Le cose iniziarono a cambiare in una tiepida sera di Marzo.
Nell'aria si sentiva un accennato profumo di primavera che diluiva il ghiaccio perenne che ricopriva il sottobosco. Era già passato un mese da quando mi ritrovai in quella caserma. La routine aveva iniziato a cementarsi nella mia mente. Ma da quella sera, quella annoiata e innocente sera, le cose non furono più le stesse.La giornata era stata faticosa come al solito e la sera scendeva rinfrescante come ogni giorno, e quando scendeva la sera si avvicinava l'incontro con Andrew; il momento della giornata più noioso, il mio preferito.
Passai in stanza, salutai Chris che ormai non vedevo se non in qualche esercitazione, e mi diressi in bagno.
Doccia, barba, tappa davanti allo specchio.
Il mio corpo continuava a cambiare. Ero sconvolto.
Ero tanto sconvolto quanto in ritardo, Andrew aveva smesso di rimproverarmi per il mio ritardo cronico. Mi vestì in fretta e furia con un maglioncino militare e corsi verso l'ufficio.
Lui mi attendeva a braccia conserte con gli occhi socchiusi.
"Buonasera, tenente!" salutai con un filo di enfasi in più del solito.
Lui mi studiò appena. Avevo ancora i capelli bagnati per la doccia. Si allungò sulla sedia e aprì un cassetto alla sua destra. Mi lanciò un cappellino di lana.
"Sbrigati, andiamo al poligono."Eravamo già stati al poligono una volta. Mi aveva insegnato a sparare e ricaricare i fucili. Quando mi mise in mano una mitraglietta, il rinculo fu così forte che per poco non mi spaccai un dente. Andrew, dopo essersi fatto scappare un sorriso, fu premuroso come al solito, seppur irrimediabilmente gelido e assente.
Camminammo al buio per dieci minuti che divennero venti e poi trenta. Non capivo dove volesse portarmi, ricordavo il poligono molto più vicino alla caserma.
"Dove stiamo andando?" chiesi con un accenno di fiatone - continuavo a vedere Chris qualche notte e le sigarette rendevano tutto più difficile.
"Te l'ho detto. Al poligono."
"Ma non era dall'altra parte?"
"Fai troppe domande, soldato" mi zittì.
Abbassai lo sguardo.
"Ci siamo quasi" disse.Dopo qualche metro una cupola in metallo azzurro illuminata da enormi lanternoni a led, si palesò al mio sguardo. Rimasi a bocca aperta ad osservare quella struttura maestosa nel bel mezzo del nulla. Un filo di condensa esalava dalla mia bocca.
Andrew passò un badge magnetico sulla porta, entrammo.
All'interno non c'era nessuno, era un ambiente asettico dalle linee moderne ed essenziali. Dei lucidissimi vetri alle pareti che sembravano appoggiati al nulla, dei bersagli in plexiglass dalle espressioni vuote e dei grandi armadi in alluminio. Le luci erano fredde e soffuse."Vieni" disse lui senza far caso al mio stupore. Si mise davanti a quegli armadioni squadrati. "Oggi ti insegnerò a sparare con un altro tipo di arma. Sono le armi della terza guerra mondiale."
Passo il badge sull'anta dell'armadio e fece qualche movimento strano col dito, poi spalancò le ante, pesanti quanto porte blindate.
Prese in mano una piccola pistola in vetro. All'interno, del materiale denso e viscoso, alcune scintille che si inseguivano in circolo.
"Sono armi nucleari. Iodio, Plutonio, Uranio..." mi posò in mano una sottile carabina in vetro opaco.
"Carbonio 14" sussurrò.
Rimasi a fissare quell'arma confuso.
"Su, prova" disse indicando la zona di tiro. Oltre delle semplici strutture in ardesia c'era uno spesso vetro che congiungeva le pareti della stanza e che lasciava intravedere i manichini di plastica dall'altra parte.
Guardai Andrew confuso.
"Prova."Mi avvicinai al vetro, mi misi in posizione. C'era un pulsante al posto del grilletto. Provai a schiacciarlo ma non successe nulla. Riprovai ancora. Niente.
"Non è un grilletto. Guarda" fece lui.
Si avvicinò a me e strinse la carabina con una mano mentre con l'altro braccio mi circondò la schiena, poggiandomi la mano sul fianco. Il suo corpo caldo e poderoso era appoggiato al mio dorso, sentivo i muscoli delle sue gambe e del suo ventre sulla pelle, mentre il suo profumo, il suo forte profumo legnoso e agrumato, mi avvolgeva la gola. La sua barba ispida mi strofinava sulla guancia e le nostre braccia si intrecciavano in un'intimità negata che mi faceva mancare l'aria. Sentivo il suo respiro nelle cavità più timide del mio corpo, infrangeva il mio spazio e le mie barriere con la sua presenza inebriante senza neanche rendersene conto; mi sentivo come un dente di leone in mezzo ad una tempesta fra le sue braccia.
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Luce
RomanceLa guerra è scoppiata ancora, il mondo è devastato dall'odio e dalla violenza. Un ragazzo, dalla carnagione pallida e gli occhi di uno strano colore turchese, si ritrova scaraventato in un mondo a lui sconosciuto: il mondo dell 'esercito. Senza memo...