CAPITOLO 6
QUANTICOSETTE ANNI PRIMA
Roma<<Perché non si ostina a parlare?>>mi domanda Ettore, dopo l'ennesima domanda rivolta alla biondina senza aver ricevuto una risposta.
''Gliel'avevo detto che doveva andarci cauto. Se le pone le domande con fare nervoso e con quel tono burbero e dispotico che ha, non può che aspettarsi questo trattamento. Io sono stato gentile e comunque mi ha rivolto a stento qualche parola.''
Certo, se si fosse rivolta a Ettore in maniera gentile, mi sarei incazzato davvero. Ci sono io prima di lui che attendo un paio di risposte. Non sono geloso, non avrei motivi di esserlo. Dico solo ciò che è giusto.
<<Credo che abbia paura di noi o che sia spaventata dalla situazione, dalle pistole e da tutto il contesto>>
Ettore siede alla poltrona della sua scrivania ed ha ancora la pistola aggrappata al pantalone mentre le mie chiappe sono poggiate sul legno della scrivania stessa, ma della Beretta non vi è traccia. L'ho posata nella cassaforte nello stesso momento in cui mi sono accorto che la biondina era terrorizzata dalla mia arma.
Fisso la ragazza intensamente mentre Ettore lo fa come se fosse una sfida.
''Non è l'atteggiamento giusto per ottenere risposte da qualcuno che non vuole collaborare.''
Tutte le ragazze che abbiamo salvato da Alker, sono entrate e uscite in breve tempo da questa stanza, con la bionda invece stiamo impiegando più tempo del previsto. La cosa che mi piace è che sta bevendo il tè che le ho portato e ha il viso poggiato vicino alla tazza. Si sta riscaldando. Le sue dita magre ricoprono la tazza dalla quale fuoriesce ancora il fumo.
''Il guaio di quella macchinetta è che prepara cose troppe calde, anzi bollenti, quelle poche volte in cui decide di funzionare. Non c'è buon feeling tra me e lei. Preferisce quello scorbutico bisbetico di Stuart.''
Chissà da quanto tempo la ragazza non siede vicino a un camino e non legge un buon libro illuminata dalla luce delle fiamme. Di solito alle donne piace anche se non m'intendo molto di queste cose.
<<Ragazzina, te lo ripeto per l'ultima volta>>le intima Ettore. Questo tono a me non piace proprio, infatti, gli rivolgo un'occhiataccia.<<Come ti chiami? Lo capisci che se non so quale sia il tuo nome, non posso mandarti al centro di recupero?>>
<<Cosa?>>chiedo.
''Questa non la sapevo mica. Non sono stato informato.''
<<Certo Quantico. Al centro riabilitativo vogliono i documenti delle ragazze che mandiamo. Senza documenti d'identità nessuna passa. Inoltre, se la tipetta in questione non ci dice di che nazionalità è, non possiamo nemmeno contattare l'ambasciata>>
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Quantico-L'ombra di lei
Literatura FemininaSe ci stai già pensando ci sei già dentro.