LIV - Ombretto argentato

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Il corridoio si faceva sempre più scuro mentre mille pensieri e preoccupazioni mi assillavano la testa. Come stava Sasà? Come stava Aaron? Erano ancora vivi?

"Stupido." Mi rimproveravo. "Perché non li hai più chiamati?"

Quanto tempo era passato dall'ultima volta che li avevo sentititi? Cosa era successo mentre io passeggiavo in mezzo alla neve parlando con le allucinazioni che la mia mente impaurita creava? Sasà mi aveva detto che la situazione non era tranquilla all'accampamento, che le cose si stavano complicando ma era successo qualcosa di brutto? Per quanto tempo eravamo rimasti nella baita? Per quanto mi sforzassi non riuscivo a dare un peso al tempo che scorreva tra le montagne; potevano anche essere passate ere geologiche, cicli lunari o solo giorni ma nella mia testa c'era solo nebbia e vento. Melodie e stridori confusi. Un rumore statico costante da far venire la nausea. Allora chissà quante cose erano potute succedere ai miei compagni in quel lasso temporale.

"Stupido." Mi ripetevo. Avevo fatto loro una promessa. Non potevo permettermi di abbassare la guardia, non potevo perdere il controllo in quel modo. Ci doveva essere qualcosa che potevamo fare per aiutarli, perché sapevo che se non avessi fatto tutto il possibile per loro non avrei mai potuto perdonarmelo. Se non avessi più potuto vedere Sasà e stringerlo forte e solleticarmi con la sua barba folta, anche solo per una volta ancora, sapevo che ne sarei morto.

Allora mi percossi ancora una volta con un altro "stupido" perché quella notte mi ero lasciato andare, mi ero permesso di abbandonarmi tra le braccia del mio aguzzino, di quella persona che mi aveva portato via tutto e si era permesso di rubarmi il cuore ancora e ancora, invece che chiedere a Chris di mandare un elicottero o raccontarmi cosa fosse successo all'accampamento. Avevo lasciato che la mia mente e la mia capacità di giudizio venissero annebbiati dai miei sentimenti per Andrew e dalle esigenze del mio corpo, gli avevo permesso di entrare ancora, e ancora e ancora. Una rabbia feroce mi pervase le membra a ripensare a quella notte insieme, stanco di non riuscire a mettere da parte i miei sentimenti per lui e sopraffatto dalla paura che fosse successo qualcosa di terribile. Mi voltai verso il tenente, che camminava al mio fianco, e lo vidi di nuovo come la prima volta nella baita, come un mostro, come la spalla destra del Diavolo e come quel soldato senza cuore che non aveva mai imparato ad amare. Lo guardai e provai di nuovo quella semplice sensazione di disgusto, quella voglia di fargli male e quel dolore, lacerante e impressionante, in mezzo al petto.

Dopo qualche passo, mentre le luci si erano fatte tutte bluastre, il tenente dal cuore di ghiaccio si voltò verso di me e sussurrò piano, come quando si vuole confidare un segreto:
"Ho paura, Luce."

Quelle parole mi riportarono alla realtà e interruppero il mio flusso di coscienza. Il suo sguardo terrorizzato fece dissolvere i miei sensi di colpa che stavo cercando disperatamente di scaricare su di lui, perché era solo colpa sua. Avevo bisogno di trovare un carnefice in tutta quella storia, avevo bisogno di capire perché mi trovavo in quella putrida situazione. Stavo mentendo a me stesso, stavo cercando di scappare dai rimproveri della mia mente e raccontarmi bugie per riuscire a sopravvivere, per fare un altro passo, un altro respiro. Non era solo colpa di Andrew, non era stato lui a trascinarmi in quella situazione, non era stata sua intenzione innamorarsi di Edoardo e non era stata sua intenzione innamorarsi di Luce. Andrew era solo un giocattolino che la vita aveva masticato come voleva e poi, stancatasi di lui, lo aveva abbandonato al suo destino in mezzo ad un mondo infame e nelle fauci di una macchina spietata e assetata di follia, con i canini intinti di veleno bollente. Gli era stato portato via tutto, prima i suoi genitori, poi sua nonna, poi la sua vita, la sua integrità morale, la sua bontà d'animo e infine Edoardo. Gli avevano portato via anche Edoardo, l'unica persona che aveva mai visto qualcosa di buono in lui. Non avevo ricordi di quell'incontro eppure, senza potermi spiegare come, sapevo che le loro anime erano destinate a incontrarsi e amarsi come si sono amati in quei pochi mesi. Non per le sofferenze che ne sono conseguite per entrambi ma solo per permettere ad Andrew di imparare cosa vuol dire provare amore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 28, 2021 ⏰

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