Volevo arrendermi, volevo mollare la presa. Il ghiaccio era così scivoloso e il freddo così pungente. C'era troppo buio per vedere la cima ma c'ero quasi, lo sapevo. Mi tirai su. Piantai bene i piedi nel ghiaccio e andai avanti con una sola lama. Un'altra picconata, un altro salto, un altro sobbalzo del mio cuore infranto.
Non smetterò mai di amarti.
Un'altra picconata, un altro salto. Le spalle e le gambe bruciavano come l'inferno.
Allungai la mano verso l'alto, sentii la neve morbida oltre la parete. Ero arrivato in cima, dovevo solo tirarmi su ma la paura di cadere mi pietrificava i muscoli e le energie mi avevano abbandonato.
"Non può finire così."
Piantai ancora i piedi nel ghiaccio e stringendomi forte al manico della piccozza mi lanciai verso l'alto cercando di afferrare il terreno sopra la sporgenza. Iniziai a scivolare perché la neve mi sfuggiva di mano, perché non riuscivo a fare presa sulle rocce. Mi muovevo veloce, spaventato, non sapevo cosa fare. Stavo cadendo giù. Mentre mi sentivo trascinare verso il dirupo, muovendo i piedi alla rinfusa, trovai l'estremità della lama ancora conficcata nel ghiaccio, vi ci poggiai i piedi sopra e spingendo con forza tentai il tutto per tutto per arrivare sulla sporgenza. La piccozza si staccò dal ghiaccio e cadde giù. Io riuscii ad afferrare una roccia appuntita appena oltre il cumulo di neve morbida e mi tirai su ancora.
Ce l'avevo fatta.
Mi issai sulle rocce e mi sdraiai a pancia in su per riposare solo per qualche attimo. La neve infuriata mi entrava negli occhi e si poggiava sul mio corpo esausto come polvere su un arazzo dimenticato. Rimasi ad osservare il cielo ormai nero e pieno di stelle scolorite, scie di uranio e lampi colorati che si incagliavano nell'atmosfera di un mondo che cadeva a pezzi.
E io ero inerme, lì, abbandonato.
"Qualunque cosa succederà, Andrew... ho sentito delle emozioni che non potrò mai dimenticare con te. Grazie di avermi regalato questi attimi di normalità."
Di chi era quella voce? Dove mi trovavo?
Mi guardai intorno, era ancora nella tenda del tenente.
Ero davanti alla branda su cui io e Andrew avevamo fatto l'amore ogni notte."Non dire niente, ti prego. Sei tu che mi hai dato qualcosa... mi hai dato un domani." Fece una pausa, poi riprese. La sua voce tremava. "Mi abuelita mi diceva sempre: que una rosa te pique tan fuerte que tu corazon sangrarà – possa una rosa pungerti tanto forte da farti sanguinare il cuore. E io non capivo, non riuscivo a capire perché avrei dovuto sanguinare. Poi ti ho visto. Eri la rosa più bella che si fosse mai vista, dai petali bianchi, candidi e io ero disposto a pungermi con le tue spine e farmi male pur di stringerti a me. Se solo avessi saputo che si riferiva a questo... l'avrei presa più sul serio, le avrei chiesto come fare. Tu mi hai insegnato ad amare," Iniziò a singhiozzare. "Mi hai dato un domani. Perché prima che ti conoscessi la mia vita era vuota e non avevo nulla per cui lottare, non avevo nessuno che mi guardasse come mi guardi tu e non avevo motivo per sopportare questa vita bastarda. Hai dato senso a tutto e sanguinerei per te tutto il sangue che ho nelle vene se servisse. Se soltanto potesse servire, lo farei." I suoi occhi si erano riempiti di lacrime salate.
"Se solo potesse bastare." Ripeté più forte.
"Non ce n'è bisogno, Andrew." Gli rispose l'altro accarezzandogli il viso e asciugandogli le lacrime. "Non voglio questo... io vorrei solo che nessuno dovesse mai più versare una sola goccia di sangue per questa guerra. E soprattutto tu."
"Io non sono quello che pensi. Io mi merito di prendermi tutti i tagli e le bruciature al tuo posto. Non mi importa, il mio cuore sanguina da tanto tempo e adesso... adesso mi rendo conto di aver combinato un disastro. Non avrei dovuto."
"Cosa stai dicendo? Cosa hai fatto? Io non capisco..."
"Presto, sarà tutto chiaro."Si alzò e lo strinse forte. Le loro guance fremevano l'una contro l'altra e le lacrime di Andrew bagnavano il viso di entrambi. Lui lo baciò veloce e si mise in piedi. Afferrò dei fogli dalla tasca della divisa e glieli porse. I suoi occhi erano rossi come il fuoco.
Mi guardai le mani. Avevo quei fogli in mano.
Mi svegliai ancora. Aveva smesso di nevicare.
Non sarei morto lì, non a un passo dalla mia meta.Mi voltai di lato, piccole lastre di ghiaccio mi caddero dal viso. Afferrai il terreno con le dita che ormai non sentivo più. Gattonai in avanti, trascinandomi nella neve. Le braccia mi facevano male, la vista era annebbiata e quel casermone davanti a me sembrava sempre più distante.
"Non riuscirai a... portarti via... tutto." Sussurrai.
Dovevo farcela. Continuai a trascinarmi nella neve, arrivai fino alla soglia della porta. Cercai di farmi sentire, di bussare in qualche modo. Tirai un colpo alla porta e poi un altro ma i miei sforzi risuonavano a vuoto.
"Andrew... apri... aiuto. "
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Luce
RomanceLa guerra è scoppiata ancora, il mondo è devastato dall'odio e dalla violenza. Un ragazzo, dalla carnagione pallida e gli occhi di uno strano colore turchese, si ritrova scaraventato in un mondo a lui sconosciuto: il mondo dell 'esercito. Senza memo...