casa mia mi sale il panico, poi però vedo che tutti sono sorridenti e felici e penso "non ne vale la pena essere tristi per il passato".
Mi butto nella folla e mi diverto come non mai. Dimenticandomi di Nicole e di Chris. Anzi, solo di Nicole.

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