XXVII - Rugiada del cuore

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Cercai di dormire quella notte, ma il sonno non venne a farmi visita.
Eravamo divisi in due tende, alcuni soldati russavano e dormivano tranquilli, Aaron era immobile fuori dalla tenda e io e Sasà ci guardavamo senza dire niente. Non aveva più detto una parola da quando eravamo arrivati. Non si era tolto la divisa; era sdraiato su un fianco su una piccola branda in cui non riusciva neanche a stendersi e aveva la fronte madida di sudore per il caldo opprimente.
Quegli indumenti attillati in fibre sintetiche gli fasciavano il corpo mettendo in risalto le sue forme possenti.

Lo osservavo incantato, triste, non avevo il coraggio di chiedergli come stesse. Ero così felice di averlo ritrovato ma mi piangeva il cuore a vederlo così affranto.

“La smetti di fissarmi?”
“Cosa? Io? C-cioè… scusa Sasà” feci impacciato.
Lui si tirò su dalla branda e si allentò il colletto della divisa, sbuffando per il caldo.
“C’è qualcosa che vuoi dirmi?”

Volevo dirgli che avevo bisogno di lui, che avevo bisogno di punti di riferimento e che lui era l’unica persona in quel momento che riuscisse a rassicurarmi. La sua voce, il suo sguardo, il suo odore mi mettevano a mio agio e mi facevano smettere di tremare. Non ricordavo cosa volesse dire avere un padre, non avevo idea di che faccia avesse il mio vero padre biologico, ma ero certo che quella fosse la sensazione che si prova nel guardare il proprio padre negli occhi. A casa, per un istante. Avrei voluto dormire fra le sue braccia, senza nessuna allusione sessuale; volevo solo il suo calore paterno, la sua bontà d’animo, la sua purezza. Egoisticamente volevo prenderne un po’ e conservarla in un boccetta, in modo da respirarla se ne avessi avuto bisogno. Volevo dirgli che avevo bisogno di tutto questo e avevo bisogno di lui, che in quei giorni mi ero sentito perso, senza poter parlare con nessuno, senza uno sguardo gentile addosso.

Volevo dire queste e mille altre cose ma non dissi nulla perché mi bastava che lui e Aaron fossero lì in quel momento. Li avrei protetti, a costo della mia vita.

“Sta attento” dissi soltanto. Poi mi voltai sulla branda e mi stropicciai gli occhi che si erano inumiditi di rugiada del cuore.

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