33: Max Attack

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Martedì 6 agosto, 18:24, Industrie Odin Kebitt

"Non temete! Io, il gvande Maestvo Massimo Tavamasco, sono giunto fin quì pev povve fine ai vostvi piani e alle vostve inutili esistenze una volta pev tutte!"

"Taramax?! Cazzo, mi ero dimenticato di lui...ci mancava solo questa" disse Bizza

"Dove sono i dipendenti?" "E' da solo o con i suoi scagnozzi?" "Cosa ne ha fatto di Kebitt e del chip?" Queste domande balzarono subito per la testa a Diddo, e l'unico modo per avere le risposte era di andare direttamente da Taramasco

La strada dall'entrata all'ufficio di Kebitt era relativamente corta e senza molte porte, non sarebbe quindi stato facile per gli scagnozzi di Taramasco, nel caso questi fossero presenti, preparare trappole o un'imboscata, ma il gruppo di Diddo era comunque disarmato. Di conseguenza il gruppo di autistici si trovava in notevole svantaggio.

Mentre Diddo pensava ad un piano, Tommy e gli altri presero una decisione.

"Non possiamo uscire per andare a prendere le armi, e se Taramax ha portato con sè i suoi scagnozzi siamo finiti. Ci rimane una sola possibilità..." disse Tommy

Intanto Margix, a qualche metro di distanza, scriveva un messaggio sul telefono mentre sussurrava fa sé e sé: "Ti prego, fa che capisca, fa che capisca, fa che capisca, fa che capisca...!"

"Noi ti faremo da scudo umano in caso di trappole o imboscate, e una volta arrivati nell'ufficio gli salteremo addosso tutti insieme, solo così avremo qualche piccola possibilità di neutralizzarlo. I suoi occhiali non sembrano in grado di leggere la mente come quelli di Salvatore, quindi possiamo farcela"

"Ma è un piano stupido, andremmo letteralmente a farci ammazzare! Ci conviene scappare, perderemmo le informazioni sul chip e l'aiuto di Kebitt, ma almeno potremo armarci come si deve" ribatté Diddo

"Beh si, ha senso. Ma da quando noi autistici diamo ascolto alla nostra coscienza in queste situazioni? E poi la porta si è bloccata" disse Alessio

"Oh..."

"Noi andremo avanti. Tu vienici subito dietro"


*


Il gruppo iniziò ad avanzare lentamente e cautamente verso l'ufficio. Solamente 50 metri circa di corridoi li separavano da Taramax, e in mezzo potevano esserci infiniti pericoli potenzialmente fatali.

Passarono i primi 20 metri...

Silenzio assoluto.

25 metri...

Ancora nulla.

30 metri...

Il tempo sembrava si fosse fermato. Gli uccelli all'esterno smisero di cinguettare, le mosche rimasero appoggiate ai muri senza emettere rumore, non si udirono neanche i rumori delle automobili per le strade. Gli stessi passi dei ragazzi sembrarono non produrre suoni di alcun genere.

40 metri...

43 metri..

47 metri.

50 metri

Nessuno dei presenti riuscì a credere a quanto fosse stato facile raggiungere Taramasco. Ma questo poteva voler dire solo una cosa: tutto ciò che si aspettavano, tutte le trappole, gli scagnozzi, tutto il caos, si dovevano trovare in quell'ufficio.

Bizza aprì molto lentamente la porta, guardando attentamente all'interno. Una volta avuto modo di aprire la porta abbastanza da poter vedere circa un terzo dell'ufficio, Bizza iniziò ad entrare.

Il ragazzo fece appena in tempo ad accorgersi dello strano profumo proveniente dalla stanza che una mano proveniente da dietro la porta lo afferrò saldamente. 

Immediatamente dopo una seconda mano, tenente una penna, pugnalò l'avambraccio di Bizza, per poi lasciarlo. 

Bizza cadde all'indietro, e contemporaneamente Tommy aprì del tutto la porta, sperando di farla sbattere contro l'aggressore, mentre gli altri controllavano la ferita di Bizza.

La ferita smise quasi subito di sanguinare, e in maniera simile a quanto successo a Ivan, i muscoli del braccio iniziarono a contorcersi in maniera innaturale, per poi fermarsi per qualche attimo. La sua mano si posò, in uno scatto fulmineo, sul suo stesso collo, ed iniziò a strangolarlo con forza. Era chiaro che il bizza non era più sotto il suo controllo.

Per quanto il gruppo tentasse di liberare Bizza dalla presa della sua stessa mano, essa non si muoveva di un millimetro, come se fosse fatta di pietra.

Mentre Jessica, Alessio e Lodo rimasero indietro ad aiutare Bizza, gli altri corsero all'interno dell'ufficio. 

Taramasco si trovava davanti alla finestra che componeva l'intera parete alla loro sinistra. Se ne stava fermo, guardandoli con un sorriso beffardo ed un'aria sibillina, con i diti indice e medio della mano sinistra appoggiati sulla guancia come di suo solito e le stanghette degli occhiali che affondavano nelle tempie.

Kebitt, invece spuntava da dietro la scrivania, svenuto per terra con del sangue che scorreva fuori da una ferita sulla testa.

"Ci avete messo un po' ad avvivave qui. Cosa c'è, avevate pauva di un'imboscata? Non sono un tipo così subdolo da attaccave il nemico alle spalle, sono molto offeso dall'idea che avete di me. Ma bando alle ciance, devo ancova vendicavmi di come mi avete tvattato l'altva volta, bvutti ignovanti!"

Taramasco schioccò le dita, ed in pochi attimi il pavimento iniziò a tremare, sempre più forte.

Nel corridoio da cui il gruppo era arrivato iniziarono a spalancarsi, una dopo l'altra, le porte dei vari studi ed uffici, e da queste uscirono le dozzine di lavoratori della fabbrica, riversandosi nei corridoi come onde in un mare in tempesta

dirigendosi verso il gruppo.

Le Cronache dei PepegaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora