Diddo notò che sul pavimento, proveniente dalla porta che si trovava dietro Oddid, c'era della sabbia.
Ora sapeva dove andare, ma come? Oddid era armato, e aveva già dimostrato di essere sempre un passo avanti a lui.
"Se pensi di scappare, ti fermo subito. Secondo te dove ci troviamo in questo momento? Non penserai mica che ti abbia portato in mezzo ad una città? Ovviamente non ti dico dove siamo, sappi solo che ci metteresti una settimana ad arrivare alla forma di civiltà più vicina a piedi. Anche se riuscissi a scappare non arriveresti da nessuna parte, te lo posso assicurare. Non c'è niente per te fuori da quella porta. E non sperare che i tuoi amici ti vengano a salvare. Sono settimane che sei qui, e nessuno ne ha neanche la più pallida idea."
A Diddo non importava dove si trovavano, voleva solo fuggire il prima possibile e tornare dalla Family, e sapeva che l'unico modo per farlo sarebbe stato neutralizzare Oddid.
Diddo doveva riuscire a sorprendere Oddid, per cui decise di pensare fuori dagli schemi, di cercare una soluzione a cui non sarebbe mai arrivato normalmente.
La soluzione più ovvia per lui sarebbe stata quella di prendere il primo oggetto utilizzabile come arma e attaccare Oddid, ignorando le sue minacce, ma Diddo decise invece di darsi un'altra occhiata attorno, e così notò nuovamente la seconda porta chiusa.
"...Da quello che ho capito staremo qui un bel po'. Ho molta sete, hai qualcosa da bere qui dentro?" Diddo decise di entrare in quella stanza, che immaginava fosse dedicata alla conservazione delle scorte di cibo e acqua, e lì trovare qualcosa da poter sfruttare.
Oddid guardò per qualche secondo Diddo con un intenso sguardo minaccioso.
"...Si, dietro quella porta c'è un magazzino con delle provviste. Ma non farti strane idee, non ci sono finestre in questo posto, e i condotti dell'areazione sono troppo piccoli per passarci attraverso. Se davvero hai sete, vai pure, io rimango qui"
Diddo aprì la porta. Era una porta rinforzata, ma forse aveva senso per la conservazione del cibo o qualcosa del genere, pensò Diddo.
Una volta entrato, notò che sul pavimento, circondato da scaffali ricolmi di cibo in scatola e bottiglie d'acqua in vetro, si trovava un materasso, con sopra un cuscino e un lenzuolo.
Diddo si rese conto di essere stato messo in trappola.
La porta si chiuse velocemente dietro di lui.
Diddo si girò e iniziò a prendere a pugni la porta, tirando offese ad Oddid
"Te l'ho detto, sono sempre un passo avanti a te. Per ora stai lì e datti una calmata. Ragiona un po' su quello che ho detto, vorrei far finire questa storia il prima possibile..." disse Oddid dall'altra parte, per poi zittirsi completamente
Diddo si guardò intorno, e proprio come aveva detto Oddid, le uniche cose presenti nella stanza erano cibo e acqua, con solo un paio di condotti dell'areazione, abbastanza piccoli da non farci passare neanche un gatto.
L'uomo si sedette sul materasso, sconfitto. Si mise pancia in su, e dopo qualche minuto la sua mente si calmò, e poté nuovamente ragionare con chiarezza.
"Io e Oddid...
In effetti, le cose hanno iniziato ad andare in maniera strana da...quel giorno. Anche la psicologa era confusa dalla mia situazione, e da quando ho deciso di conquistare il mondo, tutto è sempre andato liscio... Non importa cosa facevo, o in che situazione mi trovavo, tutto, nel bene o nel male, si è sempre rigirato a mio favore.
I politici che mi hanno concesso l'Italia senza fare storie, anche se immagino avessero patteggiato con Oddid...
