11: Da Fante a Ré

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Mercoledì 5 giugno, 11:58

Una vasta folla si era riunita intorno al municipio di Genova, ognuno portando in spalla un grosso e pesante zaino.

Arrivarono i carabinieri a disperderli, ma nessuno sembrò volersi muovere.

Allo scoccare del mezzogiorno, tutti aprirono gli zaini, e tirarono fuori pistole e fucili d'assalto.

La folla si divise quindi in 3 gruppi. Il primo sorvegliò le porte del municipio, impedendo a chiunque di uscire o di entrare. Il secondo prese di mira i carabinieri e le volanti, impedendo così di chiamare i rinforzi. Il terzo, invece, manteneva lontani i civili.

Il sindaco era tenuto prigioniero all'interno del municipio, la cui linea telefonica era stata tagliata. Mentre se ne stava nel suo ufficio, pensando a cosa fare, sentì qualcuno bussare alla porta

"PepegaPhone C'È NESSUNOOOO???" disse una voce dietro alla porta

Il sindaco rimase in silenzio, e si nascose sotto la scrivania, terrorizzato.

La porta venne abbattuta, e la fonte della voce misteriosa si mise in ginocchio, per parlare faccia a faccia con il sindaco

"Buongiorno principessa, sono venuto a farle una proposta spettacularis" disse Diddo, puntandogli contro il suo revolver, un python 357 magnum personalizzato.

5 minuti dopo, Diddo salì sul tetto, con un pepegafono in mano, ed iniziò il suo discorso

"Signore e signori, non temete, i miei compari di Cornigliano non vi faranno del male-"

"Ah no? PepeScoots" fece Abdul, un abitante medio di Cornigliano, deluso

"No. Questo non è un atto di terrorismo. Quello che siamo venuti a fare oggi è aprirvi gli occhi. Voi avete vissuto la vostra intera vita nell'ignoranza, schiavi di un sistema corrotto, che fin dalla nascita vi ha educato ad escludere il diverso. È da quando noi autistici siamo venuti al mondo che voi ci discriminate. Ci avete da sempre costretti a nasconderci nell'ombra e a sopprimere la nostra natura. Ma da oggi tutto cambierà. Noi siamo i Pepega, noi siamo la rivoluzione! Da questo momento, dichiaro la conquista di Genova, e di ogni territorio all'interno della sua provincia, sotto bandiera Pepega. Da oggi in poi, questo luogo sarà conosciuto come Nuovo Regno di Genova"

Mentre Diddo parlava, dalle strade di Genova cominciarono a confluire alcuni carrarmati ed elicotteri, precedentemente tenuti nascosti dai tossici e contrabbandieri di Cornigliano.

"'NoN sIAMo TerRoRiSTi' diddoWTF" fece Tommy, che si trovava al fianco di diddo

La città era sotto il controllo di Diddo e della Family. Nelle ore successive l'esercito italiano provò a contrattare con loro, ma senza successo.

Anche l'uso delle armi non ebbe effetto. Nonostante il relativamente minuscolo esercito del Regno di Genova, esso era dotato di armamenti di prima scelta, capaci di tenere a bada la milizia italiana.

Era quindi palese che la nazione appena creata sarebbe dovuta essere lasciata in pace, l'unico modo per sopprimerla sarebbe potuto essere solamente un bombardamento a tappeto, che però avrebbe anche messo fine alla vita di migliaia di innocenti.

Lunedì 10 giugno, 15:24, ex municipio di Genova

Diddo se ne stava seduto spavaldo nella poltrona della sua nuova scrivania.

"Ueeeeee Tommy! Mio fidato gran Visir, mio adorato categorizzatore, mio amante di riserva dopo Bubino, come va la nostra espansione gloriosa, come va la nostra ascesa?!" disse Diddo al citofono

"Mio Re, non vorrei farle abbassare l'erezione di egocentrismo, ma in una settimana non abbiamo fatto una sega, e abbiamo l'ambasciatore italiano e quello francese che sono venuti a porre una lamentela" rispose Tommy

Dopo una sbuffata annoiata, Diddo si diresse verso la sala di accoglienza.

Le Cronache dei PepegaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora