Era ormai il tramonto. Fuori la neve si colorava di arancio e il vento accarezzava i vetri delle finestre e le tegole del tetto. Non mi ero mosso per tutto il giorno, ero pietrificato, congelato da tutte quelle informazioni che fino a quel momento non avevo elaborato. Avevo così tanti pensieri che nella mia mente si era fatto il silenzio, il vuoto cosmico, un dolore acuto ed assordante.
Andrew bussò alla porta.
Non risposi.
Entrò."Ehi... ti ho portato qualcosa di caldo. È un tè ma credo sia scaduto da un po', però devi reidratarti, eri quasi in ipotermia."
"Sono un esperimento da laboratorio ricordi? Credo che il mio corpo possa resistere a un po' di freddo. Potrei provare a bere del Betadine... magari basta lo iodio."
"Okay..." Disse il tenente con voce triste dandomi le spalle.
"Aspetta." Dissi, non volevo che mi lasciasse solo con i miei pensieri. "Il tè andrà bene lo stesso."
Si avvicinò al letto e mi diede la tazza calda; le nostre mani si sfiorarono.
"Vuoi che ti cambi le bende?"
"No, faccio da solo."Il suo viso non era in ottime condizioni, era ancora molto gonfio e arrossato.
Andrew fece per andarsene."Andrew... P-Puoi restare un po' qui? Per favore."
Lui spalancò gli occhi e analizzò la mia richiesta. Annuì e si sedette sul letto, poggiando la schiena sulla struttura in ferro battuto. Mi guardava incuriosito.
"Posso farti una domanda?" Gli chiesi.
"Quello che vuoi." Sembrava così stanco."Che tipo ero? Ero un tipo da tè o da caffè? Colore preferito, cani o gatti .... Quelle cose."
"Oh ecco... tu eri davvero un bel tipo."
Fece una pausa chiudendo gli occhi. Scosse la testa."Eri... eri da tè, tè verde. Due bustine di zucchero. Maglioni di lana pesante, con le maniche lunghe fino alle nocche. Polsi pieni di bracciali, elastici ma niente orologi. Quelli no perché non volevi che qualcosa ti ricordasse che il tempo scorre. Niente caffè perché non ti faceva dormire, colori preferiti troppi, tutti. Cani ovviamente, cuccioli. Portavi sempre le cuffie alle orecchie per zittire i pensieri. Ti mangiavi sempre le unghie e usavi dieci evidenziatori diversi... avevi tutta una gerarchia: giallo per il testo, arancione per le date, verde per la traduzione... e post-it, montagne di post-it. Il tuo sogno era vedere le fioriture di lavanda in Provenza, di andare in Grecia e invocare le Muse, di smettere di fumare. Volevi iscriverti in palestra ma non l'hai mai fatto. Fumavi erba ogni tanto e ti piaceva tanto il liquore alla liquirizia. Odiavi i germi e avevi sempre nello zaino del disinfettante..."
"Basta. Ti prego. Non ce la faccio a vedere i tuoi occhi così luminosi mentre parli di qualcuno che non sono più io."
"Ti giuro che mi sembra di vedere la stessa persona davanti a me. Solo più muscoloso, più coraggioso, più sicuro... e più triste. I tuoi occhi erano così sereni, pieni di stelle. Adesso non ci sono più... ma la tua dolcezza, la tua tenerezza, quelle non se ne andranno mai."
Abbassò lo sguardo e tirò un sospiro che agitò le vele del mio cuore.
"Darei tutto per tornare a quei momenti," proseguì. "E poterti conoscere di nuovo. E di nuovo e di nuovo ancora. Non è destino vero? Io e te... forse in un'altra vita."Io non risposi.
Rimanemmo uno davanti all'altro in silenzio, come se ormai non ci fossero più parole da dire. Ogni tanto lo sorprendevo a studiarmi di nascosto e quando alzavo lo sguardo su di lui, si affrettava a nascondere gli occhi turchesi dietro un manto di vergogna. Avevo iniziato a provare compassione per quell'animo fragile, per un soldato che non si è mai permesso di essere felice, che non ha mai avuto nessuno con cui condividere i suoi smarrimenti. E allora, anche se mi aveva distrutto la vita, cercavo di capire come potesse essersi sentito in quei mesi. Si stava davvero innamorando di Edoardo? Ero una persona così speciale?
Mentre la mia testa non smetteva di strombazzare pensieri, Andrew si mosse piano. Si infilò una mano in tasca ed estrasse un sottile libricino bianco, tutto spiegazzato e sporco.
Lo posò in mezzo al vuoto che ci separava.
Alda merini
VUOTO D'AMORELo afferrai, iniziai a sfogliarlo. C'erano dei biglietti dell'autobus con delle date e delle ore sopra in mezzo alle pagine, alcune erano più stropicciate di altre e in altre ancora tante piccole macchie circolari coprivano le parole.
Sentivo una sensazione così familiare sulle dita, un enorme senso di nostalgia.
"È il libro di poesie." Disse Andrew. "Ricordi qualcosa?"
Non gli risposi."Lo porti sempre con te?"
Lui annuì.
"Ti odio." Dissi. Sorrisi. Lo trovavo molto dolce.Continuai a sfogliare il libretto fin quando trovai quella poesia che gli avevo dedicato, quella poesia che era l'unica cosa che ricordavo quasi chiaramente della mia vita passata.
Lui la notò. Trattenne il fiato.
"I-Io non so perché... Edoardo ti abbia dedicato questa poesia. Ti posso solo dire che a me non fa venire in mente la paura di qualcosa di terribile, la paura di morire. Mi fa pensare a come mi hai fatto sentire quando hai iniziato ad entrare nella mi vita... hai fermato il mio corso, perché non riuscivo a fare altro che pensare a te. Mi stavo innamorando così profondamente di te che le piovre mi pulsavano negli occhi dalla voglia di vederti. Ero fottuto. Solo il mare poteva cantare le miei esequie, perché non sarei potuto morire senza di te. Non avrei più potuto vedere le betulle o la foresta perché non vedevo altro che te, quando chiedevo gli occhi, in guerra, mentre respiravo. Ero spaventato, da morire. Perché non avrei mai più potuto vedere Taranto o Tallinn o nessun altra città bella. Niente era più bello di te ai miei occhi."
Gli occhi di Andrew si riempirono di rimpianto.
"E probabilmente anche Edoardo provava qualcosa di simile." Proseguii. "Probabilmente non riusciva a studiare perché pensava a te, non riusciva a mangiare perché voleva stare con te. Ma tu non c'eri. Eri troppo occupato a cercare di proteggerti, a pensare a tutto il male che stavi facendo e a scappare, ad avere paura."
Feci una pausa, stropicciando la pagina su cui era scritta quella poesia.
"Probabilmente lui ti avrebbe perdonato, subito. Da quello che mi hai raccontato su di lui. Lui avrebbe solo voluto stare con te. Ma io no. Io non credo di poterlo fare. Mi hai salvato la vita, forse, sì. Perché se ho lottato così tanto in quei mesi, se ho resistito alle operazioni e al dolore dei vaccini non è stato di certo per l'odio che provavo verso di te– come hai scritto tu. L'odio non tiene in vita nessuno. È l'amore che mi ha salvato. L'amore che mi hai fatto provare, l'amore che ha vissuto Edoardo. Solo l'amore può salvarci da questa guerra."

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Luce
RomanceLa guerra è scoppiata ancora, il mondo è devastato dall'odio e dalla violenza. Un ragazzo, dalla carnagione pallida e gli occhi di uno strano colore turchese, si ritrova scaraventato in un mondo a lui sconosciuto: il mondo dell 'esercito. Senza memo...