Berlusconi che casualmente si trovava al Palazzo del Quirinale e che sapeva dove trovare Salvatore...
I modi completamente fortuiti con cui siamo riusciti a sconfiggere Salvatore, Taramasco e Sparviero...
Il chip degli occhiali di Salvatore miracolosamente intatto, nonostante gli occhiali fossero distrutti, con sopra stampato il nome delle Industrie Odin Kebitt...
Forse anche il misterioso utente di Reddit che ci ha indicato il luogo delle industrie era Oddid, Sparviero o un qualche loro sottoposto...
Le guerre che ho vinto, i paesi che ho conquistato... Senza neanche lontanamente le difficoltà che si immaginerebbero per un'impresa del genere...
E la cosa più importante, la Family. Tutti quei ragazzi, che hanno deciso di abbandonare le loro famiglie, e sono riusciti facilmente ad arrivare al porto di Genova nonostante molti di loro fossero ragazzini... Non importa cosa gli dicessi, loro hanno sempre seguito i miei ordini, non si sono tirati indietro davanti a nulla... Anche quando gli ho dato delle armi e gli ho detto di andare a difendere la villa sull'isoletta, loro l'hanno fatto senza farsi una domanda... E nonostante le innumerevoli difficoltà, battaglie, e addirittura guerre, nessuno della Family è mai morto, e a malapena qualcuno si è ferito...
Voglio dire, non è che non ho mai pensato fosse strano, ma fino a ché tutto andava come volevo non volevo farci caso...
Quindi Oddid ha ragione? Se io non sono Jordy...chi sono? Che COSA sono? Una persona? Un fantasma? Un ombra? Un guscio vuoto?"
Questo pensò Diddo. Ogni secondo che passava il cuore gli si stringeva, sempre di più. Non c'erano prove certe che confermassero ciò che diceva Oddid, ma Diddo sapeva che era vero, per quanto assurdo. Anche se continuava a credere che la storia degli spiriti fosse solo un invenzione.
"Cosa devo fare? Non posso essere sicuro che mi abbia veramente tenuto qui per tre settimane, ma sicuramente qualche giorno si, e ancora nessuno mi è venuto a salvare...
Eppure ho quanto, l'ottanta percento del mondo dalla mia parte? E' davvero possibile che non siano riusciti a trovarmi?
...E se invece fossero passate davvero tre settimane? Come mai la Family non è ancora qui? Avrebbero potuto trovarmi benissimo dopo tutto questo tempo...
Perché non mi hanno trovato? Perché non mi hanno trovato?
Se è vero che sia io che Oddid possiamo in qualche modo influenzare il 'destino' o roba del genere, perché la Family non mi ha già trovato? Perché sono ancora qui, in pericolo?"
Diddo iniziò a farsi sempre più paranoie. Pian piano, iniziò a sospettare di essere stato abbandonato dai suoi stessi compagni. Negli ultimi sei anni, non si era mai staccato da loro per più di qualche ora, e adesso era nel panico.
Diddo decise di calmarsi riempiendosi lo stomaco, così iniziò a setacciare gli scaffali in cerca di qualcosa di appetibile.
Decise si farsi bastare la classica lattina di fagioli.
"Facile da aprire e veloce da mangiare... Facile da aprire... Ma bisogna stare attenti ai coperchi, sono parecchio affilati... Oddid aveva detto che condividiamo le ferite, no? Forse questa stronzata sarà troppo da predire, anche per quel testa di cazzo"
Diddo ebbe un'idea.
Un idea che gli sarebbe costata molto, ma che gli avrebbe potuto permettere di fuggire.
Come sempre, nel suo stile, avventata.
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Le Cronache dei Pepega
FanfictionNota: non cancellerò mai questa storia, le voglio troppo bene, ma dai, avete capito. Dopo anni di isolamento e soprusi da parte dei normies, un gruppo di autistici si unisce sotto la guida di un giovane studente universitario. Questa è la storia del...